Veneto, ticket fecondazione

La Giunta regionale del Veneto ha stabilito di estendere il ticket a donne fino a 50 anni di età. Una "fuga in avanti" che suscita dubbi e perplessità.

17/06/2011
Luana Stripparo, medico ginecologo della clinica Mangiagalli di Milano.
Luana Stripparo, medico ginecologo della clinica Mangiagalli di Milano.

«Quante donne sopra i 45 anni potranno realmente richiedere la fecondazione assistita?», si chiede Luana Stripparo, specialista in ginecologia presso la clinica Mangiagalli di Milano, in relazione alla contestata delibera della Giunta regionale del Veneto di estendere l’assistenza sanitaria per la fecondazione assistita dai 43 anni, età finora universalmente consigliata in Italia, fino addirittura ai 50.

     «Fino a 45 anni è possibile anche un’ovulazione naturale e quindi la possibilità di successo della stimolazione ovarica è comunque possibile, ma dopo diventa tutto molto più difficile perché l’età della menopausa si avvicina, salvo casi molto particolari, davvero troppo», prosegue la ginecologa. Oltretutto il rischio è anche di altro tipo: «Per stimolare l’ovulazione servono dosi massicce di ormoni, con il concreto pericolo di sviluppare, ad esempio, tumori alla mammella, organo estremamente sensibile proprio agli ormoni». Rischio oncologico importante, dunque, da sconsigliare per chi «sta arrivando all’età della menopausa e, un po’ perché magari arrivata al secondo matrimonio e vuole un figlio dall’attuale compagno o magari per la naturale paura di passare la soglia della menopausa senza figli, cerca di forzare la natura».

      Ma perché allora una regione importante come il Veneto ha preso la grave decisione di estendere il limite d’età per l’esenzione (si paga solo il ticket), pur limitando il numero dei tentativi finanziabili (tre o quattro a seconda della tipologia di fecondazione usata)? L’“effetto Nannini”, la cantante che alla fine dell’anno scorso alla bella età di 54 anni ha partorito una bambina dopo aver seguito un metodo di fecondazione artificiale all’estero, probabilmente non basta per spiegare il provvedimento. Luca Zaia, il presidente leghista della Regione, nega di voler favorire il turismo procreativo e tanto meno di voler far cassa (i costi della fecondazione verrebbero infatti “ricaricati” alle regioni di origine della coppia in caso di persone che vengano da fuori sede). Zaia sostiene semplicemente di aver voluto «dare una risposta alle tante istanze che arrivano» in Veneto.

      Il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, e l'assessore veneto alla Sanità, Luca Coletto, difendono l’operato di Zaia e parlano semplicemente di «“scelta di civiltà” attenta alle aspettative di molte donne» perché si sono considerate le «ragioni umane che tengono conto dell'aumento delle aspettative di vita e di conseguenza del fatto che l'aspirazione alla maternità è forte nelle donne anche in età più avanzata».

     Amedeo Bianco
, presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), già sospetta che si ceda a una “medicina del desiderio”, visto che «la condizione di base è che si tratti di interventi di comprovata efficacia», abbastanza rara per donne che abbiano superato i 45 anni. La sezione medici della Uil di Padova, da parte sua, contesta il provvedimento, così come la Società Italiana Ospedaliera Sterilità (Sios), che porta motivazione scientifiche contrarie a tale provvedimento, mentre l’opposizione in Consiglio regionale con Claudio Sinigaglia (Pd), vicepresidente della commissione Sanità del Veneto, e Diego Bottacin (Gruppo misto), esponente di Verso Nord, chiede a gran voce di discuterne in commissione.

      Vada come vada ci si chiede se si tratti veramente di un provvedimento necessario, soprattutto vista l’efficacia concreta della decisione (quante signore sopra i 45 anni avrebbero successo se donne di 30-35 anni hanno una possibilità su tre di farcela…?), i motivati dubbi su una forbice d’età tra nascituro e madre che si allarga sempre più e, non da ultimo, i tempi grami che suggerirebbero meno clamore e più sostegno, tanto per fare un esempio a caso, alle famiglie. Resta, alla fine, molta sorpresa e un po’ di amaro in bocca di fronte a questa decisione: a livello nazionale il Governo e il Parlamento a maggioranza Pdl-Lega fanno un’ottima legge sulla fecondazione assistita (la 40/2004), posizionando alcuni giusti paletti a tutela soprattutto del nascituro. Poi, a livello locale, la stessa coalizione nega sé stessa e cede alla tentazione di fare la facile equazione desiderio = diritto…

Stefano Stimamiglio
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