Il ricco erede che prese il fucile

Figlio di un boss dell'edilizia in Arabia Saudita, prese la via della militanza con l'invasione sovietica dell'Afghanistan. L'invenzione di Al Qaeda.

02/05/2011
Osama bin Laden.
Osama bin Laden.

Osama (versione occidentalizzata di Usama) Bin Laden (secondo la pronuncia saudita, mentre l’arabo classico vorrebbe Ibn Ladin) era nato a Riad (Arabia Saudita) il 10 marzo 1957 dallo yemenita Muhammad bin Awad bin Laden e dalla siriana Hamida al-Attas. Il padre era un costruttore edile che aveva fatto fortuna in Arabia Saudita, fino a sviluppare buoni contatti con la stessa famiglia reale. Hamida era la sua decima moglie e Osama era il diciassettesimo di 52 fratelli e fratellastri.

     Osama crebbe con la madre, che aveva divorziato da Muhammad bin Laden poco tempo dopo la sua nascita, ed ebbe l’educazione tipica di un giovane benestante saudita. Si laurea in Economia a Gedda e nel 1979, nella stessa città, consegue anche un diploma in Ingegneria Civile. A 17 anni si sposa per la prima volta (avrà 4 mogli) e tutto lascia pensare a un inserimento nell’azienda paterna, nel frattempo diventata un colosso dell'edilizia.

     Il suo destino cambia invece radicalmente nel 1979, con l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Osama si avvicina ai mujaheddin e nel 1984 vara un’organizzazione (Maktab al Khidamat) che convoglia armi, denaro e militanti verso la resistenza afghana. Il salto di qualità, però, avviene nel 1988, con la fondazione di Al Qaeda. Per molti afghani e sauditi Osama è già un mito. Non fatica, quindi, a trovare uomini disposti a seguirlo nella nuova avventura, che comporta però la rottura con gli ambienti della Casa reale che lo avevano appoggiato agli inizi, anche perché Osama è molto critico per l’appoggio che l’Arabia Saudita offre agli Usa nella prima Guerra del Golfo.

     Nel 1991 Osama trasferisce il proprio quartier generale a Khartum (Sudan), dove resterà fino al 1996, per poi muovere verso l’Afghanistan proprio nell’anno della presa di potere dei talebani. I cinque anni in Sudan segnano l’ascesa di Osama e di Al Qaeda nella galassia del terrorismo islamico. Vengono inviati emissari in Europa, negli Usa e in Asia e organizzati i primi attentati contro cittadini, basi militari e strutture degli Usa. Nel 1992, in particolare, il suo gruppo colpisce alcuni alberghi in Yemen frequentati dal contingente militare americano impegnato in Somalia nella missione Restore Hope.

     I servizi segreti Usa cominciano a interessarsi a Osama anche grazie alle rivelazioni di un disertore, Jamal al Fadl, che da Khartum era scappato con 100 mila dollari dell’organizzazione e si era rifugiato in Germania, ma sottovalutano il potenziale distruttivo di Al Qaeda. Un errore che verrà loro rimproverato anche nel Rapporto del Congresso sulle stragi dell’11 settembre 2001.

     Arrivato in Afghanistan, accolto e aiutato dai talebani, Osama è ormai pronto per sfidare gli Usa. Nell’agosto del 1988 due attentati simultanei radono al suolo le ambasciate americane di Nairobi (Kenia) e Dal as Salaam (Tanzania) e nell’ottobre del 2000 un’imbarcazione carica di esplosivo e guidata da un kamikaze si lancia contro il cacciatorpediniere “Cole”, ormeggiato nel porto di Aden, uccidendo 17 marinai.

     Bin Laden entra nella lista dei dieci super ricercati dell’Fbi, sul suo capo viene messa una taglia di 25 milioni di dollari (che sarà poi portata a 50 milioni) e Bill Clinton ordina di bombardare uno dei suoi rifugi, che risulta però deserto. Si arriva così al settembre 2011, ai quattro attacchi suicidi accuratamente pianificati contro le Torri Gemelle di New York (due aerei), il Pentagono e la Casa Bianca (ma il quarto aereo cade al suolo per la reazione dei passeggeri) a Washington.

     Una strage mai vista sul suolo americano: oltre ai 19 dirottatori, sono 2.974 vittime di 90 nazionalità, oltre a 24 dispersi. Tutti i morti sono civili, a parte 55 militari uccisi nell’attentato contro il Pentagono. L’apice della “carriera” dello Sceicco del terrore (così venne soprannominato Osama) è però anche l’inizio della sua fine. Dopo l’11 settembre gli Usa dichiarano la “guerra al terrore” e attaccano l’Afghanistan. Il regime dei talebani collassa rapidamente e Osama diventa un latitante, ricercato dagli Usa e da tutto l’Occidente. L’ultima localizzazione sicura di Bin Laden avviene a Kandahar (Afghanistan), nel 2001, poco dopo l’attacco americano. Poi è solo fuga, resa ancor più difficoltosa dalla malattia ai reni, contratta (pare) dopo un tentativo di avvelenamento da parte della Cia. Una fuga durata quasi dieci anni ma terminata come sappiamo.

Fulvio Scaglione
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