Violenze, quando le donne denunciano

Un'indagine rivela che le donne sono in molti casi disposte a sopportare le violenze domestiche per salvare il salvabile. Ma, quando ci sono di mezzo i figli, scatta la denuncia.

26/11/2011

Una ricerca denominata "Daphne III", iniziata nel 2010 e condotta in team dall'Università di Cipro, Roma Tre, Oradea (Romania) e Presov (Slovacchia), ha evidenziato che, nel caso di violenza contro le mogli/madri da parte del marito/compagno e in presenza di figli, se le madri tendenzialmente sopportano fin dove possono il dolore fisico e morale per difendere l'unità della famiglia, arrivano però a formalizzare una denuncia quando la violenza arriva a toccare i figli. L'inchiesta, che aveva come obiettivo di verificare il danno nello sviluppo psico-fisico dei minori che assistono a scene di violenza contro le loro madri, ha evidenziato infatti che, nel campione studiato (donne dai 16 ai 60 anni che hanno subito violenze domestiche), praticamente tutte evitano di inoltrare denunce alle forze dell'ordine per motivi di ordine socio-culturale. Solo quando la violenza arriva ai figli scatta la denuncia o la richiesta di separazione o divorzio.

La ricerca ha anche evidenziato che il danno arrecato nei primi 15 anni di vita dei fanciulli in caso di violenze domestiche riduce la loro carica di ottimismo su un loro possibile impegno a costituire una nuova famiglia e di avere relazioni di coppia stabili per timore di iterare il medesimo comportamento. Capire, da parte della donna, il possibile danno arrecato al figlio da scene di violenza non è uniforme, ma dipende dall'età, dalla zona di provenienza, dalla classe sociale, dal reddito, dal livello di istruzione e dalla consapevolezza dei propri diritti.

Secondo gli autori della ricerca i bambini che hanno assistito a violenza contro le proprie madri sviluppano una notevole carica di aggressività, anticamera del bullismo. Aggressività che conosce poi il suo sfogo nei vari luoghi della loro vita, casa, scuola, cortile fino ad arrivare a casi di autolesionismo, di mutismo prossimo all'autismo e, nei casi più disperati, addirittura al tentativo di fuga e di suicidio. Se all'asilo questi bambini possono adottare manifestazioni di pre-bullismo, aggredendo i compagni più piccoli e indifesi, è intorno ai 10 anni che partono le pratiche vere e proprie, come singoli o in gruppo, di bullismo.

Stefano Stimamiglio
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