Fini: la famiglia al centro

Intervista al Presidente della Camera Gianfranco Fini: «La condizione di disagio in cui si trovano tante famiglie deve entrare ai primi posti dell’agenda della politica".

15/04/2010

Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha presenziato a Milano nella sede di Famiglia Cristiana alla presentazionedel Rapporto Cisf 2009 intitolatoIl costo dei figli, martedì 23 marzo. Ne abbiamo approfittato per fargli alcune domande sul tema.

Presidente Fini, il Rapporto Cisf2009 denuncia una grave assenza di politiche familiari: condivide questo segnale di allarme?
«Le istituzioni devono prendere atto di una realtà difficile e porla al centro delle principali preoccupazioni nazionali. La condizione di disagio incui si trovano tante famiglie italiane deve entrare nei primi posti dell’agenda della politica. Finora ciò non è avvenuto. O è avvenuto in modo insufficiente. I motivi sono diversi e vanno dalle difficoltà di bilancio a una più generale assenza di interventi strutturali nella società. Intendiamoci, non è un problema che nasce oggi. Però, oggi la situazione di molte famiglie sta diventando insostenibile, come si evince anche dal Rapporto Cisf. Una politica di reale sostegno alla famiglia non è più dilazionabile».

Che tipo di sostegno è necessario?
«L’intervento in favore della famiglia deve uscire da una logica meramente “emergenziale” e assistenziale. Accanto alle necessarie misure di aiuto economico, rese ancora più urgenti dalla crisi esplosa lo scorso anno, occorre un cambiamento di mentalità e di prospettiva. La famiglia va pensata come una grande risorsa della società e deve essere oggetto di una politica concepita in modo unitario. Investire sulla famiglia vuol dire investire sul futuro del Paese».

Sempre nel Rapporto Cisf si affermache i figli non sono promossi come “bene comune”, ma considerati una sorta di “costo privato”...
«Dico che in Italia le famiglie sono lasciate sole. E devono supplire alle carenze del sistema del welfare. Quando, ad esempio, si esalta la famiglia come “ammortizzatore sociale”, bisogna stare attent a non esagerare».

Esagerare perché?
«Perché un conto è valorizzare il principio di sussidiarietà, necessario anche alle società più prospere, che hanno sempre e comunque bisogno del “capitale sociale” garantito dalla vitalità delle famiglie, delle comunità e dei corpi intermedi. Un conto è invece tentare di nobilitare l’assenza di politiche strategiche o le inefficienze della Pubblicaamministrazione secondo il principio del “finché la barca va…”. L’assistenza di nonne e zie ai bimbi mentre i genitori sono al lavoro deve essere, ad esempio, il frutto di una libera scelta affettiva ed educativa, non la necessità imposta dalla insifficienza degli asili nido. Allo stesso modo è ingiusto scaricare sui genitori e sui nonni la tremenda responsabilità di una società che fornisce poche opportunità di lavoro ai ragazzi».

Non ritiene che il fatto di vedere il figliocome un “costo” e non come un“investimento” sia anche il frutto diun pregiudizio culturale, oltre che diun disagio economico?
«Non c’è dubbio. Il discorso è vasto ecomplesso, coinvolge i modelli di vitaprevalenti nella nostra società. Normalmentesi recita il “mantra” dell’egoismo,dell’edonismo e dell’individualismo.Non dico che sia sbagliato. Però è generico:tutte le società dell’Occidente nesono interessate. Ci dovremmo piuttostochiedere perché il tasso di natalitàdell’Italia è tra i più bassi d’Europa. Forseperché gli italiani sono più egoisti,edonisti e individualisti degli altri europei?Non credo. La risposta sta probabilmentenel fatto che gli italiani di oggisono più pessimisti e più sfiduciati. Chiritarda il concepimento di un figlio perchéteme una caduta nel tenore di vitao una limitazione di libertà non credenel futuro. Non vuole mettersi in giocoperché pensa che non ne valga la pena.Sono processi intimi, che avvengononella coscienza di ognuno. Però il climasociale e il famoso “spirito del tempo”hanno la loro influenza. Riaccendere lasperanza è compito di tutti i soggettiche hanno responsabilità sociali. E lapolitica deve essere in prima fila».

Torniamo alle misure di sostegno.Nel Rapporto Cisf si suggerisce di promuovereservizi più flessibili. All’asilonido tradizionale si potrebbero, adesempio, affiancare interventi più leggeri,più “a base familiare” (nidi condominiali,tagesmutter, micronidi).Cosa ne pensa?
«Sono d’accordo. Laddove non arrivail pubblico, può intervenire la comunità.Si potrebbe immaginare anche unpacchetto di misure dirette specificamentealle giovani famiglie, che prevedauna serie di agevolazioni fiscali comela detraibilità delle spese per la babysitter e per varie necessità primariedei figli in età pre-scolare. Occorrerebbeanche incentivare le aziende a creareservizi per l’infanzia a vantaggio deigenitori-lavoratori. Sono pochi esempidi interventi possibili. Ma dimostranola necessità di far entrare la voce “famiglia”nella riforma del welfare».

Nel Rapporto è indicata una concretaproposta di riforma del fisco “a misuradi famiglia”, tema su cui il ministroTremonti ha chiesto una discussionenel Paese, non affrettata né approssimativa. Qual è il suo giudizio?
«Il tema della riforma del fisco non riguardasolo la famiglia, ma l’intero sistemaitaliano. Un alleggerimento dellapressione tributaria sulle famiglie è necessarioquanto un analogo alleggerimentosulle imprese. Viviamo in una societàintegrata e a vasi comunicanti.Una delle grandi sfide italiane dei prossimianni sarà quella di liberare risorse avantaggio non solo dello sviluppo economico,ma anche della qualità della vita.Per quello che riguarda specificamenteil rapporto fisco-famiglie, vale lo stessodiscorso che vale per il welfare: si deveinserire la voce “famiglia” in ogni progettodi riforma tributaria. L’importanteè porsi sempre nell’ottica della riformastrutturale e guardare al problema sianei tempi brevi o medi sia nei tempi lunghi.Quanto al primo aspetto, si dovrannoindividuare le strade per estendere ilsistema delle detrazioni e delle deduzioni.Quanto al secondo, occorrerà porsiin modo strategico il problema del reperimentodelle risorse per politiche di piùampio sostegno alla famiglia. L’obiettivoprioritario deve essere quello di aumentarela produzione di ricchezza socialecorreggendo i vizi di fondo del sistema:non è più tollerabile che l’Italiaabbia ritmi di crescita sempre al di sottodegli standard europei. Non va, comunque, trascurata l’ipotesi di interventi diriequilibrio del sistema pensionistico,che in Italia incide sull’ammontare complessivodella spesa sociale in misura superiorerispetto a quanto accade nei piùgrandi Paesi della Ue. Vi sarebbero cosìpiù ampie possibilità di intervento sia infavore delle famiglie sia in favore dellecategorie deboli della società».

Renata Maderna
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