Riccardi: coraggio, fratelli d'Italia

Dopo le Settimane sociali, il 17 ottobre i cattolici si incontrano di nuovo a Todi. «È un processo lento», dice Andrea Riccardi. «E nessuna nuova “balena bianca”».

11/10/2011

«Se c’è una cosa da rilevare è che i cattolici sono tornati a incontrarsi, come non accadeva da tempo». Andrea Riccardi, professore di Storia, fondatore e leader della Comunità di Sant’Egidio, alla fine non ci trova nulla di strano se le associazioni e i movimenti dell’ampio e variegato mondo cattolico si mettono intorno al tavolo per discutere del Paese e forse anche per proporre qualche soluzione ai suoi guai. Ma non ci sta a definire l’appuntamento di Todi, dove il 17 ottobre si riuniscono le sigle del laicato cattolico ecclesiale e sociale insieme al cardinale Angelo Bagnasco, come una sorta di Opa dei cattolici sulla politica e sul Palazzo.

– Perché, professore?
«È riduttivo, sembra che siano gli Stati generali per dar vita a un partito. Invece è un processo che, secondo me, non deve portare alla costituzione di una nuova “balena bianca”, o piuttosto di un bianco pesciolino».

– E allora a cosa?
«Intanto sgombriamo il campo, appunto, dalle cose: nessuna “cosa bianca”, perché non c’è all’orizzonte nessuna strategia per costruire una organizzazione, neppure di pressione sulla politica. Insomma nessun Comitato civico e nessun leader da legittimare».

– Eppure si dice che lei sia il leader di questo movimento, cioè del “soggetto” di ispirazione cristiana che sappia interloquire con la politica, secondo le parole del cardinale Bagnasco...
«Assolutamente no. Io non mi candido a niente. A Todi ci vado, passo e saluto, esprimo una mia simpatia e poi riparto. Ho impegni all’estero».

– E cosa dirà?
«“Coraggio fratelli d’Italia”, perché lì c’è gente che ama questo Paese come dovremmo fare tutti».

– Invece?
«Vede, in Italia c’è tanta gente che ama l’Italia, che soffre e si dà da fare. Poi c’è la politica e in mezzo l’abisso. Chi ama il Paese deve lavorare per colmarlo, questo abisso».

– Per questo parla di processo?
«Sì e sarà lungo. Anzi, se qualcuno cerca scorciatoie sbaglia. La tensione morale, la passione per lo Stato e per una società più solidale, l’elaborazione di un sistema di governo più saldo e più vicino ai cittadini non si inventano in un paio di riunioni. Occorre tempo e grandissima competenza».

– Ma il “soggetto” dove si colloca?
«Mi permetto di dire che se la discussione si limita alla ricerca di un posto dove stare, fuori dai denti a destra o a sinistra o al centro, si commette un errore, non è una cosa molto utile. Un processo funziona solo se il cammino che si intraprende riesce a proporre analisi profonde sulle quali si trova una convergenza. Noi siamo in questa fase. Se invece si vuole discutere di strategie e della ricerca di leader io non ci sto più».

– Quindi nessuna Opa cattolica, in vista delle elezioni, sull’elettorato che fin qui ha votato il Cavaliere?
«A me non piace la dietrologia. Lo stato dell’arte è il seguente: c’è un Paese in crisi, la politica non comunica più con la gente, vince l’antipolitica e dietro l’angolo ci sono sentimenti di ribellismo. Prendersi cura della “cosa pubblica”, come si diceva una volta, sembra una follia, libertà ormai è diventato sinonimo di licenza. Eppure quasi nessuno si rende conto delle conseguenze drammatiche di tutto ciò. I cattolici, che hanno costruito la democrazia in Italia, insieme ad altri, con grande passione e responsabilità, possono stare a guardare la casa che crolla e le macerie che si accumulano? Io credo di no».

– Quindi questa che fase sarebbe?
«Siamo in una fase movimentista, mi verrebbe da dire, non in quella dell’organizzazione. Nessuno deve pretendere adesso di ergersi a leader. Ci sono associazioni, movimenti, circoli intellettuali, gente varia insomma, che intendono aprire tavoli di confronto con tutti».

– Anche con i partiti?
«Piano. Non siamo ancora a quella fase. Prima bisogna compattare un movimento, che oggi è multiforme. Direi che siamo sul terreno pre-politico».

– Dentro ci saranno solo cattolici?
«E perché? Il confronto va fatto anche con i laici, cioè con tutti quelli che credono nella ripresa di un’iniziativa che parli alla politica e alla gente».

– Ma un’organizzazione è necessaria. Il Forum di Todi è una prova generale?

«No è un Forum, serve per produrre idee. Oggi c’è bisogno di idee, il resto viene dopo. Todi è una tappa di un processo e io mi auguro che ci siano tanti altri appuntamenti importanti ».

– Mi scusi se torno sul tema della leadership. Un processo, dunque una transizione verso una meta, qualcuno lo dovrà pur guidare, o no?
«Un processo è guidato dalle idee buone che tante persone, se vuole tanti leader, riescono a mettere insieme per uscire dalla palude di una società troppo atomizzata, neoindividualista, dove ognuno pensa solo a sé stesso e tuttavia si lamenta, chiuso in sé tra deprecazione e impotenza. Il leader si troverà, verrà fuori dal processo, forse c’è, forse non lo vediamo, ma lo troveremo. Questa, ripeto, è la fase della pazienza, una fase dove il nemico è la fretta, nella quale è sbagliato rispondere alla domanda dove sei e con chi stai. Perché o noi tutti siamo capaci di elaborare “idee lunghe”, cioè visioni che riempiono un orizzonte che davvero oggi è vacuo, con umiltà e lealtà, senza dire dove voglio collocarmi, oppure saremmo travolti dalla nebbia che si farà più intensa e dalla tempesta che si farà più rovinosa. I cattolici voglio evitare che l’abisso si allarghi oltre la misura già tragica di oggi».

Alberto Bobbio
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Postato da degrel0 il 14/10/2011 11:49

Dove vanno i cattolici?Risposta semplicissiama:a destra quelli di destra,al centro quelli di centro e a sinistra quelli di sinistra.E' banale ma è la realtà,tutto il resto è interessante ma ininfluente chiacchiera.

Postato da Franco Salis il 13/10/2011 14:29

@Elio 50 il 12/10/2011 18.08 dice: “Certo e' un'idea che deve maturare. Ma si possono fin d'ora porre de paletti? Formigoni dove lo mettiamo?” Se agissimo subito,non avrebbe dovuto interessare perché non è al Parlamento. Ma essendo CL monolitica ed essendo lui il capo, (alla stessa stregua di Bossi per i leghisti i quali almeno sanno di avere come obiettivo l’indipendenza, CL ha come obiettivo la gestione del potere per il potere, disposti a tutto anche a fare alleanze col diavolo,interessante è vincere.) il problema si pone eccome” Infatti dicevo nel precedente post “con chi ci sta” subito,poi solo giovani!

Postato da Franco Salis il 13/10/2011 14:10

Ho letto con molta attenzione l’intervista,rimanendone profondamente deluso per gli annunciati “tempi lunghi”. «Vede, in Italia c’è tanta gente che ama l’Italia, che soffre e si dà da fare. Poi c’è la politica e in mezzo l’abisso” questa affermazione contraddice ,a proposito del processo, che«Sì e sarà lungo. Anzi, se qualcuno cerca scorciatoie sbaglia". Il ragionamento sembrerebbe non fare una grinza,ma nasconde contraddizioni. Leggo la risposta alla domanda: “Quindi nessuna Opa cattolica, in vista delle elezioni, sull’elettorato che fin qui ha votato il Cavaliere?” Mi pare che sia condivisibile. C’è qualcosa che non torna: siamo vicini all’abisso,che si trova tra la gente e la politica,e occorre camminare piano!? Di solito quando c’è un malato grave,si chiama l’ambulanza e si predispone la sala operatoria con medici e paramedici pronti ad intervenire. Qui invece si presuppone che non ci siano né medici né paramedici e che bisogna formarli sin dal primo anno di medicina. E il paziente grave? I pazienti sono i giovani senza lavoro, i cassaintegrati,le giovano famiglie,gli anziani etc etc. Se vai piano,forse preparerai una classe dirigente,ma intanto le giovani famiglie e i giovani non saranno più giovani e gli anziani saranno morti.Si creerà un ulteriore vuoto generazionale. Il Papa ha ripetuto ormai quattro (o solo tre?) volte "sogno una classe politica cattolica". Il recente documento di Bagnasco mi sembra “pregevole studio a tavolino”,ma può diventare inutile se richiede tempi lunghi . Gli uomini di Chiesa dimenticano una cosa: il malato grave sta per morire. ma il medico afferma che solo lui è il medico. La chiesa ha sempre avuto tempi lunghi: 4 secoli per riabilitare Galilei,continua a ragionare in tempi lunghi,mentre il malato ha bisogno di essere curato adesso. Una cosa è costruire una classe dirigente e lì sono d’accordo occorre tempo. Ma bisognerà anche “sporcarsi le mani”,come ho detto in altra occasione. Se no si corre il rischio di cadere nel peccato di superbia: niente errori, oppure crepi il mondo. O più semplicemente, questa strategia autorizza a pensare che gli uomini di chiesa non si accontentano di dare il loro contributo,ma vogliono conquistare l’Italia giacché essendo stato sempre il loro desiderio,non ci sono mai riusciti perché si sono affidati a terzi. Non è contradditorio parlare di “valori non negoziabili”, se la chiesa non è e non vuole essere un soggetto politico quando il “negozio” avviene tra soggetti politici? Quindi anche questa affermazione crea perplessità. Se il popolo italiano cade nell’”abisso”, saranno dolori per tutti, compresi gli uomini di chiesa: si aggraveranno e saranno fuori controllo le lotte sociali e la credibilità,anche della chiesa,già fortemente compromessa da fatti discutibili ,sarà compromessa del tutto. Tutto ciò dà ragione a don Marzi quando afferma la necessità di un nuovo Concilio Vaticano per dare risposte che rappresentino veramente fonte di orientamento del popolo cattolico. Si è parlato del mondo cattolico variegato,eufemismo per dire fortemente diviso. Faccio riferimento ancora una volta a una persona : Don Colmegna. Non lo si può elogiare e poi si mettono in atto scelte in contrasto con la sua pedagogia. Don Colmegna non si dà tempi lunghi,ma tempi reali. Insomma occorre come ho detto prima “sporcarsi le mani”. Concludo: la formazione di una classe dirigente richiede tempi non brevi,ma la estrema pericolosità della situazione di cui con l’intervista si dimostra di avere contezza,richiede un impegno immediato. Con chi? Con chi ci sta.Io sarei d’accordo di accogliere anche i residuati bellici (Casini)della “balena bianca” che rappresentano oggi l’ipocrisia più devastante,con continui compromessi al fine di galleggiare. Vuol dire che poi li restituiremo “al mare”.Ciao

Postato da eugenio.finocchio il 12/10/2011 23:22

Il Prof. Riccardi, quando fà riferimento a nessuna nuova costituzione della "balena bianca", sicuramente delinea i Suoi confini e i suoi limiti dal punto di vista politico. Non può sfuggirgli che, la cosiddetta balena bianca è stata nella Storia del ns. Paese il maggior Partito Reazionario (altro che la sinistra). Se il Popolo italiano è cresciuto, se gli è stato possibile vivere in uno Stato sociale unico al mondo, lo deve proprio al movimento reazionario della Democrazia Cristiana. Viva cordialità

Postato da Elio 50 il 12/10/2011 18:08

Certo e' un'idea che deve maturare. Ma si possono fin d'ora porre de paletti? Formigoni dove lo mettiamo?

Postato da Mario Paloschi il 12/10/2011 11:24

Voglio ringraziare il prof. Riccardi per le risposte che ha dato alle domande di FC sull’impegno dei cristiani in politica. Mi sembra evidente che lo spettro delle scelte politiche che possono essere compiute in buona fede da un cristiano non può essere limitato a questo o quello schieramento politico. Già nella vecchia (e cara per me) DC se ne vedevano di tutti i colori e per tutti i gusti. Nella “balena bianca” convivevano passabilmente (e talvolta proficuamente) tendenze politiche apparentemente inconciliabili. C’era il collante dell’atlantismo, è vero (e mi limito a quello). Oggi un collante del genere non c’è più e coloro che si professano cristiani si sono identificati nelle sigle politiche che meglio rispondono alle loro idee. Personalmente ho qualche difficoltà a capire come si possano conciliare cristianesimo e berlusconismo, eppure conosco tantissima gente che non ha i miei stessi scrupoli ed è – per quanto io possa giudicare - in assoluta buona fede. Giusto, dunque, che a Todi si rifletta sul modo migliore in cui i cristiani possono impegnarsi nella vita politica senza per forza dover pensare a un partito che li riunisca sotto una sola bandiera. A me, peraltro, viene in mente una locuzione latina (se non ricordo male ha a che fare con san Tommaso, ma posso sbagliarmi) che potrebbe riassumere efficacemente il “tipo” di impegno che ci viene richiesto: “inter ac supra”. Bene, cioè, mischiarsi alle cose del mondo e agire al meglio delle proprie capacità per rendere questa valle di lacrime un po’ meno scomoda per tutti, ma sempre guardano le cose un pochino “dall’alto”. Con quel distacco, cioè, che deriva dall’umile consapevolezza dei propri limiti.

Postato da Andrea Annibale il 11/10/2011 17:22

La Storia è un po’ come la vettura di un ottovolante. Procede quieta per un po’ e sembra non succedere nulla. Poi ci sono accelerazioni improvvise e tumultuose. Fin quando si è nella prima fase, siamo tutti bravi a parlare e ad agire. Ma quando gli sviluppi si fanno vorticosi, bisogna decidere con prontezza e grande decisione. Lo si è visto con i mutamenti imprevisti di scenari nei Paesi del Nord Africa, forse gestiti bene, forse malissimo come dimostra la presente situazione dei copti in Egitto. Un buon esempio di azione efficace e tempestiva ce l’ha offerta il Cardinale Bagnasco in un momento di emergenza etica nazionale, che permane tuttora. Mi auguro sinceramente che a Todi la gallina faccia le uova, cioè che si elaborino temi approfonditi e meditati, non destinati ad essere superati dall’evolversi subitaneo degli eventi futuri. Inoltre, vorrei aggiungere che al 2013 manca molto poco: a quando l’indicazione di una leadership nuova per il mondo cattolico? Facebook: Andrea Annibale Chiodi; Twitter: @AAnnibale.

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