Farmaci: giù i prezzi, su i consumi

Spendiamo meno in medicinali, ma negli ultimi dieci anni ne abbiamo acquistati quasi il doppio. Consumano medicine il 70% degli uomini e l'80% delle donne.

24/07/2012
(foto Eidon)
(foto Eidon)

Cala la spesa farmaceutica in Italia ma aumentano i consumi. E’ quanto stabilisce il Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (Osmed) sull’uso dei farmaci in Italia per il 2011, secondo il quale ben 30 confezioni di medicinali sono state acquistate in media da ciascun italiano, per una spesa media di 434 euro ed una totale di 26,3 miliardi di euro. I farmaci del sistema cardiovascolare, con oltre 5 miliardi di euro, sono in assoluto la categoria a maggior utilizzo, seguono poi quelli del sistema nervoso centrale (13% della spesa), i farmaci gastrointestinali (12,9%) e gli antineoplastici (12,1%).

Il dato da registrare è che la spesa farmaceutica territoriale complessiva, pubblica e privata, è diminuita rispetto al 2010 dell’1,6%, ed ancora più marcata (-4,6%) è la riduzione della fetta a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Per quanto riguarda, invece, i farmaci di classe A acquistati privatamente, la spesa è stata di oltre 1 miliardo di euro, con un aumento del 21% rispetto al 2010, e dello 0,7% per quelli di classe A a carico del SSN. L’elemento evidente, però, è che il consumo dei medicinali è quasi raddoppiato negli ultimi dieci anni: nel 2011, per ogni mille abitanti sono state prescritte 963 dosi di farmaco al giorno mentre nel 2000 erano 580. E la tendenza all’aumento riguarda anche i farmaci equivalenti che sono passati nel 2011 a oltre metà delle dosi.

(foto Ansa)
(foto Ansa)


Andando poi a vedere le caratteristiche dei pazienti, dal Rapporto Osmed emerge una lieve differenza tra i generi: consumano farmaci il 70% degli uomini e l'80% delle donne. Le maggiori differenze riguardano, in particolare, i farmaci del sistema nervoso centrale (in misura più elevata negli antidepressivi), i farmaci del sangue (soprattutto gli antianemici) e i farmaci del sistema muscolo-scheletrico (i bifosfonati). Alti livelli di esposizione si osservano nei bambini e negli anziani: 8 bambini su 10 ricevono in un anno almeno una prescrizione (in particolare di antibiotici e antiasmatici); negli anziani, in corrispondenza di una maggiore prevalenza di patologie croniche (quali per esempio l’ipertensione e il diabete), si raggiungono livelli di uso e di esposizione vicini al 100%.

L’analisi della prescrizione farmaceutica nella popolazione conferma come l’età sia il principale fattore predittivo dell’uso dei farmaci: per chi ha più di 75 anni, la spesa è 13 volte maggiore di quella di una persona di età compresa fra i 25 e 34 anni. I Rapporti nazionali Osmed, annuali e periodici, rendono disponibili in maniera continuativa i dati sull'uso dei farmaci in Italia in termini di spesa, volumi e tipologia. Le analisi in essi contenute offrono anche spunti per correlare la prevalenza delle patologie nel territorio con il corrispondente utilizzo dei farmaci, e propongono l'interpretazione dei principali fattori che influenzano la variabilità nella prescrizione.

(foto Eidon)
(foto Eidon)


«Questi numeri - ha sottolineato il Direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) Luca Pani - testimoniano l’efficacia dell’AIFA sul fronte del controllo della spesa e in particolare nella negoziazione del prezzo dei nuovi farmaci equivalenti. Ma la preoccupazione prioritaria rimane la salute dei malati e quindi l’appropriatezza delle prescrizioni. I malati devono poter accedere ai farmaci di cui hanno bisogno e devono essere certi che siano i più appropriati per la cura delle loro patologie. La nostra attenzione è diretta in maniera particolare alle popolazioni fragili, bambini e anziani in testa. Come tecnici siamo chiamati a valutare i numeri, ma anche a interpretarli: per dare risposte ai bisogni di salute è necessaria una strategia di lungo periodo che consenta di garantire a tutti le cure più appropriate per le patologie, salvaguardando sempre i più fragili e coloro che si ritrovano a vivere la condizione di paziente».

Alessandra Turchetti
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