Minorenni, aborto e giudici

Nel 2009 sono state 1.184 le interruzioni di gravidanza autorizzate dai magistrati. La relazione del Ministro Alfano presentata al Parlamento.

07/05/2010
Sono 1.184 le minorenni che nel 2009 hanno chiesto al giudice di poter abortire.
Sono 1.184 le minorenni che nel 2009 hanno chiesto al giudice di poter abortire.

"Di preoccupanti dimensioni" il fenomeno dell'aborto delle minorenni autorizzato dal giudice tutelare. Lo dice la Relazione sull'attuazione della legge concernente norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza del Ministro della Giustizia Angelino Alfano trasmessa a fine aprile alla Camera dei Deputati. Sono ben 1.184 quelle che hanno richiesto di poter abortire nel corso dell'anno 2009.

      L'articolo 12 della legge 194/78, che ha depenalizzato in Italia l'aborto tra infinite discussioni e polemiche, prevede che «se la donna è di età inferiore ai diciotto anni, per l'interruzione della gravidanza è richiesto l'assenso di chi esercita sulla donna stessa la potestà o la tutela». Quando però «vi siano seri motivi che impediscano o sconsiglino la consultazione delle persone esercenti la potestà o la tutela, oppure queste, interpellate, rifiutino il loro assenso o esprimano pareri tra loro difformi, il consultorio o la struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, (...) rimette entro sette giorni dalla richiesta una relazione, corredata del proprio parere, al giudice tutelare del luogo in cui esso opera. Il giudice tutelare, entro cinque giorni, sentita la donna e tenuto conto della sua volontà, delle ragioni che adduce e della relazione trasmessagli, può autorizzare la donna, con atto non soggetto a reclamo, a decidere la interruzione della gravidanza». Il provvedimento del giudice tutelare decide dunque nel caso concreto autorizzando, se del caso, la minorenne a procedere all'aborto.

      La relazione si riferisce dunque solo alle donne minorenni che abbiano fatto ricorso al giudice e non dice invece nulla sul numero di quelle che, autorizzate dai genitori, abbiano ricorso all'aborto.

      Il dato del 2009 è comunque in calo rispetto agli anni precedenti: il picco nel ventennio 1989-2009 si è raggiunto nel 2007 con 1.435 casi mentre nel decennio 1989-1999 aveva fatto registrare una costante decrescita (da 1.390 a 1.214 casi) per poi tornare ad aumentare.

      La relazione ministeriale presenta comunque qualche lacuna perché non fornisce i dati per fasce d'età relativi al 2009, molto utili anche per capire le abitudini sessuali delle minori. In riferimento al 2005 i numeri dicono questo: il 61,8% delle ragazze che hanno richiesto l'aborto aveva 17 anni, il 25,3% 16 anni, il 9,1% 15 anni, 3,3% 14 anni e il restante 0,5% meno di 14 anni. Quanto alle motivazioni, dati sempre del 2005, un terzo circa era ascrivibile a problemi di tipo socio-economico, il 65% a motivi psicologici e solo 1,3% a motivi di salute. Le prime due motivazioni, rileva la Relazione, sono addotte molto spesso in modo congiunto dalla minorenne, sia pure con peso diverso. Una motivazione concreta è poi quella che «avere un figlio avrebbe costituito un serio ostacolo ai propri progetti di vita futura».

     Anche l'ambiente incide, visto che spesso la decisione è favorita da gravi disagi all'interno della famiglia (separazione dei genitori o conflitto tra loro o con la figlia) o dalla paura di essere allontanata dalla famiglia stessa o dalla comunità di origine. E' sperabile che la legge, al di là delle strumentalizzazioni, inviti le parti politiche a interrogarsi su un fenomeno e sulle sue cause che causano spesso traumi in giovane età destinati ad avere conseguenze per il resto della vita.

Stefano Stimamiglio
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