I 150 anni degli orfanelli

Nella storia patria ci sono anche i figli abbandonati e accolti nelle strutture esistenti o che via via si aprivano sulla Penisola. Una mostra ripercorre questa storia così particolare.

10/12/2011

La mostra dal titolo “Figli d'Italia - Gli Innocenti e la nascita di un progetto nazionale per l'infanzia (1861-1911)”, presso l’Istituto degli Innocenti a Firenze, rimarrà aperta sino al 18 marzo 2012 ed è interamente dedicata alla storia dell'accoglienza ai bambini abbandonati nei primi decenni dell’Italia unita, ed offre la possibilità di ricordare i primi cinquant’anni del Paese attraverso la storia di 15 fanciulli ospitati presso gli Innocenti e in altri brefotrofi italiani di Milano, Venezia, Napoli e Bologna. Le suggestive foto d’epoca, insieme alla raccolta di oggetti e documenti di archivio, raccontano la vita quotidiana dei bambini all'interno delle istituzioni, costituendo un importante strumento per indagare le modalità di accoglienza e di sussidiarietà nei confronti dell’infanzia a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento.

Documento di eccezione è la videointervista alla signora Rina, oggi centenaria, che venne accolta agli Innocenti agli inizi del ‘900 e poi adottata da una famiglia toscana. Leggendo le biografie dei bambini ospitati, inoltre, ci si immerge in racconti che parlano di abbandono ma anche di viaggi, nascita di nuovi legami affettivi, ricongiungimenti familiari a partire dal 1875, anno in cui cessa l’utilizzo della finestra ferrata che accoglieva anonimamente le persone. Da quel momento, si introducono nuove modalità di accoglienza e assistenza. Dalla mostra “Figli d'Italia” emerge, infatti, un prezioso quadro dell’epoca, con informazioni sugli aspetti demografici e le condizioni di vita, la formazione ai mestieri, l'assistenza alle donne in gravidanza, oltre a far luce sulle trasformazioni degli enti di accoglienza, allora al centro di una riforma profonda che porterà a nuove politiche nazionali per l'infanzia. Gli assistiti, lasciati nella “ruota”, come a Napoli, nella “scafetta” come a Venezia o messi nel “presepe” come a Firenze, all’inizio sperimentano, prima e dopo l’Unità, modalità simili di accoglienza e cura come l’affidamento a balie esterne per il periodo dell’allattamento. Terminato il baliatico si aprivano però scenari diversi.

A Napoli i maschi, non restituiti ai legittimi genitori e non adottati, erano inviati ad altri reclusori dove avrebbero trascorso l’infanzia a imparare un mestiere. A Venezia si prediligeva l’impiego dei trovatelli nell’artigianato e nei primi opifici, mentre agli Innocenti di Firenze maschi e femmine erano una risorsa del mondo agricolo e si inserivano soprattutto nelle famiglie a contatto con l’ente assistenziale: balie, tenutari, benefattori. Nei casi più fortunati le bambine, in numero sempre maggiore tra gli esposti, erano prese a servizio dalle famiglie benestanti. Divenne chiaro però allora che l’opera caritativa non si esauriva con l’accettazione e l’allevamento dei minori ma occorreva battersi perché la loro dignità e i loro diritti fossero rispettati. È in questo periodo, scandito dal progresso nella cura dell’infanzia che si ha finalmente la consapevolezza che orfani ed esposti erano, prima di tutto “figli d’Italia”.

La mostra è una tappa significativa del nuovo Museo degli Innocenti che celebra così i 150 dell’Unità all’interno dell’Istituto degli Innocenti, la più antica istituzione pubblica italiana dedicata all’accoglienza dei fanciulli e alla loro educazione e tutela. Sorto come Ospedale degli Innocenti agli inizi del ‘400, ha mantenuto costante per sei secoli la propria missione: ancora oggi gestisce tre case famiglia, per bambini e madri in difficoltà, all'interno della propria sede, edificio monumentale progettato da Filippo Brunelleschi. La sua missione è incentrata sulla promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, secondo gli obiettivi stabiliti dalla convenzione Onu sui diritti del fanciullo (1989). Il lavoro dell'Istituto comprende servizi sociali ed educativi, ricerche, documentazione e formazione, iniziative culturali. L'Istituto cura poi la valorizzazione del proprio patrimonio storico e artistico raccolto nel MUDI, Museo degli Innocenti, e nell'Archivio storico, anche attraverso le attività di didattica museale realizzate con la Bottega dei ragazzi. La mostra, che offre laboratori ludico-creativi per bambini e famiglie, è stata promossa dalla Regione Toscana nell’ambito del 150° anniversario dell’Unità d’Italia con il contributo di Fondazione Monte dei Paschi di Siena ed è stata realizzata dall'Istituto degli Innocenti in collaborazione con altre istituzioni.

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Alessandra Turchetti
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