Fuori dal "tunnel" degli incidenti stradali

Il progetto "Drugs on Street" coinvolge 50 comuni in tutta Italia. Scopo primario contrastare il fenomeno della guida in stato psicofisico alterato a causa di droga e alcol.

26/07/2012

Quando il consumo di cannabis aumenta, aumenta anche il rischio di avere incidenti stradali. E’ quanto ha dimostrato una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica British Medical Journal, che parla di un rischio 2-3 volte maggiore di provocare incidenti rispetto a chi guida senza aver assunto cannabis o suoi derivati. E il Dipartimento Politiche Antidroga (DPA), con il progetto “Drugs on Street”, che coinvolge circa 50 comuni in tutta Italia, si è fatto carico di lanciare l’allarme.  «L'uso di cannabis o dei suoi derivati alla guida, proprio come l’alcool  - ha dichiarato Giovanni Serpelloni, a capo del DPA - è un comportamento irresponsabile e inaccettabile, oltre che vietato dalla legge, in grado di creare potenziali killer. Per tutelare chi subisce le conseguenze di questi comportamenti,  abbiamo deciso di intensificare le campagne educative e preventive. Per esempio,  aumentando i controlli sulle strade come stiamo facendo anche in queste notti estive, in collaborazione con le forze dell'ordine, con il progetto “Drugs on Street”, che coinvolge circa 50 comuni in tutta Italia».

I risultati dello studio condotto da ricercatori canadesi parla chiaro: la capacità di guidare sotto l'effetto del tetraidrocannabinolo (THC), il principale componente psicoattivo della cannabis, è alterata. Attraverso la valutazione di 2975 studi che ponevano in relazione i due fattori, è emerso che il rischio di causare incidenti aumenta di 2-3 volte se si guida sotto l’effetto della droga. Il rischio cresce ulteriormente se il conducente ha ingerito in contemporanea anche alcool.«Diventa dunque sempre più necessario incentivare l’informazione sulla prevenzione dell'uso di sostanze stupefacenti e l'abuso alcolico - ha aggiunto Serpelloni - continuando a sviluppare politiche nazionali orientate a far percepire ai giovani i danni e i rischi collegati all'uso affinché adottino spontaneamente comportamenti salutari, fornendo loro anche validi deterrenti, quali il ritiro immediato della patente e del mezzo in caso vengano trovati positivi al drug test mentre sono alla guida del loro veicolo».

Il progetto “Drugs on Street: no crash” è stato lanciato circa due anni fa per contrastare il fenomeno della guida in stato psicofisico alterato causato dall’assunzione di sostanze stupefacenti e alcol. L’attività di controllo si svolge grazie alla collaborazione tra Unità di diagnosi clinica e tossicologica formate da personale medico e sanitario e Forze dell’Ordine, ed è caratterizzata dall’esecuzione di accertamenti di tipo clinico e tossicologico sui conducenti fermati durante i controlli su strada.
Una prima sperimentazione era stata condotta presso il Dipartimento delle dipendenze della ASL 20 di Verona, dall’agosto 2007 al dicembre 2009. Esaminando 1.718 conducenti, il 45,1% era risultato positivo ad alcol e droghe.

Inoltre, era stata rilevata una tendenza all’uso combinato di alcol e droghe (poliassunzione) che ha riguardato il 7,6% degli esaminati. Infine, un dato che ha sottolineato l’utilità di questa tipologia di accertamenti: il 16,4% dei soggetti risultati negativi all’etilometro era risultato invece positivo alle droghe. Se queste persone fossero state sottoposte solo al controllo sull’alcol, sarebbero tornate alla guida in condizioni psicofisiche alterate e non idonee alla guida. Alla luce di questi risultati positivi, il Dipartimento Politiche Antidroga ha esteso l’iniziativa presso le Prefetture, gli Assessorati Regionali e le Province Autonome, tramite l’invio di materiale informativo e di un kit utile per l’implementazione delle attività sul territorio locale.
Ad oggi, sono 50 i comuni italiani che hanno già aderito all’iniziativa mettendo a punto i vari progetti territoriali.

Alessandra Turchetti
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