Gruppi di parola per figli di genitori divisi

Parte mercoledì 29 febbraio il nuovo ciclo di incontri tenuto da esperti di mediazione. Aiutano i bambini e gli adolescenti a fare il punto sulla separazione dei genitori

24/02/2012

Separazioni e divorzi sono in continuo aumento. Lo confermano le ultime rilevazioni Istat del 2011. Crescono le difficoltà della coppia e, di pari passo, i problemi dei figli, coinvolti in un dramma non scelto da loro. Le sofferenze vissute dai bambini e dai ragazzi possono emergere immediatamente o anche dopo molti anni dall’evento critico. Ma non bisogna mai ignorarle. Occorre coglierle e saperle gestire per fornire l’adeguato sostegno al minore. Ai figli, infatti, servono un luogo e un tempo con altri coetanei nella stessa situazione, per parlare di ciò che stanno vivendo. Per rispondere a questa esigenza, nel 2005 il Servizio di Psicologia clinica della coppia e della famiglia dell’Università Cattolica di Milano, ha introdotto in Italia una nuova forma di intervento: il Gruppo di parola per figli di genitori divisi (tra i 6-12 anni, o tra i 13-17 anni), all’interno del quale ogni bambino o adolescente ha la possibilità di fare domande, esprimere dubbi, rabbia e tristezza, e di nominare sentimenti ed eventi che affollano la sua testa e il suo cuore a seguito della separazione dei genitori.

L’efficacia di questa esperienza, guidata da un adulto affidabile e condivisa con i pari, è testimoniata dai racconti dei genitori e dai dati di ricerca. In concreto: nel corso di 4 incontri di due ore ciascuno, un conduttore esperto dà spazio alla voce dei figli per farli sentire meno soli, per far luce sulla propria vicenda familiare, per comunicare ai genitori il loro stato d’animo e trovare buone strategie per continuare a vivere in quella situazione. Durante l’ultimo incontro il gruppo dei partecipanti legge ai genitori una lettera comune: con essa fanno sapere come vivono la separazione e formulano richieste specifiche. I genitori presenti, a loro volta, trasmettono ai figli un messaggio dove viene confermato l’affetto e la comprensione per la fatica in corso. Un incontro individuale con papà e mamma conclude il percorso e fornisce al conduttore importanti riscontri sui cambiamenti avvenuti all’interno del corpo familiare.

Il prossimo mercoledì 29 febbraio, alle ore 18:00, parte un nuovo ciclo di incontri, guidati da Costanza Marzotto, Paola Farinacci e Marta Bonadonna, mediatrici familiari e responsabili del progetto, attuato in collaborazione con il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla famiglia (Università Cattolica di Milano). Il costo è di 200 euro per l’iscrizione di un figlio e di 300 euro per l’iscrizione di due figli. Per maggiori informazioni rivolgersi alla segreteria del “Servizio di Psicologia clinica della coppia e della famiglia” (Telefono: 02.72345961; e-mail: segreteria@serviziocoppiafamiglia.it).

Simone Bruno
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Postato da Franco Salis il 25/02/2012 17:05

Mentre leggevo, mi compiacevo dell’iniziativa. Alla fine, la doccia fredda, leggo: “ Il costo è di 200 euro per l’iscrizione di un figlio e di 300 euro per l’iscrizione di due figli”. Più volte si è sottolineato che la separazione dei coniugi comporta il più delle volte in situazioni di povertà. La si chiama povertà tanto per usare un eufemismo, più esatto sarebbe chiamarla miseria. Nasce un avvitamento tra povertà materiale con la povertà morale e valoriale. I figli sono allo sbando. Il trauma è devastante e i figli “ coinvolti in un dramma non scelto da loro. Le sofferenze vissute dai bambini e dai ragazzi possono emergere immediatamente o anche dopo molti anni dall’evento critico”. Così i figli di ricchi possono farsi seguire da professionisti, i poveri o divenuti tali tirino fuori soldi che non hanno. Davanti a questo tristissimo fenomeno che colpisce innocenti, si richiedono 200 euro con sconto se più di uno: una sola considerazione VERGOGNATEVI! Ovviamente il te pudeat non è rivolto agli operatori. Ma alla Chiesa, quanto meno una delle cause che ha promosso la separazione (non quella di carattere giuridico) va ricercata nella pretesa di assoluta incolpevolezza, anzi che di concausa.

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