Leucemie, molto resta da fare

Si è celebrata ieri la Giornata nazionale contro le leucemie. Molti i risultati ma molto resta da fare.

22/06/2011

Si è celebrata in tutta Italia, il 21 giugno 2011, la Giornata Nazionale per la lotta contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma promossa da AIL, Associazione Italiana contro le Leucemie, per fare il punto sulla ricerca nella cura e nel trattamento dei tumori del sangue. Incontri e iniziative sono stati organizzati in molte città dai comitati locali dell’associazione che svolge un importante ruolo di informazione e sensibilizzazione ma anche di sostegno al progresso scientifico contro queste malattie. Grazie ad AIL, infatti, sono nati in Italia molti centri di ematologia, alcuni dei quali sono diventati nel tempo riferimenti di importanza internazionale.

«Continuate a sostenere AIL affinché possa proseguire le sue attività, soprattutto in un momento come questo in cui è forte la carenza di finanziamenti pubblici per la sanità», è stato l’appello lanciato in questi giorni da Franco Mandelli, presidente dell’associazione, fra i più noti ematologi al mondo. «Anche quest’anno, per la terza volta consecutiva, l’AIL ha deciso di intraprendere un lungo viaggio nel Mar Tirreno con il progetto “…Sognando Itaca”, finalizzato a diffondere la vela terapia quale metodo terapeutico per la riabilitazione psicologica e il miglioramento della qualità della vita dei malati onco-ematologici. La barca a vela del progetto salperà da Livorno il 20 giugno per approdare poi a Ostia, Salerno, Reggio Calabria, Catania, Palermo e terminare il tour il 29 giugno a Cagliari».

Ma a che punto siamo con la ricerca scientifica? Le terapie mirate, ad esempio con farmaci specifici o anticorpi monoclonali, hanno permesso di raggiungere risultati straordinari per i tumori del sangue, nell’intenzione e nel tentativo di sostituirsi progressivamente alla chemioterapia. Per la leucemia mieloide cronica, che in Italia colpisce 700-800 persone l’anno, farmaci che contrastano la proliferazione incontrollata delle cellule del midollo osseo alla base del disordine, riescono a far sopravvivere la maggioranza dei pazienti anche se devono ancora essere superati alcuni parametri di criticità, come il fatto che debbano essere assunti ogni giorno e per un tempo indefinito. Ma da oltre vent’anni, buone sono le probabilità di guarigione per i tumori del sangue grazie al trapianto delle cellule staminali adulte. Attraverso due vie: il trapianto con staminali allogeniche, cioè provenienti da un donatore compatibile. In questo caso, le staminali sono prelevate direttamente dal midollo osseo o dal sangue circolante del donatore dopo averle mobilizzate mediante terapia con fattori di crescita. Queste cellule trapiantate daranno origine alle nuove cellule del sangue. L’altra strada è rappresentata, invece, dal trapianto autologo, cioè con staminali provenienti dallo stesso paziente, una strategia spesso seguita nei linfomi o in assenza di donatori compatibili.  Qui è fondamentale che le cellule siano state depurate dall’eventuale componente neoplastica. Per il trapianto allogenico di staminali ematopoietiche, invece, il grosso problema terapeutico è la compatibilità del donatore: sono stati studiati protocolli alternativi che utilizzano midolli parzialmente compatibili e, grazie a vari accorgimenti tecnici, i risultati ottenuti sono apprezzabili. Enorme, dunque, l’importanza che la ricerca scientifica ha rivestito nel campo dei tumori del sangue nel rendere sempre più curabili queste malattie.

«Di fronte a questi straordinari progressi», ha affermato Mandelli, «AIL deve continuare ad esistere e a lavorare: perché resta ancora molto da fare. Oggi possiamo dire di essere sempre più vicini al raggiungimento del traguardo finale: la cura definitiva della malattia. Sicuramente le malattie ematologiche esisteranno ancora, ma il paziente non dovrà più parlarne come di una malattia brutta, che fa paura, di cui vergognarsi, ma di una malattia per così dire “normale”, come tante altre».      

Alessandra Turchetti
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