29/08/2012
Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni familiari.
«Se c’è un’incongruenza cambiamo la legge sull’aborto», ha ribadito stamane Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita a margine della conferenza stampa convocata con il Forum delle associazioni familiari per discutere i passi da fare dopo che la sentenza della Corte di Strasburgo ha dato ragione a una coppia italiana (Rosetta Costa e Walter Pavan) portatrice sana di fibrosi cistica. I due avevano presentato ricorso contro la legge 40 del 2004. La Corte, in particolare ha stabilito che «il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente», in quanto un'altra legge permette di accedere all'aborto terapeutico se il feto è malato di fibrosi cistica. «Una decisione molto pericolosa perché apre la strada all’eugenetica», commenta Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari. «Bisogna ricordare infatti che l’aborto terapeutico è consentito quando mette a rischio la salute della madre e non per selezionare i figli».
Una ricercatrice in un laboratorio di esami genetici (Ansa).
«Un altro aspetto da considerare», ha aggiunto Casini «è che con la
diagnosi pre impianto bisogna prelevare due cellule da un embrione che
ne ha appena sei o otto. Ciò significa che il cosiddetto "feto
bioptizzato" è molto meno vitale e ha una possibilità di impiantarsi
notevolmente ridotta anche quando è sano». Il vero punto, hanno spiegato
entrambi è «riconoscere a tutti gli esseri umani anche quando sono
piccolissimi, appunto embrioni, uguali diritti».
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei.
A questo proposito è stata rilanciata la campagna “Uno di noi” che
sta mobilitando i cittadini dei 27 Paesi dell’Ue per raccogliere il
milione e mezzo di firme necessario per chiedere all’Unione il
riconoscimento dei diritti del concepito. Sull’argomento è intervenuto anche il presidente della Cei,
cardinale Angelo Bagnasco che, in merito al pronunciamento della Corte
europea ha espresso le sue perplessità «perché non si è passati
attraverso la magistratura italiana».
Annachiara Valle