05/05/2011
Peshawar, Pakistan
La produzione e la vendita di armi è un grande affare in Pakistan. Per cercare di capire meglio il fenomeno conviene venire fin qui, a Peshawar, la capitale della North West Frontier Province. Bisogna allontanarsi in auto dal caotico centro cittadino cercando di non alimentare sospetti ai numerosi check-point presidiati dalla polizia e dall'esercito. A pochi chilometri dalla città, occorre imboccare una via chiusa, sterrata, tanto anonima e desolata quanto polverosa. In fondo, sulla destra, ecco un piccolo capannone chiuso da un portone d’acciaio.
All’interno, appena entrati, sulla destra, c'è un piccolo ufficio con
una scrivania dove due uomini accolgono il visitatore e lo fanno
accomodare. Viene offerto un té. Un controllo accurato del passaporto
è sufficiente per avere l'agognato disco verde. E' possibile visitare
la struttura in piena libertà. Una porta si apre su un piccolo
cortile, cui fanno corona alcune stanze. Si tratta di locali piccoli,
sporchi, con postazioni di lavoro a terra ben distinte su ambo i lati,
ciascuna delle quali ha a disposizione una morsa e pochi semplici
strumenti di lavoro: lime, martelli, seghetti. Gli operai al lavoro
salutano con fare cordiale. E’ tutto molto chiaro ed esplicito, qui si costruiscono armi. La presenza di un estraneo è per qualcuno l’occasione per concedersi una piccola pausa.
«Non facciamo solo pistole, facciamo di tutto, siamo in grado di
riprodurre fedelmente ogni arma sul mercato», vien detto con orgoglio.
Per vincere dubbi e incredulità, mani veloci scartano due mitragliatori
imballati con cura, pronti per essere consegnati ad un cliente. «Questi
sono MP5, ma se tu volessi un AK47, un Kalashnikov, un M16… non ci sono
problemi, davvero». I tempi di produzione delle armi variano, di norma
in una decina di giorni viene duplicata l’arma originale, in seguito
occorrono 2-3 giorni per realizzarne una copia. Nessuna delle armi
prodotte viene contrassegnata da un numero di matricola o registrata.
Succede in questo capannone come nelle altre realtà del tutto simili
della zona, e questo fa ben capire quanto alto possa il numero delle
armi non censite in circolazione in Pakistan: si stima che siano oltre
40 milioni in tutto il Paese, ma è una cifra approssimativa e priva di ogni riscontro oggettivo.
Nessuna delle armi
prodotte viene contrassegnata da un numero di matricola o registrata.
Succede in questo capannone come nelle altre realtà del tutto simili
della zona, e questo fa ben capire quanto alto possa il numero delle
armi non censite in circolazione in Pakistan: si stima che siano oltre
40 milioni in tutto il Paese, ma è una cifra approssimativa e priva di ogni riscontro oggettivo.
A un certo punto l'attenzione cade su un pezzo in lavorazione dalla sagoma inconfondibile: è proprio un’italianissima Beretta 92F. «Ne facciamo tante di queste».
Artigiani buttati a terra, in stanze buie, con l’ausilio delle loro
mani e di pochi altri semplici attrezzi producono pistole e armi da
guerra a prezzi stracciati. Il lavoro riprende a pieno ritmo, c’è chi
fa andare una pressa, chi salda, chi usa una fresatrice…
Testo e fotografie di André Lebeau