Revisionismo, maneggiare con cura

E' l'avviso che arriva dalle diocesi di Novara e Vercelli per il 25 aprile.

23/04/2010

Attenti al revisionismo storico sulla Resistenza e la Costituzione. Per ora è un “lieve venticello”, ma rischia di diventare “una corrente gagliarda”. Le diocesi di Novara e di Vercelli sono preoccupate a 65 anni dalla liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo che si dimentichi il sacrificio di donne e uomini, di 46.187 partigiani morti per la democrazia, di oltre 40 mila persone uccise nei campi di concentramento nazisti, di migliaia di soldati italiani che per non combattere per la Repubblica sociale finirono internati in Germania e morirono.

    Così hanno scritto in un documento dove le parole sono chiare, intitolato Il dovere e l’amore della memoria. Lo firmano le commissioni diocesane Giustizia e pace, convinte del rischio che oggi il Paese corre di “pensionare” la Resistenza: “Oggi si assiste ad un affievolirsi sempre più marcato di tutto ciò che la Resistenza ha generato nella storia civile del nostro Paese”. E la responsabilità è anche della “scuola che poco ha fatto per depositare nelle coscienze dei ragazzi italiani il nesso tra Resistenza e Costituzione”. Denuncia un clima di “strisciante restaurazione” per “quieto vivere” nel quale a volte si invoca la “buona fede di chi combatteva da una parte e dall’altra” e altre volte si chiede “rispetto” per “tutte le vittime delle violenza” per arrivare ad una memoria che non laceri più la società italiana. Tuttavia è proprio dalla Resistenza che è nata la Costituzione: “Resistenza, guerra di liberazione e Costituzione restano i cardini della coesione nazionale”. Le diocesi di Novara e Vercelli rilevano che oggi “purtroppo si assiste, in maniera sempre più subdola e marcata al tentativo di porre sullo stesso piano, fascisti e antifascisti, partigiani e repubblichini. Crediamo davvero difficile che si possa pensare di dare pari dignità come belligeranti, sia ai partigiani che combattevano per la Libertà, che ai fascisti della Repubblica di Salò che difendevano con le unghie e con i denti l’esanime dittatura di Mussolini”. Per cui mettere sullo stesso piano “vittime e carnefici” delle stragi di Marzabotto, di Sant’Anna di Stazzema, di Boves e di altri eccedi è “un’operazione di maquillage antistorico che non può e non deve essere portato a compimento”.

    Nel documento, unico per ora, nell’anniversario delle Resistenza, si ricorda anche il contributo dato dai cattolici alla Resistenza. Non solo molti giovani cattolici sono andati in montagna a combattere, ma le diocesi di Novara e Vercelli mettono in primo piano il contributo dato dalla popolazione che ha aiutato i partigiani, perché “idealmente, senza imbracciare un’arma si schierava accanto ai combattenti per la libertà”.

Alberto Bobbio
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