... ma alla fine vince Vettel

Ferrari e Alonso splendidi nella rimonta ma è giusto il trionfo finale del giovanissimo (23 anni) pilota tedesco della Red Bull.

14/11/2010
La delusione di Fernando Alonso.
La delusione di Fernando Alonso.

Il titolo mondiale per piloti di Formula1è legittimissimamente andato, all’ultima prova delle diciannove del 2010, disputata negli Emirati Arabi si un circuito persino più assurdo che faraonico, al tedesco Sebastian Vettel, che con i suoi 23 anni compiuti  lo scorso3 luglio è il più giovane iridato di sempre, e che nel 2009 aveva conquistato il secondo posto dietro al britannico Button. La sua scuderia Red Bull (una bevanda energetica) è austriaca, il suo motore Renault è francese, il suo guru, Adrian Newey, è britannico, la sua auto è stata per tutti la migliore dell’annata, handicappata soltanto da errori banali  e sfortune incredibili. 

     Noi italiani avevamo deciso che il titolo ormai era dello spagnolo Fernando Alonso con la nostra Ferrari, binomio davvero splendido nella rimonta e nella collocazione in testa alla classifica alla vigilia della prova decisiva, in una stagione in cui la Red Bull era apparsa tecnicamente superiore, senza discussioni, ma scarsa quanto a elaborazione ed elucubrazioni pretattiche. Invece pare proprio che all’ultima gara noi (noi italiani, ergo noi Ferrari) abbiamo sbagliato “di testa”, facendo correre Alonso su Webber (australiano, sempre Red Bull, secondo in classifica mondiale), mentre Vettel scappava via verso un recupero sensazionale di punti e lo spagnolo di Maranello restava ingolfato nel “traffico” dei pit stop. 

     La Ferrari negli ultimi quattordici anni è arrivata dodici volte a vincere o perdere il Mondiale piloti all’ultima prova, e dunque la grandezza storica del Cavallino di Maranello è fuori discussione. Ma chiariranno tutto gli specialisti di tecniche scientifiche e magari anche arte varia. A noi sembra giusto, opportuno, doveroso dire che queste gare sono ormai sublimazione di acrobazie psicotattiche, cambi di gomme eseguiti troppo presto o troppo tardi, ordini di scuderia vietata ma praticati, e anche (alla rinfusa) uso di scheletri negli armadi, pratica di vendette, finti gesti cavallereschi, cortesie false, imboscate legali vere, rivalità e trappole supervere, sfruttamento ora aperto ora occulto sino ad apparire malsano di situazioni ambientali (pioggia, non pioggia) e di disponibilità dei piloti a tattiche di gara criminose o comunque gaglioffe. Si vince ormai più con le fermate che con la velocità.

     E tutto calcolato sembra un miracolo che la stagione 2010 si chiuda senza grandi polemiche e strascichi e processi. E che alla fine abbia vinto il migliore sulla miglior macchina, intanto che la grandezza di Alonso è stata ribadita, insieme con quella, ovvio, della Ferrari. Però avvertiamo una gran voglia di un Valentino Rossi o simile in Formula1, uno che dica che il re è nudo anzi i re sono nudi, e che faccia pernacchie e smorfie al momento giusto, cioè quasi sempre.                                        

Gian Paolo Ormezzano
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