22/05/2013
Grazia Passeri
Da vent’anni il punto di riferimento per mamme sole e a rischio infanticidio, oggi il Salvamamme Salvabebè supporta anche le famiglie che, a causa della crisi, non arrivano a fine mese. Ci sono molti italiani tra coloro che, ogni giorno, bussano alla porta di Via Ramazzini a Roma. Grazia Passeri, Presidente della Onlus, parla delle nuove fasce di povertà e di cosa fa l’associazione per aiutarle.
- Perché sempre più famiglie italiane si rivolgono al Salvamamme?
«Molte persone perdono il lavoro e anche se ce l’hanno, non riescono a far quadrare i conti. Le famiglie italiane vivono un momento di acuto disagio perché non sono abituate alle privazioni. Noi le aiutiamo fornendo alimenti per i loro figli e vestiti scelti con cura».
- Come fa una famiglia bisognosa a mettersi in contatto con voi?
«Le famiglie indigenti che si rivolgono a noi vengono censite da parrocchie e associazioni. Altre volte sono le associazioni stesse a portare il necessario alle famiglie. Nonostante esista un protocollo, se una persona nel bisogno viene a trovarci, non la mandiamo mai indietro a mani vuote. Non vogliamo rispondere l’ennesimo no a chi ne ha già ricevuti troppi nella vita. Ed è bellissimo leggere la riconoscenza sui loro volti».
- C’è un episodio che l’ha particolarmente colpita?
«Qualche anno fa ho incontrato una mamma. Era povera e disperata. Suo figlio indossava delle scarpe logore. Le ho detto che un ometto ne meritava di migliori. Siamo andate in associazione e abbiamo trovato un bellissimo paio di scarpe. A distanza di anni la donna è tornata a trovarmi. Ha messo la mano in tasca e ha estratto il paio di scarpe che il figlio indossava quel giorno. Ora è cresciuto e sta bene. Mi ha detto che in un momento di depressione, il mio gesto le ha dato speranza. Quelle scarpe sono diventate il suo amuleto».
- Chi aiuta il Salvamamme?
«Il sostegno arriva delle istituzioni e dalla solidarietà dei cittadini. Ogni giorno arrivano valanghe di vestitini e giocattoli che i volontari lavano e stirano con impegno. Ciononostante l’associazione sta vivendo un momento critico. Abbiamo un debito importante e il rischio chiusura incombe minaccioso. Ma quando sembra che la nave stia andando alla deriva, succede sempre qualcosa che ci risolleva. La chiamo Provvidenza, alla quale credo. Forti di questa consapevolezza andiamo avanti con fiducia, certi di essere amati».
Patrizia Ruscio