Aiuto, si è ristretta la Grecia!

La crisi dei conti pubblici di Atene sta facendo ballare il sirtaki a tutta l'Europa. Per l'economista Campiglio (videogallery) c'è un rischio di contagio nellìUnione.

29/04/2010
Il primo ministro greco Giorgos Papandreou.
Il primo ministro greco Giorgos Papandreou.

Un fantasma si aggira per l’Europa dei conti pubblici: il fallimento della Grecia. I rendimenti sui titoli di Stato a dieci anni hanno raggiunto un nuovo record, superando la soglia del 9 per cento, quelli a due anni il 12 per cento. E in vista c'è un'importante scadenza da rinnovare per un consistente stock di titoli di Stato per i quali Atene dovrà pagare 8,5 miliardi di euro. Tra l'altro con il declassamento a junk bonds, ovvero a carta straccia da parte dell'agenzia di rating Standard&Poors, i titoli greci sono incapaci di reggere sul mercato. Urge un intervento della mano pubblica mondiale per salvare il soldato Papandreou.

Gli investitori ritengono meno probabile un default di Pakistan o Ucraina. Colpa di una politica economica condotta negli ultimi decenni con manica piuttosto larga, non priva di privilegi  speculazioni generalizzate, in un Paese dove ci sono poliziotti che vanno in pensione a 42 anni e impiegati pubblici a 51, dove gli ammortizzatori sociali sono stati concessi lautamente anche dove non servivano e le autorità hanno mentito davanti alla commissione di Bruxelles sui veri parametri economici. Solo il 25 per cento del Pil è basato sull'export, contro il 40 per cento della media europea. Il resto lo ha fatto questa crisi, che riducendo la crescita ha ridotto le entrate facendo impennare il rosso delle spese correnti e quelle per pagare gli interessi del debito. Interessi che ora i governanti dicono di non essere ingrado di onorare. E il bello è che i pronipoti di Dracone non hanno intenzione di cambiare regime, come dimostrano le manifestazioni di questi giorni contro la riduzione di pensioni, ammortizzatori e stipendi degli impiegati pubblici (i quali da soli rappresentano il 40 per cento del Pil). I greci, dicono i sondaggi, rifiutano orgogliosamente persino gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale, forse pensando di essere in grado di fronteggiare la crisi da soli, come fece Leonida alle Termopili, continuando a ballare il sirtaki sull'orlo del baratro.

La Grecia fallirà?  Se ciò avvenisse, avrebbe conseguenze devastanti non solo per il Paese, ma soprattutto per il potenziale contagio di Portogallo, Spagna, Irlanda e negli altri Paesi di Eurolandia, in una sorta di effetto domino di esplosione dei conti pubblici. La Germania continua a ostacolare l’attivazione del prestito di 45 miliardi di euro da parte di Eurozona e Fondo monetario internazionale, necessari al governo di Atene per onorare le scadenze dei suoi titoli e per stare a galla. Non è bastato un appello del presidente francese Sarkozy e nemmeno del presidente della Commissione europea José Barroso.

I motivi del no tedesco vanno fatti risalire a paure storiche di indebolimento dell’euro e scetticismo nei confronti della politica del rigore promessa da Atene, ma soprattutto all’avvicinarsi di una tornata elettorale, quella del 9 maggio, quando i cittadini della Renania-Westfalia saranno chiamati alle urne. E agli elettori di una nazione, si sa, non piace molto che si diano i soldi dei contribuenti in giro per l’Europa. Specie se non si capisce a sufficienza che salvare la Grecia insolvente significa salvare sé stessi da possibili conseguenze. E che un’uscita della Grecia da Eurolandia potrebbe avere effetti nefasti.

E’ probabile che l’indisponibilità a firmare un assegno in bianco da parte di Angela Merkel dipenda da questo piccolo land. Anche se il ministro del Tesoro Geithner invita a far presto: “Più si ritarda e peggio è”. La crisi greca potrebbe essere l’inizio di una nuova fase di turbolenze. Ma quello che sta accadendo è l’ennesima manifestazione dell’Europa dei localismi capace di bruciare cinquant'anni di storia dell'Unione. Un land tedesco è stato capace di inchiodare una decisione cruciale per uno Stato e per un Continente intero, con conseguenze che riguardano anche gli Stati Uniti e in definitiva per tutto il mondo (sulla crisi greca, i pericoli di contagio in Europa e  i rischi per i risparmiatori italiani abbiamo intervistato l'economista Luigi Campiglio, prorettore dell'Università Cattolica di Milano. L'intervista è disponibile nella videogallery).

Francesco Anfossi
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