Afghanistan, ancora sangue italiano

Gli insorti attaccano a colpi di mortaio l'avamposto Ice: un morto e cinque feriti. L'episodio nel Gulistan, nella provincia di Farah, a ridosso del profondo sud "taleban".

24/03/2012
Un'immagine del contingente italiano in Afghanistan. Foto Ansa.
Un'immagine del contingente italiano in Afghanistan. Foto Ansa.

Aveva 33 anni, abitava a Monte di Procida, era sposato ed aveva un bambino. Il sergente Michele Silvestri del ventunesimo Genio guastatori di Caserta è morto in Afghanistan durante un attacco a colpi di mortaio condotto contro l'avamposto Ice, nel Gulistan. L'episodio - informa lo Stato maggiore della Difesa - è avvenuto alle 18.00 circa (in Italia 14.30) di sabato 24 marzo. La base avanzata, in inglese Fob (Forward operative base) Ice si trova in una zona circondata da montagne nella provincia di Farah, nel settore Sud-Est dell'area di responsabilità italiana, assegnata al primo Reggimento Bersaglieri della Brigata Garibaldi che, proprio in questi gironi, sta dando il cambio ai soldati della Brigata Sassari. Risultano esserci anche 5 militari feriti.


L'avamposto 'Ice', secondo quanto si è appreso, era stato preso di mira anche nella mattinata del 24 marzo, sempre a colpi di mortaio, che però erano finiti fuori bersaglio. Nel primo pomeriggio l'attacco è stato ripetuto e, stavolta, alcune bombe sono andate a segno. Dopo il secondo attacco si sono alzati in volo degli elicotteri d'attacco Mangusta che hanno "neutralizzato" le postazioni nemiche. 


Un'immagine del contingente militare italiano in Afghanistan. Foto Ansa.
Un'immagine del contingente militare italiano in Afghanistan. Foto Ansa.

In Afghanistan, dove "la cornice di sicurezza si è mantenuta estremamente precaria", "resta elevato il livello della minaccia" per i militari italiani. I rapporti dei Servizi segreti abbondano di elementi concreti. Nella relazione sullo stato della sicurezza consegnata qualche settimana fa al Parlamento, la nostra intelligence ha evidenzatoi come "gli elementi di criticità del 2011 sembrano destinati a perdurare nel breve-medio termine". Ciò vale, secondo i Servizi, anche per il processo di transizione, che "rischia di fallire in assenza di adeguati progressi in tema di governance e sviluppo socio-economico".

L'Afghanistan, si legge ancora nella relazione, "sembra destinato a essere ancora teatro di offensive da parte degli insorti (termine generico che abbraccia il composito mondo di coloro che sparano contro gli occidentali: talebani veri e propri, milizie al servizio dei signori della guerra, bande di narcotrafficanti, criminali comuni, ndr). Questa situazione continua a mettere a rischio di azioni ostili il personale straniero, militare e civile, operante a vario titolo sul territorio, incluso il contingente italiano".


Un'immagine del contingente militare italiano in Afghanistan: una pattuglia motorizzata si muove sui Lince. Foto Ansa.
Un'immagine del contingente militare italiano in Afghanistan: una pattuglia motorizzata si muove sui Lince. Foto Ansa.

ll distretto del Gulistan, nella provincia di Farah, a ridosso del profondo sud 'talebano' dell'Afghanistan, si conferma una delle aree più calde tra quelle affidate alla responsabilità dei militari italiani: l'attacco di sabato 24 marzo all'avamposto Ice, che ha provocato la morte di un militare e il ferimento di altri cinque, è solo l'ultimo di una lunga serie. Decine gli attacchi e gli attentati subiti. In questa zona, il 9 ottobre 2010, gli insorti presero di mira un convoglio di blindati che scortava una settantina di mezzi civili: uno dei veicoli su cui viaggiavano gli italiani saltò in aria su un ordigno e morirono i primi caporal maggiori Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi e Sebastiano Ville e il caporal maggiore Marco Pedone.

Oltre ai convogli, ad essere esposte ai rischi maggiori sono proprio le basi avanzate: Ice (Ghiaccio), appunto, e quella denominata Snow (Neve), dove il 31 dicembre 2010 venne ucciso da un cecchino l'alpino Matteo Miotto. Si tratta di avamposti che vengono presi di mira quasi ogni giorno e nei quali bisogna guardarsi anche dai possibili infiltrati. Il distretto del Gulistan e quello adiacente di Bakwa, non meno pericoloso, sono presidiati dalla task force Sud-Est il cui compito è controllare un territorio vasto 24 mila chilometri quadrati, abitato da poco meno di 130 mila persone. 

Con la morte di Michele Silvestri sale a 50 il numero dei connazionali deceduti nel corso delle operazioni in Afghanistan, ominciate esattamente dieci anni fa. Il 20 febbraio scorso a perdere la vita in un incidente stradale a venti chilometri da Shindand erano stati il caporal maggiore capo Francesco Currò, il primo caporal maggiore Francesco Paolo Messineo e il primo caporal maggiore Luca Valente. Ma non erano state le prime vittime del 2012: il 13 gennaio scorso era infatti morto il tenente colonnello Giovanni Gallo, colpito da un malore.

Attualmente sono 3.985 i militari italiani impegnati in Afghanistan nell'ambito della missione Isaf, la più corposa tra quelle che vedono le nostre truppe operative all'estero.

Alberto Chiara
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