31/05/2010
Cesare Prandelli
È accaduto un miracolo. I sessanta milioni di italiani sicuri, uno per uno, di poter incarnare al meglio la carica di commissario tecnico della Nazionale di calcio non se la sono sentiti di criticare il fatto che la carica stessa dalla fine di luglio verrà assegnata a Cesare Prandelli, il quale sostituirà Marcello Lippi il quale aveva sostituito Roberto Donadoni del quale si sapeva con certezza, quando fu nominato, che avrebbe presto lasciato a Lippi il posto che lo stesso Lippi aveva lasciato dopo la vittoria mondiale del 2006.
La Federcalcio ha evidentemente deciso di partecipare al grande gioco nazionalpopolare con i suoi potenti mezzi e i suoi arcani fini.
Prandelli (di Orzinuovi, Brescia, classe 1957) giocatore è stato un buon mediano di Cremonese, Atalanta e soprattutto Juventus (tre scudetti, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, la Supercoppa europea). Prandelli tecnico ha allenato (bene) Atalanta, Verona, Lecce, Parma e Fiorentina.
Nel 2004 aveva un contrattone con la Roma, preferì fermarsi per restare accanto a Manuela, la moglie gravemente malata, ped accompagnarla nei giorni finali. La Fiorentina gli ha offerto calore di popolo e progetto dei fratelli Della Valle, che poi si sono tirati un bel po' indietro. Da qui l'addio. Prandelli con la Federazione guadagna, per quattro anni, un milione all'anno più premi eventuali. Ci rimette, ma lavora di meno e si diverte di più. È assolutamente certo che, in caso di delusione al prossimo campionato europeo, nel 2012 in Polonia ed Ucraina, sarà sostituito. Forse ancora da Lippi, che lascerà comunque anche in caso di prossima vittoria mondiale in Sudafrica.
Già, Lippi: pensiamo sia l'unico a possedere le chiavi magiche del gioco, e chissà cosa vuol fare da grande (magari soltanto godersi la sua Viareggio, il mare, la barca, gli amici).
Il fatto che la Federcalcio abbia giocato d'anticipo, può essere interpretato in molti modi, anche seguendo parametri logici, sempre comunque con la certezza che non si tratta della spiegazione gista, per la semplice ragione che essa non esiste.
Trattasi infatti, ripetiamo, di un gioco che adesso ha diviso i sessanta milioni di italiani esperti di calcio in tre partiti: 1) quelli che pensano che Prandelli vada bene per il ruolo; 2) quelli che pensano che Prandelli sia usurpatore del ruolo “che spettava a me”; 3) i tifosi della Fiorentina che sono tristi per la partenza di Prandelli, il quale con la squadra viola in Champions aveva ormai eliminato il Bayern, poi finalista, non fosse stato per un arbitro cieco o volutamente non vedente.
Un gioco comunque più grande di noi, non di loro.
Loro chi? Quei pochi che sanno, fanno, disfano e si divertono a seguire le nostre interpretazioni. Compresa quella che alla Federazione faccia comodo avere già messo avanti un argomento di cui parlare nel caso probabile di un Mondiale balordo e dopo che la candidatura nostra per l'Europeo 2016 è andata regolarmente buca (ha vinto
la Francia) perché nessuno si fida dei nostri stadi, dei nostri pubblici, del nostro calcio. Quanto agli azzurri in Sudafrica, nessuna conseguenza immediata: sono professionisti, sin troppo, e giocheranno come sanno, anzi come possono.
Gian Paolo Ormezzano