Famiglia, bevande alcoliche e consumi precoci

Comunicati in anteprima alcuni tra i più interesanti risultati dell'indagine "Adolescenti e alcol". Il primo "sorso" viene fatto proprio a casa, con i genitori e altri parenti.

18/07/2012
Foto Corbis
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Sbirciando in anteprima i primi e provvisori risultati dell’indagine (che sarà presentata ufficialmente in autunno) “Adolescenti a alcol”, realizzata dall’Osservatorio Permanente “Giovani e alcol” e dalla Società italiana di medicina dell’adolescenza, si resta decisamente sorpresi. Condotta su un campione nazionale di circa 2.000 studenti frequentanti la scuola media inferiore, la ricerca rivela che il primo “incontro” con l’alcol, per la maggioranza degli intervistati, è accaduto in famiglia. Sembra impossibile, eppure è così. Circa il 59% dei ragazzi coinvolti nello studio, infatti, dichiara di aver assaggiato il “primo sorso” proprio con i genitori; il 14% in compagnia di altri parenti, come i fratelli o le sorelle, gli zii e soprattutto i nonni.
In una porzione che oltrepassa di poco il 18% degli studenti, il primo contatto con l’alcol è avvenuto in compagnia di amici, per lo più coetanei (14%) o di qualche anno maggiori (6,9%). Soltanto l’8,3% dei ragazzi e il 10% delle ragazze ha ammesso, infine, di non aver mai assunto alcuna bevanda alcolica.

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L’occasione che ha facilitato l’assaggio del primo “bicchierino” non fa fatica a essere individuata. Si è trattato soprattutto di eventi speciali, nel 19% dei casi (matrimoni, compleanni, ricorrenze varie), o di feste familiari (10%). Eppure, un numero cospicuo di adolescenti (37,9%) rivela di aver bevuto alcol per la prima volta in casa, semplicemente durante i “normali” momenti dei pasti. Di conseguenza, non ci si può sorprendere più di tanto se si scopre che soltanto l’8,7% del campione dichiara di aver vissuto come un’azione “proibita” l’assunzione di una sostanza alcolica.
Tutto sommato equilibrate, invece, le reazioni espresse di fronte al primo sorso di alcol: il 25% dice di averne apprezzato il sapore, mentre il 24% ne ha sottolineato la sgradevolezza. Forse più allarmante il dato relativo all’età: circa il 29,5% dei partecipanti ammette di aver sorseggiato alcol per la prima volta tra i 6 e i 10 anni, l’8,2 % a meno di 6 anni. Queste percentuali risentono anche del territorio geografico di provenienza. Gli adolescenti del Nord Est del Paese, infatti, risultano più precoci: ben l’11,6% di questi ultimi ha assunto sostanze alcoliche prima dei 6 anni; mentre il 35% tra i 6 e i 10 anni.

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Come leggere questi dati? Ci si deve tuffare subito nell’allarmismo e ritenere la famiglia responsabile dell’abuso di sostanze alcoliche dei figli? Non esattamente. Antonello Vanni, educatore, specialista in Bioetica e nelle problematiche della dipendenza in adolescenza (suo il volume della San Paolo: Adolescenti tra dipendenze e libertà. Manuale di prevenzione per genitori, educatori e insegnanti), sostiene che non ci sia «nulla di grave nel fatto che i genitori diano un sorso di alcol ai figli in determinate occasioni, purché dietro questa scelta ci sia seria consapevolezza delle tendenze della realtà in cui viviamo. Nell’Unione Europea l’alcol è ormai la seconda causa di morte, dopo il tabacco, anche per il fatto che si diffondono ovunque stili di consumo nordeuropei, come il bere in età sempre più precoce o il crescente accesso femminile a questo consumo». «Solo tenendo in mente questo», aggiunge, infine, lo specialista, «e soppesando il fatto di essere fondamentali modelli di identificazione, i genitori potranno responsabilmente decidere se davvero vale la pena “iniziare” i figli all’alcol».
Una prudenza quanto mai necessaria, quella suggerita da Vanni, vista la crescente espansione da un lato del “Binge drinking” (assunzione di 5 o più bevande alcoliche in un intervallo di tempo piuttosto breve) come pratica sociale e di aggregazione, già a partire dai 16/17 anni, e, dall’altro, del consumo spropositato dei “ready to drink”, le bevande a basso contenuto alcolico che spopolano tra i teen ager. Queste ultime, che vengono scelte dal 59,2% degli adolescenti (per il 17,2% in modo abituale, per il 41,9% solo occasionalmente), rischiano di avviare ad un consumo precoce di sostanze alcoliche più forti (come i superalcolici). Il loro essere percepite come “non pericolose”, infatti, ne autorizza l’abuso creando dipendenza.

Simone Bruno
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