Pensioni, ecco come cambieranno

Gli effetti delle ultime riforme sulla previdenza: l’età per la pensione di vecchiaia crescerà sino ad arrivare a 67 anni nel 2026, per uomini e donne. Come sarà negli altri Paesi.

28/10/2011

L’età per la pensione di vecchiaia crescerà gradualmente fino ad arrivare a 67 anni nel 2026, sia per gli uomini sia per le donne. È questo l’effetto previsto dai diversi interventi sui requisiti e le decorrenze per l’accesso al pensionamento approvati dalle manovre degli ultimi anni. A determinare l’aumento dell’età pensionabile sarà anzitutto l’applicazione del nuovo meccanismo che a partire dal 2013 aggancia i requisiti di età per il diritto alle prestazioni pensionistiche agli incrementi della speranza di vita, e che, successivamente, farà scattare ogni tre anni un ulteriore aumento.

Questa misura, che secondo le stime del Governo potrà comportare aumenti di 3 o 4 mesi a ogni adeguamento, non verrà applicata solo alle pensioni di vecchiaia ma interesserà anche quelle di anzianità maturate con meno di 40 anni. Dal 2014 poi è previsto il graduale aumento dell’età per la pensione di vecchiaia delle donne del settore privato, che sarà equiparata a quella dei colleghi uomini entro il 2026. Per le dipendenti pubbliche il requisito dei 65 anni scatterà già dal 2012. A tutto questo, poi, dobbiamo aggiungere la finestra unica d’uscita, adottata lo scorso anno, che sposta la decorrenza delle pensioni di vecchiaia e anzianità maturate con meno di 40 anni di 12 o 18 mesi dopo la maturazione dei requisiti. Per chi maturerà i 40 anni l’attesa della pensione si allunga addirittura di 15 o 21 mesi.

L’età effettiva in cui si dovrà lasciare il lavoro per andare in pensione risulta oramai sempre più allineata a quella dei principali Paesi Europei. Anche in Germania, per esempio, è in corso un progressivo aumento dell’età pensionabile dai 65 ai 67 anni, per tutti uomini e donne. È previsto un incremento di un mese ogni anno dal 2012 al 2023 e, successivamente, di due mesi ogni anno, sino ad arrivare ai 67 anni a partire dal 2029. In Francia, poi, da luglio di quest’anno è scattato l’aumento graduale dell’età minima, uguale per uomini e donne, per accedere alla pensione di vecchiaia in misura ridotta. Il requisito minimo dei 60 anni dunque aumenterà gradualmente fino ad arrivare a 62 anni dal 2018. Ma, la pensione in misura intera si potrà ottenere a 67 anni, oppure ad un’età inferiore ma con almeno 41 anni e mezzo di contributi.

Nel Regno Unito, da maggio 2010 è previsto un graduale innalzamento del requisito anagrafico delle donne fino a raggiungere i 65 anni nel 2020. Successivamente, dal 2024 al 2046 aumenterà l’età pensionabile fino ai 68 anni per tutti i lavoratori, uomini e donne. Attualmente in Spagna si va in pensione di vecchiaia a 65 anni (uomini e donne); l’ultima riforma delle pensioni comunque ha previsto un aumento graduale fino a 67 anni nel periodo dal 2018 al 2027. In Svezia, infine, è riconosciuta l’età flessibile per il pensionamento dai 61 ai 67 anni d’età, sia per gli uomini sia per le donne, prevedendo un assegno più alto per chi sceglie di andare in pensione più tardi (anche nel nostro ordinamento, fino al 2007, era prevista l’età flessibile da 57 a 65 anni, sia per gli uomini sia per le donne per la pensione di vecchiaia nel sistema contributivo).

Stefano Salvi, responsabile del Patronato Acli
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Postato da mateghen il 29/10/2011 12:04

Finalmente un articolo chiaro che spiega i vari passaggi. Grazie

Postato da aliasmagi il 28/10/2011 17:01

In questi giorni assistiamo ad una vera e propria guerra ideologica sulle pensioni di anzianita'. Capofila la Marcegaglia, che deve avere una bella faccia di bronzo, a parte l'abbronzatura. Dico questo poichè dovete sapere che numerose aziende aderenti a Confindustria rincorrono sindacati e Governo per ottenere accordi atti a porre in mobilità i lavoratori e scaricare nelle tasche dello stato cio' che loro risparmiano. Io sono stato messo in mobilità da una di queste aziende, per 4 anni, la mobilita' mi dovrebbe accompagnare alla pensione di anzianità a 62 anni e 38 anni di contributi. Avete sentito da qualche politico di destra o sinistra parlare di questo problema che coinvolge migliaia di ex lavoratori??? Silenzio assoluto. Dovremmo perdere anche la pensione , con buona pace per le nostre famiglie,dopo aver perso il lavoro?? Grazie e saluti

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