Quando il mal di fegato è donna

Nell'ottica di una prospettiva di genere nell'affrontare singole situazioni patologiche un recente convegno ha fatto il punto sulle epatopatie croniche virali delle donne.

14/10/2011

Uno sguardo importante sulle epatopatie croniche virali che rappresentano una problematica di rilevanza per la popolazione femminile in Italia: questo l’oggetto di un’iniziativa portata avanti dall'associazione “Donne In Rete”, un’associazione di “donne per le donne” che si occupa di salute femminile, in un’ottica di sostegno, di conoscenza e condivisione dei problemi. Svolge, infatti, una continua azione di sensibilizzazione affinché si promuovano azioni a favore della tutela della salute della donna e del suo benessere in tutte le fasi della vita, con particolare attenzione al diritto alla salute delle donne italiane e immigrate.

Una giornata di riflessione e approfondimento sulle problematiche di genere legate alla patologia epatica virale cronica si è svolta a fine settembre a Milano e Roma. E’ emerso il punto di vista clinico-epidemiologico sulla popolazione femminile, ad esempio come individuare strategie per portare alla luce il sommerso, l'ottimizzazione della gestione clinica in termini terapeutici.

Qualche dato sulle epatopatie croniche virali: sono circa 1,6 milioni gli italiani che hanno contratto l’infezione da “Hepatitis C Virus” (HCV) responsabile di 10.000 decessi all’anno. E per quanto riguarda le donne le conoscenze sull’incidenza derivano prevalentemente dalle indagini fatte in gravidanza in cui si riscontra una prevalenza di infezione da HCV variabile tra lo 0,7 e il 2,4%. Questa prevalenza aumenta con l’invecchiamento della popolazione: l’incidenza è più alta sopra i 60 anni, e in alcune regioni d’Italia arriva fino al 40%. Negli ultimi anni, tuttavia, l’aver sensibilizzato sulla conoscenza del problema e la prevenzione, ad esempio l’adozione di adeguate norme igieniche (come l’evitare contatti diretti di sangue attraverso l’uso non-promiscuo degli utensili dell’igiene personale, l’attenzione nelle manovre estetiche e tatuaggi,e l’impiego di materiale sanitario usa e getta) hanno portato ad una riduzione dei livelli di diffusione. Non è possibile, però, abbassare la soglia di vigilanza: l’HCV è la prima causa di cirrosi epatica (circa 230.000 casi in Italia) e conseguentemente di epatocarcinoma e di trapianto epatico nel nostro paese. Nuove speranze sono legate alle potenzialità dei farmaci di nuova generazione che si stanno dimostrando efficaci proprio nella riduzione del rischio di cirrosi e della conseguente mortalità. Per quanto riguarda le donne, non ci sono evidenze di un’incidenza maggiore delle epatopatie virali rispetto agli uomini ma rimane fondamentale studiare nello specifico i fattori predittivi di risposta al trattamento e gli effetti dell’impatto sulla vita della paziente. “Le stesse innovazioni tecnologiche e farmaceutiche impongono un'attenzione sempre maggiore ad aspetti peculiari della popolazione femminile”, ha affermato in proposito Rosaria Iardino, presidente di “Donne in rete”. “Rimane importante la sfida alla malattia in un'ottica di genere”.    

Alessandra Turchetti
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