31/01/2011
Il "Conseil constitutionnel" francese, la corte costituzionale d'Oltralpe
«Secondo la
legge francese il matrimonio è l'unione di un uomo e di una donna». Niente di strano, si potrebbe pensare, se a pronunciare la sentenza non fosse stata la Corte Costituzionale francese in una sentenza pubblicata lo scorso venerdì in risposta alla questione sollevata da
due donne lesbiche, conviventi da 15 anni e con 4 figli, unite in un cosiddetto "Patto civile di solidarietà", il famoso "Pacs".
Le donne, che di nome fanno Corinne Cestino e Sophie Hasslauer, avevano chiesto alla Corte, appoggiate da diverse associazioni di attivisti gay, di cancellare, in base al diritto 66 della Costituzione che stabilisce il diritto di uguaglianza di tutti i cittadini, il divieto di matrimonio omosessuale in Francia per «tutelare
i quattro figli», che, crescendo insieme a loro, avrebbero diritto di avere, come tutti, dei genitori "regolarmente" coniugati.
Invece secondo i giudici costituzionali «l'articolo 66 della Costituzione non è applicabile al matrimonio». Le coppie gay possono infatti tranquillamente convivere e «beneficiare del quadro giuridico
che offre il PACS».
«Il diritto a condurre una vita familiare normale», continua il dispositivo della sentenza,
«non implica un diritto di sposarsi per coppie dello stesso sesso».
In definitiva, «la differente situazione tra coppie omosessuali e le coppie composte da un uomo e
una donna può giustificare una differenza di trattamento per quello che riguarda le regole
del diritto di famiglia». Spetterà, conclude la sentenza, al Parlamento, se un giorno lo riterrà, modificare
eventualmente i limiti imposti dal codice civile.
Stefano Stimamiglio