Ecco i dubbi sul metodo Stamina

La scienza dice che le speranze di tanti diventano certezze solo dopo una rigorosa sperimentazione. E' importante, poi, informare senza trasmetta inesattezze ai malati e alle famiglie.

17/04/2013

Gli ultimi passaggi del caso Stamina hanno raccolto numerose reazioni come è sempre accaduto fin dall’inizio di questa lunga vicenda.
E’ arrivato alla fine il via libera dato all'unanimità da parte della commissione speciale del Senato in merito al decreto Balduzzi sulle staminali. «La soluzione trovata tiene bene in equilibrio le esigenze della compassione con quelle della scienza», è stato il commento del Ministro. La Commissione ha approvato 4 emendamenti al testo, nel tentativo di regolamentare la sperimentazione delle terapie cellulari non ripetitive. Tra gli emendamenti approvati, prevista la sperimentazione per un massimo di 18 mesi in strutture pubbliche e l’informazione da parte del Ministero della Salute "con cadenza almeno semestrale" alle commissioni competenti e la Conferenza delle Regioni.

Il decreto a cui il Senato ha dato un primo via libera prevede quindi che chi abbia già iniziato la cura con il metodo Stamina possa proseguire la terapia. Inoltre, per i prossimi 18 mesi, in sostanza sarà possibile ampliare il gruppo di pazienti senza dover ricorrere al giudice, all'interno di "sperimentazioni cliniche controllate presso strutture pubbliche" e con medicinali preparati in "idonei".
 
Ma fin dall’inizio, la comunità scientifica italiana ha manifestato contro la possibilità di somministrare cure non provate a base di cellule staminali. Perfino il premio Nobel per la Medicina 2012, Shinya Yamanaka, presidente della Società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali (Isscr), è sceso ufficialmente in campo condannando la decisione del Governo italiano di procedere verso questa direzione. «Siamo vicini ai pazienti con malattie incurabili, tuttavia, non ci sono sufficienti ragioni per ritenere che questi pazienti possano beneficiare di una terapia a base di staminali mesenchimali», hanno fatto sapere dall’Isscr.
Placare le polemiche così accese degli ultimi mesi in merito alla legittimità di somministrare cure risultate non sicure al vaglio degli organi competenti, per pazienti affetti da malattie incurabili, non è dunque così semplice.

La Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) ha voluto sottolineare l'importanza di trovare «Il punto di sintesi tra la libertà di cura e il diritto a trattamenti sicuri ed efficaci'» relativamente alle cure con cellule staminali. «La ricerca scientifica e la pratica della medicina - scrivono i medici italiani - non sono né devono essere interpretate come "palazzi ciechi e sordi" alla speranza e alla sofferenza, ma come luoghi e soggetti di sviluppo delle conoscenze, di costruzione di nuovi strumenti di diagnosi e cura, che strappano all'ignoto non brandelli di verità assoluta, ma evidenze utili a contrastare malattie, ancora orfane di trattamenti efficaci. Ma è altrettanto vero che le speranze di tanti diventano certezze per tutti solo quando una rigorosa e trasparente metodologia scientifica abbia sperimentato prima, e introdotto nella pratica clinica poi, innovazioni diagnostiche e terapeutiche di comprovata efficacia e sicurezza».

E, concludendo, «l'intreccio tra speranze ed evidenze rappresenta il vero nucleo forte di
quella alleanza terapeutica che diviene il punto di sintesi tra la libertà di cura e il diritto a trattamenti sicuri ed efficaci, anche per chi, nella disperazione, continua a coltivare legittime speranze».
 
Nuove mobilitazioni di associazioni e genitori per chiedere una regolamentazione delle cure compassionevoli si sono poi susseguite in molte piazze italiane, dimostrando ancora una volta la delicatezza dei contenuti di questa vicenda e, al tempo stesso, l’importanza di una buona e corretta informazione che non veicoli inesattezze scientifiche nel pieno rispetto e tutela della sofferenza dei pazienti e delle loro famiglie.

Alessandra Turchetti
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