Messner: il fallimento rende più umani

Intervista al celebre alpinista che ha appena scritto "Spostare le montagne": un libro per affrontare le sfide della vita, superando i propri limiti. La chiave di tutto è sopravvivere.

19/02/2012
L'alpinista Reinhold Messner davanti a una fotografia gigante del Nanga Parbat, una delle vette più difficili al mondo (foto Corbis).
L'alpinista Reinhold Messner davanti a una fotografia gigante del Nanga Parbat, una delle vette più difficili al mondo (foto Corbis).

Tutti lo cercano, tutti lo invitano. Non ha più uno spazio libero sulla sua agenda. Tutti vogliono che parli delle sue estreme, incredibili ed irripetibili esperienze. Difficile per Reinhold Messner, considerato uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi, avere del tempo libero per stare con se stesso. Sarà presto costretto a scappare di nuovo in cima ad una vetta o in mezzo ad un deserto se intenzionato ad intraprendere una delle sue inimitabili esplorazioni. Molto stressante il mestiere del relatore. Molto più di quello dell’alpinista.

Interviste, serate ed anche un libro “Spostare le montagne” , edito da Mondatori, dove Messner, come suo solito affronta una nuova avventura : insegnare, a chi lo vuole, come affrontare le sfide della vita superando i propri limiti. Perché secondo Messner, le montagne da superare, le difficoltà sono dentro di noi. Ne è talmente convinto che ha sentito l’esigenza di spiegarlo attraverso i racconti delle sue imprese dalla Groenlandia alle vette himalayane, dal deserto dei Gobi all’Antartide.

Basta attingere alla nostra energia creativa per affrontare le sfide più difficili, ovvero quelle della vita. Senz’altro più facile a dirsi che a farsi. Occorrono strategia, pianificazione, tenacia, gioco di squadra, ma anche intuito, coraggio, flessibilità e capacità di improvvisazione. Come non affidarsi allora totalmente ai suoi consigli, come non farsi catturare da chi ha scalato tutte le 14 vette oltre gli 8 mila metri, conquistato l’Everest senza ossigeno ed in solitaria. Perché la sua prima lezione di vita stupisce e sorprende. Il grande esploratore ama dire “Non sono stati i successi a fare di me quello che sono, quanto i miei numerosi fallimenti”.

A chi si rivolge il libro, agli sportivi o sono consigli che possono seguire tutti?
I miei consigli sono rivolti a tutti. L’alpinista è una persona normale. Raggiunge i suoi obiettivi passo dopo passo. Solo così si possono raggiungere le cime più alte o le mete più difficili anche nel mestiere che si fa.

A questo proposito. Nel libro ci sono numerosi paralleli montagna-lavoro. Per esempio, la vetta della carriera, la cordata alla guida di un’azienda…

Certo. Mi capita spesso di accompagnare grandi manager in luoghi sperduti e lontani a ritrovare loro stessi e nuove energie per dirigere meglio le aziende che comandano. Molti sono stati colpiti dalla sindrome del burn-out, dell’inaridimento, dell’essere bruciati o “fusi”. Sa cos’è?

No, me lo spiega?
Ebbene questa sindrome non è nota solo agli operatori sociali, agli uomini d’affari, ai politici. Anche coloro che si muovono ai limiti estremi, come me, sanno cos’è. Chi si sia per un lungo periodo inoltrato fino al limite di ciò che può chiedere a se stesso, e quindi esposto di continuo a grandi pericoli, avverte prima o poi la stanchezza, la svogliatezza, e forse persino perplessità su quello che sta facendo. Non tanto dubbi relativi al senso, quanto a se stesso. La conseguenza è fatta di cedimenti delle capacità di prestazione, di creatività, di motivazione. Si potrebbe pensare che tutti quelli che si muovono ai limiti estremi dovrebbero aver imparato a reagire invece non è sempre così. A volte, si pretende troppo da stessi. E ripetuti fallimenti inaridiscono.

Ha interrotto alcune sue importanti spedizioni. Difficile pensare a lei come uomo prudente. Fino a che punto è giusto rischiare?
Non è giusto rischiare. Se si rischia più di una volta, nella mia attività, non si sopravvive. L’arte del grande alpinismo è andare dove ci sono pericoli, difficoltà, esposizione ma anche dove si è in grado di controllare la situazione. Chi vuol fare passi da gigante sicuramente inciampa e muore. Sopravvivere è la chiave. Non rischiare la vita…

Il fallimento rende più umani?
Sicuramente. Il rischio è quello di montarsi la testa e, nel mio settore, è molto pericoloso perché in gioco non c’è solo un posto di lavoro ma la vita. Chi si avvicina alla natura come ad una forza quasi divina, chi la rispetta profondamente alla fine riesce ad raggiungere gli obiettivi prefissati. Chi pensa di avere forze sovrumane non va lontano. Questo libro è importante anche perchè siamo entrati in una crisi globale e noi dobbiamo essere disposti a dare di più, a fare le cose con entusiasmo. Solo così possiamo salvare il nostro Paese.

Le vette più alte le ha scalate, quale potrebbe essere la prossima sfida?
Mi rimangono quelle da 6 mila metri…

Altri obiettivi?
Mi piacerebbe fare un film per raccontare le mie montagne. E poi seguire più da vicino il mio museo, il Messner Mountain Museum che si trova a Castel Firmiano, Bolzano.

La definiscono anche un uomo molto saggio…
La mia saggezza dipende da un processo di apprendimento che si protrarrà finchè vivrò.

Monica Sala
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