Ingiustizie globali, impararle giocando

Un videogioco per scoprire la Mano Invisibile, cioè la rete di multinazionali del Nord del mondo che sfruttano indiscriminatamente le risorse del Sud.

28/03/2011

Diritti umani, commercio equo e solidale e consumo critico, a misura di ragazzo dai dieci anni in su.  Si chiama "The invisible hand- la sfida per un mondo equo" il videogioco in 3D pensato per il mondo della scuola, ma anche per l'uso individuale, come una finestra su temi importanti ripercorsi attraverso la dimensione ludica.

Realizzato da Reggio Terzo Mondo, organismo di volontariato internazionale, in collaborazione con la cooperativa Ravinala e il Granello di Senapa nell'ambito del progetto Commercio internazionale, dinamiche di sviluppo e Obiettivi del Millennio, co-finanziato dal Ministero degli Affari esteri, è stato e presentato a Milano all'interno dell'ottava edizione di "Fa' la cosa giusta", la fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili.

Obiettivo del gioco è scoprire e sconfiggere la Mano Invisibile, cioè la rete di multinazionali che rende il Nord del mondo sempre più ricco e il Sud sempre più povero. La scena si apre su una grande metropoli industrializzata, dove occorre fare resistenza contro la pubblicità e l'atteggiamento consumistico che domina i cittadini, per poi passare in Africa, in una piantagione di cacao sfruttatta dalle multinazionali: qui l'incontro con un produttore indipendente e la scoperta del commercio equo e solidale. Infine uno sguardo alla WTO, l'Organizzazione mondiale del commercio, dove vengono decisi i destini di milioni di piccoli produttori senza che essi vengano chiamati in causa. Il videogioco è dotato anche di un testo didattico, di schede di approfondimento e quiz che rendono i giocatori più coscienti dei meccanismi che governano l’economia mondiale e delle alternative a questo sistema.

«Si impara anche attraverso il cambiamento del proprio punto di vista. Nel gioco, ad esempio, si apprendono informazioni da un bambino africano che descrive il suo rapporto con il lavoro e con lo sfruttamento: spesso, da certe culture, non si pensa di poter imparare ma solo di dover dare», spiega Rosy Nardone, pedagogista dell'Università di Bologna. «Videogiocare è sempre più un'attività che coinvolge l'intera famiglia: il valore didattico delle simulazioni non sta tanto nel manipolare delle variabili, né nell'osservare delle conseguenze, quanto in un processo di costruzione della conoscenza, in cui il soggetto è giocatore attivo, consapevole». Il videogioco è scaricabile sul sito www. theinvisiblehand.it, con un'offerta minima di 1 euro.

Maria Gallelli
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