21/10/2011
Una scena del film "Bar Sport", nelle sale da venerdì 21 ottobre. In primo piano: Teo Teocoli.
C’era una volta un attore considerato di culto. Ma, a poco a poco, tutti si accorsero che i suoi ruoli da gregario del cinema erano strategici e così cominciò ad apparire nei più importanti film italiani. Come d’improvviso, allora, anche il grande pubblico si accorse di lui e lo apprezzò. Questa è la storia di un attore di “sostanza”: Giuseppe Battiston, friulano doc, da venerdì 21 ottobre, in tutte le sale italiane con “Bar Sport”, la pellicola ispirata al libro di Stefano Benni, 35 anni dopo la sua uscita. Nel cast anche Claudio Bisio, Angela Finocchiaro, Lunetta Savino, Antonio Catania e Teo Teocoli e Antonio Cornacchione.
L'attrice Lunetta Savino.
Bar Sport è un film sulla nostalgia?
Non direi, è un film sull’amicizia vera, quella tra il proprietario del Bar, che sono io, ed il “tennico” Claudio Bisio intorno ai quali ruotano le vicende di una serie di personaggi. La storia di un gruppo di amici che prima ancora di far ridere ci ricorda situazioni che abbiamo vissuto, personaggi che, almeno una volta, abbiamo incontrato nella vita. C’è il gestore del bar, il tuttologo chiacchierone, lo scontroso, l’ingenuo, la cassiera procace, il geometra pedante, il nonno con la tosse ed il playboy fanfarone. Uno spaccato di umanità.
Claudio Amendola
Il barista è un po' come il parrucchiere che raccoglie le confidenze dei clienti?
Mi sento di dire, qualcosa di più. Il suo ruolo è polivalente. A seconda delle occasioni può essere regista, direttore delle luci, interprete. È quella persona che dirige la coralità del locale.
Tu credi nell’amicizia?
Certo, anche se gli amici sinceri sono davvero pochi. Può essere una frase scontata ma è vera. Con il tempo sono diventato molto selettivo. Ad un amico puoi chiedere cose che non puoi chiedere a tutti e nello stesso tempo l’amicizia richiede grande generosità. Ma tutto questo deve avvenire in modo spontaneo. In caso contrario, non si può parlare di amicizia ma di interesse.
Claudio Bisio
Il “Bar Sport” esiste oggi o è
rimasto solo nella memoria?
Esiste ancora, secondo me,
ma in provincia. Nei piccoli centri ci si conosce tutti e c’è ancora la voglia
di riunirsi per sentire, raccontare storie vere o false che siano.
Ai giovani d’oggi
consiglieresti di frequentare il “Bar Sport”?
Assolutamente sì.
Troverebbero una situazione ottimale di aggregazione dove le persone parlano e
si ascoltano. Perché ho la sensazione, soprattutto alla luce degli ultimi accadimenti
di Roma, che la gente o si scontra o si ignora. Le modalità di contatto tra gli
essere umani sono cambiate, decisamente peggiorate.
Il “Bar Sport” di oggi è Facebook?
Credo
di sì, purtroppo. Però non dimentichiamo che si tratta di incontro non fisico
ma solo virtuale. Tutto questo è positivo perché ti mette in contatto con il
mondo ma nello stesso tempo è un mezzo da usare con intelligenza perché ti
isola.
Antonio Cornacchione
Sei mai andato al bar?
Tantissime volte. Sono friulano, di Udine, nella mia zona ci sono tantissimi bar e tutti molto frequentati ancora oggi.
Cosa ruberesti a Claudio Bisio, il tuttologo del “Bar Sport”?
L’ironia che riesce a trovare in ogni cosa, prerogativa solo dei grandi comici.
Tu hai fatto molta gavetta vieni, vieni dal teatro, cosa ne pensi di quelli che si improvvisano attori e che lavorano senza avere grandi doti?
Il problema è chi glieli fa fare e offre loro cifre da capogiro. Chi non accetterebbe? È il sistema da rivedere. È un po’ lo stesso discorso dei calciatori. Ci si lamenta del fatto che sono strapagati ma continuano ad avere ingaggi esagerati.
In un’intervista hai dichiarato che bisogna alzarsi da tavola sempre con un po’ di appetito. Ma tu lo fai?
Perché non si vede?
Hai già vinto il David di Donatello, il Ciak d’Oro ed il prestigioso premio teatrale Ubu, prossimo obiettivo?
Il nobel per la “fisica”!
Monica Sala