20/05/2010
Foto Thinkstock.
Sembra un'altra puntata della querelle che per mesi ha visto Aifa (Agenzia del Farmaco), Ministero della Sanità, aziende farmaceutiche, organismi europei palleggiarsi la palla per introdurre nel nostro Paese l'ormai famosa Ru486, il prodotto farmaceutico che provoca l'aborto per via chimica e quindi per espulsione diretta del feto dopo averne provocato il distacco dall'utero. Ora il dibattito si è spostato sulla cosiddetta "pillola dei cinque giorni dopo", un farmaco chiamato convenzionalmente EllaOne che ha l'effetto di
interrompere l'eventuale gravidanza fino a 120 ore dal rapporto potenzialmente
fecondo.
L'introduzione della nuova pillola si trova al momento in fase di studio presso gli uffici dell'Aifa, come ha detto di recente il Ministro della salute Ferruccio Fazio alla Camera. Due sono le questioni sul tappeto di cui sono stati investiti gli esperti: la sicurezza della donna in caso di assunzione ripetuta della pillola e la valutazione dell'impatto della sua eventuale introduzione in Italia sulla legge dell'aborto. La nuova pillola rischierebbe infatti di privatizzare di fatto l'aborto violando la legge 194.
Anche il mondo scientifico di ispirazione cattolica è perplesso. Maria Luisa Di Pietro, professore associato di bioetica presso la facoltà di Medicina e
Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, commenta così: «Il meccanismo di azione della EllaOne è antiannidatorio una volta che l'embrione si è formato. Questo ritrovato farmaceutico, ancora più della cosidetta pillola del giorno dopo, denuncia quindi la prossimità culturale che ormai esiste tra la contraccezione e l'aborto, con una notevole confusione dei termini: non si tratta di un contraccettivo ma di un ritrovato abortivo. Questo è vero anche dal punto di vista tecnico: è noto infatti come il principio farmacologico della EllaOne è lo stesso della Ru486, che è una vera e propria pillola abortiva».
La nuova pillola in effetti contiene la molecola Ulipristal
acetato, che è dello stesso gruppo
farmaceutico della Ru486. Si tratta di un antiprogestinico
sintetico di seconda generazione, che tecnicamente svolge un'azione
selettiva e antagonista per i recettori del progesterone e impedisce l'annidamento dell'embrione svolgendo quindi un'azione abortiva. In Europa la sua introduzione è già stata approvata dall'Emea, l'ente europeo per il controllo dei farmaci.
Stefano Stimamiglio