15/08/2010
Il cortile centrale dell'ex caserma Osoppo, a Udine, ormai completamente invaso dalle erbacce. Forse diventerà una nuova piazza al centro di un'area residenziale, ristrutturata partendo dai caseggiati militari.
Udine, agosto 2010
Questo è un reportage da un luogo fantasma, inquietante, buono per
girare un disaster movie, un film apocalittico, ai confini con l'horror.
Siamo entrati nell’ex caserma Osoppo di Udine, una delle glorie
dell'Esercito Italiano, dove sino a metà degli anni Novanta era di
stanza il 27° Reggimento Artiglieria Pesante Semovente "Marche",
inquadrato nella terza Brigata Missili Aquileia. Il motto: Semper
audere. E infatti oggi ci vuole un certo coraggio per entrare, o per
rimettere piede, qui dentro.
Chi scrive ci ha fatto la "naja" nel 5° scaglione '81-'82. Ci sono
tornato dopo quasi trent'anni e ho trovato la desolazione più assoluta,
senso di smarrimento, angoscia, e anche un po' di paura. Quella che una
volta era una delle caserme più vive e attive della "cortina di ferro"
italiana - ad appena 25 chilometri dal confine della Slovenia, a Nova
Gorize, che sino al 1991 era ancora parte della Federazione Jugoslava -
oggi è un'enorme e allucinante area dismessa, abbandonata da anni
all'incuria, alle erbacce, alla vegetazione disordinata che ha ormai
conquistato ogni spazio libero tra i caseggiati un tempo destinati alla
vita militare.
A pochi passi c'è un'altra storica caserma di Udine, la gigantesca
"Spaccamela", ancora in servizio per qualche centinaia di militari
professionisti, visto che la leva obbligatoria è finita ufficialmente
dal 1° gennaio 2005. Alla Osoppo, che è invece in uno stato di totale
abbandono, siamo entrati dal portone principale: via Brigata Re 33, a
Udine, indirizzo che certo migliaia di "giovani" ricordano con
nostalgia... o con terrore.
Per chi 30 anni fa ha passato qui dodici lunghi mesi della sua vita,
l'impatto è devastante già dall'ingresso, chiuso soltanto con una catena
e un lucchetto, unico baluardo che resiste dove una volta c'era il
servizio di guardia. Un semplice lucchetto, di quelli che si usano per
le cantine o per proteggere la moto in strada. E spesso è forzato da
bande di teppisti che di tanto in tanto entrano per rubare ciò che
rimane, praticamente nulla: fili elettrici, rame, legna. Hanno aperto
tutti i tombini della caserma, tanto che occorre camminare con estrema
attenzione per non finirci dentro e rimanere intrappolati nel buio e nel
silenzio; hanno divelto i serramenti, distrutto completamente i bagni
delle camerate, dato fuoco a parti della vegetazione.
All'interno, lo spettacolo è desolante. All'entrata il posto
dell'ufficiale di picchetto è sventrato. Gli alberi e le erbacce hanno
preso possesso di tutto: tra i due caseggiati che separavano la settima e
l'ottava Batteria, la natura ha creato quasi un bosco impenetrabile:
per passare da una scala all'altra bisogna farsi largo tra una fitta
vegetazione. Sono entrato nei caseggiati, ho camminato tra i corridoi
abbandonati dall'Esercito: non c'è più niente, le intemperie hanno
spalancato porte e finestre, le foglie degli alberi hanno invaso le
camerate.
Il grande cortile centrale - dove si svolgevano marce ed esercitazioni, e
dove i congedanti ascoltavano il "Silenzio", l'ultima notte prima di
abbandonare per sempre la naja - sembra un prato in aperta campagna.
Dell'infermeria rimane solo il simbolo della croce sulla porta. È
crollato il tetto della mensa, l'edificio più disastrato di tutta l'ex
caserma Osoppo. Di fronte, la cosiddetta "Bcs", la Batteria comando e
servizi, dove c'era anche l'Ufficio vettovagliamento, è ormai
interamente nascosta dagli alberi e le erbacce crescono sul marciapiede.
La palestra ha il tetto bucato, sono rimasti solo i tabelloni del
basket, come due giganti, testimoni silenziosi del nulla. Lo spaccio per
la truppa è abbandonato e completamente buio, rimane il lungo bancone
di legno, sporco e ricoperto di polvere: su uno dei muri del locale,
l'unico luogo di svago per chi rimaneva in caserma e non andava in
libera uscita, abbiamo fotografato un disegno con la scritta "È
finita!", lasciato dai congedanti del 6° scaglione 1996. Certo una delle
ultime "annate" di naja presenti alla "Osoppo", caserma che è andata
spopolandosi un po' alla volta, parallelamente alla progressiva fine
della leva obbligatoria. L'ultima riduzione fu fatta nel 1997, da 12 a
10 mesi. L'abolizione (o meglio la sospensione a tempo indeterminato) è
avvenuta definitivamente dal gennaio 2005.
Ma già dal 1998 la "Osoppo" di Udine (che è soltanto una delle
gigantesche caserme non più utilizzate in Friuli e ha vissuto il suo
massimo momento di splendore nel '76, durante il terremoto) ha iniziato a
essere abbandonata. Da circa due anni e mezzo è
completamente fuori dall'amministrazione militare, assegnata al Comune
di Udine. Prima c'è stato un lungo periodo in cui la struttura è rimasta
in carico all'Agenzia del Demanio, che l'ha consegnata al Comune di
Udine nello stato di totale abbandono in cui versa ora (come potete
vedere dalla fotogallery allegata a questo articolo). E prima ancora,
per un altro lungo periodo dopo la dismissione dal ruolo di caserma vera
e propria, è rimasta in carico al 12° Dipartimento infrastrutture
dell'Esercito italiano, senza essere minimamente utilizzata.
Sono molti i Comuni friulani che hanno ricevuto dallo Stato beni un
tempo utilizzati a scopi militari: circa 36 tra caserme dismesse e
terreni, per un valore di alcune decine di milioni di euro. Migliaia di
metri quadrati che ora potranno essere riqualificati. Ammesso che le
amministrazioni trovino fondi pubblici e privati disposti a investire in
interessanti affari immobiliari. Nel caso di Udine, la donazione
riguarda circa 16 ettari, quelli sui cui sorgono la ex caserma Piave
(dov'erano di stanza gli autieri) e, appunto, la "Osoppo", tra le prime
opere militari edificate dopo la riunificazione del regno d'Italia.
Secondo alcune valutazioni, corrispondono all'incirca a 16 milioni di
euro, calcolati su un prezzo al metro quadro di 100 euro.
Per la "Piave", zona a sud-ovest di Udine, secondo l'indirizzo indicato
dall'amministrazione attuale, è già stato disegnato un futuro certo di
recupero da parte del Comune: siccome nelle vicinanze c'è una struttura
di eccellenza nella riabilitazione, il Gervasutta, si è pensato di
creare un secondo polo medico. «C'è già un protocollo d’intesa con
l'Azienda servizi sanitari e al posto dell'ex caserna sorgerà una
struttura pubblica», spiega Claudio Smedile, del servizio Demanio e
gestione immobili di Udine. «Poi verrà realizzato anche l'hospice di una
fondazione che è partecipata anche dal Comune; e infine, l'area
rimanente sarà adibita, sempre a fini sanitari e assistenziali, a
edilizia finanziata da privati. Noi abbiamo fatto una ricerca di mercato
e abbiamo ricevuto già alcune adesioni da parte di operatori privati e
dovremo perfezionare, entro l'anno, la suddivisione delle aree e la
cessione dei lotti. Quindi, nel caso della "Piave" i progetti di
riqualificazione sono già molto bene avviati».
Per quanto riguarda invece l'ex caserma Osoppo, i progetti sono ancora
in via di definizione. Si tratta in questo caso di un'area enorme, come
abbiamo detto in stato di drammatico abbandono, ma grande quanto un
quartiere della città, che è stato sempre precluso alla frequentazione
degli abitanti di Udine, almeno dalla fine dell'Ottocento.
L'orientamento è di insediare attività, mestieri, esercizi commerciali,
popolazione, in modo da rivitalizzare un intero ambito demografico.
«Il Comune di Udine non è rimasto a guardare», aggiunge Smedile. «In
base alla professionalità dell'Ater, l'Azienda che gestisce l'edilizia
sovvenzionata, è stato commissionato un progetto di fattibilità per la
"Osoppo" - con rilievi, planimetrie, studi di urbanistica - per
ripensare a quel territorio e concepire quell'area come uno spazio
nuovo, destinato alla residenza e a tutto ciò che è necessario per
rendere migliore la qualità della vita di una parte di Udine un po'
decentrata e sino a 15 anni fa "ostaggio" delle grandi caserme, quindi
con negozi, parchi, giardini, musei, piazze, parcheggi».
Insomma, un volto diverso per Udine con un nuovo quartiere cittadino,
"strappato" all'incuria della caserma Osoppo attraverso la
riqualificazione urbanistica. Anche se nel progetto dell'amministrazione
c'è la volontà di mantenere, a memoria delle future generazioni, almeno
le parti dell'ex area militare che hanno una loro qualità edilizia. Per
esempio, la palazzina sulla destra dell'ingresso, che ospitava il
circolo ufficiali, dove di recente sono state girate alcune scene del
film "Missione di pace", con Silvio Orlando, che uscirà nel 2011: si sta
pensando di ristrutturare il fabbricato e ospitare le associazioni di
Udine, sodalizi tra cittadini che rappresentano un arricchimento per la
città, quindi con una connotazione di polo culturale, biblioteche,
archivi, centri multimediali.
Gli altri caseggiati in stato di abbandono
all'interno della caserma, che ospitavano le camerate della truppa,
saranno oggetto di interventi per la riditribuzione degli spazi, mantenendo la
fisionomia degli immobili e creando abitazioni residenziali di varie
metrature intorno alla grande piazza d'armi centrale, che era appunto il
cortile della caserma Osoppo, oggi completamente invaso dalle erbacce,
che potrebbe quindi essere finalmente vissuto come una nuova piazza di
Udine, forse la piazza del mercato, le ipotesi sono ancora allo studio.
Qualcuno ha anche ipotizzato che il muro di recinzione - che per anni è
stato considerato dagli abitanti un po' come un "muro di Berlino",
impenetrabile, che divideva la città dall'area militare - venga
ovviamente demolito ma che se ne conservino alcuni tratti, a memoria
della destinazione militare originaria.
La vecchia caserma Osoppo, quindi, come un'importante scommessa di
federalismo demaniale che diventa nuovo tessuto urbano: cadrà il muro di
cinta, forse ci saranno giardini, fontane, e intorno case,
appartamenti, negozi, supermercati, musei, scuole, con un polmone verde
(quello che divideva il comando dalle camerate) che diventerà
sicuramente un parco pubblico. Da un esempio di grave degradazione
post-militare a un tessuto vivibile e che guarda al futuro.
Dall'artiglieria pesante a una nuova vita pienamente "civile", un
quartiere nuovo di zecca con orizzonti residenziali e culturali. Che la
gente finalmente potrà vivere mentre per anni ne è stata esclusa.
Anche se ancora oggi alcuni abitanti di Via Brigata Re a Udine ricordano
con simpatia la caserma "vera": «Era meraviglioso vedere passare tutti
quei giovani di leva in libera uscita, invadere la città, salire gli
autobus di servizio, riempire le pizzerie, le nostre osterie. Oggi la caserma
Osoppo è soltanto una targa sopra un muro di cinta sbrecciato. I
militari l'hanno lasciata così, abbandonata, e nel tempo è diventata una
vergogna, una ferita nella nostra città, il degrado si vede anche dai
satelliti: dia un'occhiata a Google Earth, su Internet, c'è da
rabbrividire. Speriamo che il Comune intervenga presto. Qui dentro ci
sono soltanto silenzio e desolazione».
Una delle scale che portano alle camerate della settima Batteria. E' evidente lo stato di totale abbandono.
Servizio e fotografie di Pino Pignatta