Rischio infarto? Ecco la medicina giusta

Una ricerca compiuta in diversi paesi conferma che unattività fisica costante aiuta a prevenire le malattie cardiache.

24/01/2012
Thinkstock
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Come si abbassa il rischio di infarto? È chiarissimo stando all’indagine internazionale ‘INTERHEART’, appena pubblicata sull'European Heart Journal, che ha sottoposto a valutazione ben 29mila persone residenti in 52 paesi del mondo tra Asia, Europa, Medio Oriente, Africa, Australia e Nord e Sud America. Fare attività fisica è la chiave, meglio se portata avanti non soltanto nel tempo libero, e questo vale sia per chi vive nei paesi in via di sviluppo che in quelli con una qualità di vita o redditi più elevati.

«Il rapporto tra attività fisica e rischio cardiovascolare è già da tempo conosciuto», spiega Claes Held dell'Ospedale universitario svedese di Uppsala, fra gli autori della ricerca, «ma il contributo di questo studio, tra le molte altre cose, è quello di offrire una prospettiva globale. Dimostra che un'attività fisica da leggera a moderata sia al lavoro che durante il tempo libero, riduce il rischio di infarto, indipendentemente da altri rischi tradizionali negli uomini e nelle donne di tutte le età e in tutti i paesi del mondo». E, attenzione: il rischio aumenta fra chi possiede un'automobile e una televisione, senza demonizzare gli oggetti in questione. Ma rimane centrale l'importanza dell'attività fisica come fattore protettivo. Le abitudini di esercizio fisico al lavoro e nel tempo libero di 10.043 persone che avevano avuto il loro primo infarto sono state, infatti, confrontate con quelle di 14.217 persone sane, suddividendole in quattro gruppi rispetto all'attività fisica svolta nel tempo libero: soggetti principalmente sedentari (che svolgevano attività da seduti, come leggere o guardare la TV), soggetti che svolgevano attività leggere (yoga, pesca o camminare tranquillamente), attività moderate (sforzi moderati, come camminare, andare in bicicletta o fare giardinaggio per almeno quattro ore a settimana) e attività intense (corsa, calcio o nuoto energico). Chi possedeva sia la tv che la macchina, indicatori entrambi di uno stile di vita sedentario, aumentava del 27% il rischio di attacco cardiaco rispetto a chi non li aveva.

Per chi, invece, svolge un lavoro che comporta un’attività fisica leggera o moderata, la probabilità di avere un infarto è minore mentre, particolare importante, non è il lavoro fisico pesante a ridurre il rischio. Rispetto al tempo libero, invece, il rischio di infarto è sempre minore per chi si muove rispetto a chi sta fermo. Interessante anche il dato sulla percentuale più alta di lavori sedentari e meno attività fisica nel tempo libero nei paesi a basso reddito. «Un suggerimento per i paesi a basso reddito potrebbe essere promuovere di più l'attività fisica man mano che la loro società comincia a usare più dispositivi che fanno risparmiare fatica», ha commentato Held. «Occorre trasformare questa evidenza che emerge dalla nostra ricerca in una vera e propria azione di prevenzione, dichiarando guerra alla sedentarietà che è diffusa ovunque».

Alessandra Turchetti
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