Famiglia, dalla Cina con rigore

Una docente cinese di Yale ha trasformato i suoi figli i bambini prodigio. Come? Costringendoli ad applicarsi e punendoli quando sgarrano. Disciplina sì, ma non i lavori forzati.

14/01/2011

Sarà un caso, sarà un’intenzione, ma la novità c’è. Abituata a considerare il tema della famiglia come una fissazione dei cattolici, magari innocua ma priva dell’indispensabile sigillo laico, d’improvviso la grande stampa si sveglia con paginoni, analisi documentate, agganci culturali, confronti col passato, tesi fondate e tesi azzardate, anche divagazioni di stampo leggero per attrarre quei lettori che un eccesso di rigore metterebbe in crisi. Non uno solo ma tanti giornali, tutti insieme, quasi si fossero consultati in anticipo.

Forse è l’effetto dei ripetuti richiami di papa Ratzinger, forse il bisogno di uscire dalle polemiche sui bamboccioni e i sui genitori sessantottini, forse il nesso con la crescente e sempre più allarmante disoccupazione giovanile. O forse è solo un fuocherello occasionale: tuttavia benvenuto, con la speranza che non si spenga.

Superfluo dire che nei vari articoli trovano spazio le famiglie allargate, i single che vogliono figli, le coppie omosessuali che li comperano. Cioè il superamento del matrimonio tradizionale: che però, in barba alle ventate progressiste, continua gagliardamente a resistere. Per questo ci sembra interessante un dibattito in corso sul web, e centrato sul modo in cui genitori di stampo normale, né velleitari né retrogradi, dovrebbero saper educare la prole. Ne dà conto il Corriere, e vale la pena di rifletterci.

Tutto nasce da una signora di origine cinese, docente all’università americana di Yale, che è riuscita in breve tempo a far diventare i figlioletti dei geni matematici e dei prodigi nell’esecuzione musicale. Il tutto costringendoli ad applicarsi per giornate intere, impedendo distrazioni, punendoli quando sgarrano e scegliendo per loro le materie da studiare. Come, si dice, usano in Cina. Qui viene in mente una tavola di quel grande umorista che era Novello, anticipatore degli attuali Giannelli e Forattini: Mozart bambino che viene sorpreso dal severissimo padre mentre, di nascosto, si dedica ai prediletti studi di ragioneria. Però la questione è seria, tanto da aver già provocato sui siti online e su Facebook centinaia di migliaia di interventi.

Così mettiamo su carta anche il nostro: uno in più, ancorché banale, non apporterà guasti. Se per guidare i figli verso alte vette bisogna vessarli con metodi da caserma prussiana, meglio accontentarsi di quanto darebbero spontaneamente. D’altronde il mondo è pieno di bambini prodigio, destinati a un futuro di frustrazione. Disciplina, certo, ma non condanna ai lavori forzati. Altro discorso se parliamo dei genitori-amici, tanto amici da aver perduto ogni autorità. Ossia ogni capacità di costituire una guida, o anche soltanto di essere credibili quando consigliano, consentono o negano. Pochi o tanti? E chi pensa di avere ragione? Se qualcuno di loro, padronale o libertario che sia, ha qualcosa da dirci, anche noi ce ne sentiremo arricchiti.

Giorgio Vecchiato
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Postato da Franco Salis il 14/01/2011 20:12

Credo di aver ancora una volta pasticciato con i bottoni dell'inoltro,vi ripropongo il secondo commento:Leggo sul commento di Andrea"...Se crediamo fermamente che Dio scrive dritto sulle righe storte, dobbiamo vedere tutto alla luce della Provvidenza, anche le cose negative che ci capitano... Per un cristiano, la vera partita della vita si gioca sul piano morale e la vera vittoria è quella che insegna la Chiesa cattolica, essere cioè buoni figli, sottomessi ai genitori e buoni genitori cioè educare i figli bene, senza inasprirli...." Chiedo una cortesia che Andrea mi spiegasse il significato che dà o che hanno certe espressioni,perchè secondo me sono in contrasto fra loro.Parli di "buoni figli sottomessi ai genitori" e se i genitori sono criminali? La sottomissione(salvo eventuale tuo diverso significato) è una cosa aberrante che non può creare niente di buono.A questa convinzione è pervenuta anche la pedagogia cristiana(espressione errata),tant'è che il parroco invita ad educare i figli ad una fede cristiana "secondo la loro indole". Cristo è venuto per farci liberi,ora non c'è modo migliore di apprezzare la libertà che viverla.Attenzione non confondiamo la libertà con il capriccio.Il genitore trasmetterà i valori cristiani attraverso il suo comportamento,rimanendo fedele alla propria sposagodendo per le gioie dei membri della propria famiglia (e non solo)partecipndo alle sofferenze,senza imprecare e anzi "affidandosi alla "Provvidenza".Nel caso di errore dei figli ricordo l'episodio del "figliol prodigo".Noi possiamo stringere i tempi di crescita dei nostri figli,lasciando comunque alla Provvidenza la esatta determinazione di essa.Io ho una esperienza terribile: un figlio gravemente malato e due figlie che si proclamano atee.la moglie semidistrutta da questa situazione più altre.I medici si stupiscono che con tale patologia possa stare in casa,io lo tengo in casa finchè avrò la forza fisica di tenerlo.Ma da dove prendi la forza se sei vecchio e malato anche tu,mi domanderai,beh,Qualcuno me la darà.Inoltre confido confido che prima o poi la Provvidenza prenderà per i capelli mie figlie e ricorderà loro il Battesimo.Nonostante questa sofferenza non mi sono mai sentito abbandonato da Dio.Le famiglie cristiane non sono solo quelle in cui tutti sono buoni sottomessi ai genitori,e genitori buoni.Con stima,un grande CIAO.

Postato da Franco Salis il 14/01/2011 17:50

Caro Giorgio,sai che mi ha fatto spaventare? i primi capoversi parevano che condividessi le tesi proposte! e mi chiedevo,ma sa il nostro Giorgio quante devastazioni di giovani hanno comportato certe "pretese pseudoeducative"? Tanto per intenderci,quante fughe dal luogo(la propria famiglia)dalla legge(microcriminalità) dalla salute mentale (disturbi psichiatrici) sono avvenuti per effetto di tale modello pseudoeducativo che altro non è in verità che una forma una inaudita violenza.Purtroppo nel passato un male inteso senso dell'autorità paterna inducevano a tali atteggiamenti.A chi obietterà che i figli che hanno subito tale "trattamento" sono più "attaccati" ai genitori,rispondo che quelli sono affetti da una particolare forma di patologia psichiatrica che va sotto il nome di "sindrome di Stoccolma" Ahi,ahi,ahi Buona sera

Postato da Andrea Annibale il 14/01/2011 17:20

Sono molto interessato all’argomento illustrato dal dott. Vecchiato. Vorrei portare la mia esperienza personale ed alcune riflessioni. Vorrei porre innanzitutto alcune domande. Cosa significa vincere nella vita? Quanto è importante avere successo piuttosto che vivere onestamente la propria fede cristiana? Dobbiamo avere un approccio morale o scientifico al problema? La mia esperienza è questa. Io sono stato educato con metodi libertari, ho fatto le elementari con il metodo Montessori, sono cresciuto senza un padre (mio padre è morto quando avevo cinque anni) e senza educazione cristiana. Dopo una laurea in giurisprudenza con 110 e lode e una media esami di 29.5 su 30 ho contratto una grave malattia mentale che mi ha portato ad abbandonare il lavoro ed un promettente corso di dottorato di ricerca in diritto comparato. Mi domando: Ignazio di Loyola avrebbe trovato la sua strada, il suo percorso di vita cristiana, se non avesse ricevuto una grave ferita in guerra? Se crediamo fermamente che Dio scrive dritto sulle righe storte, dobbiamo vedere tutto alla luce della Provvidenza, anche le cose negative che ci capitano. Io penso, per tornare all’argomento dell’articolo che il giusto approccio scientifico sia quello di chiedersi ogni 10.000 bambini prodigio quanti sono stati educati con l’educazione definita “prussiana”. Viceversa, ma più erroneamente, ci si potrebbe chiedere quanti su 10.000 bambini educati prussianamente sono diventati bambini prodigio. Per un cristiano, la vera partita della vita si gioca sul piano morale e la vera vittoria è quella che insegna la Chiesa cattolica, essere cioè buoni figli, sottomessi ai genitori e buoni genitori cioè educare i figli bene, senza inasprirli. Dio però è buono e giusto con tutti e dà una chance anche ai figli educati male. In conclusione, credo che non bisogna avere un approccio deterministico verso l’ambiente e rispettare la libertà dell’uomo per difendere, in ultima analisi, la sua somiglianza nobilissima con Dio, soprattutto con il Dio cristiano che ci rende simile a lui, come insegna Sant’Ireneo, in Gesù Cristo fattosi vero Dio e vero uomo, con buona pace di chi sostiene che l’individuo è solo frutto delle influenze ambientali e dell’educazione. Ciao.

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