Un anno di testimonianze "InVisibili"

Il coraggioso e appassionato blog del Corriere della Sera che racconta la disabilità, senza drammi e con grande senso di dignità, festeggia il suo primo compleanno.

06/03/2013
Gli ideatori e gli autori del blog: in piedi Claudio Arrigoni, Alessandro Cannavò e Luigi Ripamonti; in carrozzina Franco Bomprezzi e Simone Fanti
Gli ideatori e gli autori del blog: in piedi Claudio Arrigoni, Alessandro Cannavò e Luigi Ripamonti; in carrozzina Franco Bomprezzi e Simone Fanti

Fanno sport, lavorano, litigano, si innamorano. Sono ironici o antipatici, allegri o noiosi, insomma sono persone come tutte le altre. È questo l’aspetto dei disabili che da un anno è raccontato da InVisibili, il blog del Corriere della Sera ideato da Luigi Ripamonti e Alessandro Cannavò. Attraverso i post di quattro autori, i giornalisti Claudio Arrigoni, Franco Bomprezzi, Simone Fanti e l’artista Simona Atzori, si raccontano storie vere, di tutti i giorni, offrendo spazio alla denuncia ma soprattutto offrendo spunti di riflessione, testimonianze dirette, racconti della vita quotidiana tra difficoltà, progetti e sentimenti. Il tono non è mai drammatico nell’affrontare le tematiche più diverse, dal rapporto con i figli alla sessualità.


L’eredità di Cannavò. L’idea di aprire un blog dedicato al mondo della disabilità non nasce per caso, ma è un’eredità dell’impegno che Alessandro Cannavò, caporedattore del Corriere, ha ricevuto dal padre, il famoso Candido Cannavò direttore della Gazzetta dello Sport: «Lasciata la direzione del giornale mio padre si è occupato tanto di sociale, occupandosi dello sport giovanile, delle carceri e soprattutto dei disabili, ai quali ha dedicato il libro “E li chiamano disabili”. Dopo la sua scomparsa, nel 2009, questo impegno è continuato attraverso la Fondazione a lui dedicata e da lì è nata l’idea, un anno fa, di dare vita a InVisibili». È l’anno delle Paralimpiadi di Londra e al cinema esce “Quasi amici”, il film ispirato alla vera storia del tetraplegico Philippe Pozzo di Borgo (autore di Le Second Souffle) e del suo aiutante Yasmin Abdel Sellou: «Per la prima volta la disabilità viene raccontata da un altro punto di vista, senza drammi. E così abbiamo voluto fare noi – spiega Alessandro Cannavò -. Quando sono venuto a sapere che Simone Fanti, collega di Ok Salute, era stato in Vietnam mi sono incuriosito: Simone è sulla sedia a rotelle eppure aveva affrontato un viaggio avventuroso e ci ha raccontato come è possibile, da disabili, fare anche questo. È stato lo spunto per cominciare a raccontare le storie delle persone che non si arrendono, il loro punto di vista. Non manca la denuncia, la riflessione su temi tanto importanti quanto poco affrontati, come i rapporti affettivi e la sessualità».

Simona Atzori nella foto di copertina di "E li chiamano disabili" di Candido Cannavò
Simona Atzori nella foto di copertina di "E li chiamano disabili" di Candido Cannavò

I blogger. Tre uomini e una donna, quattro punti di vista completamente diversi sulla disabilità. Troviamo Franco Bomprezzi, sin da piccolo sulla sedia a rotelle, per lui mezzo di libertà con cui muoversi e essere indipendente, Simone Fanti, investito da una moto pirata, che ha dovuto affrontare improvvisamente una nuova vita; Claudio Arrigoni, giornalista sportivo esperto di Paralimpiadi, e Simona Atzori, ballerina e pittrice, che in “Cosa ti manca per essere felice” offre una preziosa lezione di tenacia e coraggio: «Quello che colpisce di più nei disabili è la grande voglia di fare, la combattività – sottolinea Alessandro Cannavò -. È una lezione per tutti, un’iniezione di energia nei momenti in cui ci lamentiamo e ci buttiamo giù». Con 200mila pagine viste al mese il blog è stato anche un successo editoriale: «I lettori non sono soltanto persone disabili o loro familiari, ma siamo riusciti in una vera e propria integrazione – spiega Cannavò -. Anche la qualità dei commenti è davvero alta, con testimonianze importanti soprattutto da parte di amici e familiari di persone disabili che si aprono e raccontano le loro esperienze, i dubbi e le difficoltà».

Eleonora Della Ratta
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