01/03/2012
Foto Corbis
L’Ufficio studi della CGIA, Associazione Artigiani e Piccole Imprese, di Mestre, ha reso pubblica la periodica rilevazione sull’indebitamento medio delle famiglie italiane e i dati non sono affatto incoraggianti: dal settembre 2008 allo stesso mese del 2011, l’indebitamento medio delle famiglie italiane è aumentato del 36,4%. In termini assoluti, l’importo medio in capo a ciascuna famiglia italiana si è attestato attorno ai 20.000 euro. «In linea generale - ha commentato Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre - abbiamo riscontrato che l’incidenza del debito sul reddito familiare è maggiore tra i nuclei con disponibilità economiche medio-basse. Appare evidente che il perdurare della crisi rischia di accentuare questa situazione e lo status economico delle famiglie meno abbienti residenti nelle grandi aree metropolitane è mediamente peggiore di quella registrata dai nuclei ubicati nelle realtà urbane medio piccole. Infatti, a parità di reddito, nelle piccole realtà urbane la crisi si sente meno perché il costo della vita è inferiore».
Non c’è da star allegri, dunque: rispetto alle differenze fra le regioni italiane, i nuclei familiari più in difficoltà risiedono in provincia di Roma (indebitamento medio pari a 29.287 euro), in provincia di Lodi (28.470 euro) e quelli in provincia di Milano (28.251 €). Se la cavano meglio al Sud: l’indebitamento medio delle famiglie residenti in provincia di Vibo Valentia è di 9.342 €, ad Enna di 8.845 euro. Curiosamente, la più importante variazione di crescita dell’indebitamento registrata tra il settembre 2008 e lo stesso mese del 2011, ha interessato le famiglie di Livorno (+57,1%), Grosseto (+56,4%) e, al terzo posto la provincia di Asti (+55,5%). E’ da ricordare che i dati si riferiscono all’indebitamento medio delle famiglie consumatrici con il sistema bancario, causato, ad esempio, dall’accensione di mutui per l’acquisto della casa, dai prestiti per l’acquisto di beni mobili, dal passaggio del credito al consumo ed altro ancora. E, secondo la CGIA, occorre considerare anche un altro fattore. «Se le province italiane più esposte con le banche sono anche quelle che presentano mediamente i livelli di reddito più elevati - ha aggiunto Bortolussi - è chiaro che la quota di indebitamento medio raggiunto è stato condizionato dalle politiche di investimento realizzate dalle famiglie più ricche che, dopo l’avvento della crisi finanziaria, hanno decisamente intensificato l’accensione di mutui per l’acquisto o la ristrutturazione di beni immobili. Non dimentichiamo, inoltre, che in Italia esiste un ampio mercato del prestito informale che non transita per i canali ufficiali, ed ho l'impressione che questo fenomeno sia in espansione, con il pericolo che la piaga dell'usura si diffonda sempre di più e non solo nel Mezzogiorno».
Alessandra Turchetti