Afghanistan, ospedale sotto attacco

Il nuovo attentato suicida, che ha causato almeno venti vittime soprattutto civili, mette in evidenza quanto sia ancora seria la minaccia del terrorismo nel Paese.

25/06/2011

    Hanno preso di mira un ospedale. Hanno ucciso almeno venti  persone e ne hanno ferite almeno quarantacinque: tra loro, donne e bambini ricoverati, persone in visita ai malati e personale ospedaliero. Gli attentatori che, con'autobomba, hanno colpito l'ospedale di Akbarkhail, nel distretto di Azrach, provincia di Logar, in Afghanistan, hanno spietatamente voluto prendere di mira un bersaglio fragile, un luogo popolato di civili.

    In un primo momento il bilancio parlava di almeno sessanta vittime e oltre un centinaio di feriti. Poi, il ministero della Salute di Kabul ha corretto le stime al ribasso. I talebani, in un comunicato, hanno negato di essere i responsabili dell'attacco. L'attentato suicida - il kamikaze ha fatto esplodere un'auto carica di esplosivo all'interno del perimetro dell'ospdedale, a una sessantina di chilometri a Sud di Kabul - mette tuttavia drammaticamente in evidenza la tensione interna in cui l'Afghanistan continua a essere intrappolato.   

    L'attacco arriva soltanto tre giorni dopo l'annuncio di Barack Obama di cominciare il ritiro graduale delle truppe Usa stanziate in Afghanistan: 10 mila militari entro quest'anno, complessivamente 33 mila militari entro l'estate del 2012. Decisione criticata dai vertici militari americani ma molto ben accolta dal presidente afghano Hamid Karzai. Ma il terrorismo non smette di rappresentare una seria minaccia per il Paese e per tutta la regione.

    Lo stesso presidente Karzai lo ha ricordato a Teheran, nel corso della Conferenza internazionale sul terrorismo alla quale sono presenti i capi di Stato dei Paesi della regione: Iraq, Pakistan, Tagikistan e Sudan, oltre all'Afghanistan e all'Iran che ospita il summit. «Nonostante tutti i progressi nei campi dell'istruzione e della ricostruzione delle infrastrutture», ha detto Karzai, «non solo l'Afghanistan non ha ancora raggiunto la pace e la sicurezza, ma il terrorismo si estende e minaccia l'Afghanistan e l'intera area».

Giulia Cerqueti
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Postato da aldo abenavoli il 26/06/2011 11:03

Dopo l’attentato alle torri gemelle i popoli della terra decisero una operazione militare in Afghanistan allo scopo di debellare il terrorismo che in quella terra veniva addestrato e finanziato. Fù una decisione dolorosa come tutte quelle che comportano la invasione di uno stato anche se dettata da motivazioni che, con un sottile velo di ipocrisia, vengono ritenute umanitarie. Poi, invece di concentrare tutte le risorse nella guerra afgana per ridurne al minimo l’impatto sulla popolazione civile i popoli della terra, guidati dagli Stati Uniti, si sono imbarcati nella avventura irakena prendendo come pretesto una serie impressionante di menzogne. Da quel momento il terrorismo, che dopo gli attentati del 2001 sembrava completamente screditato anche nello stesso mondo islamico, ha acquistato una sorta di legittimazione assicurata da quello che può essere definito il terrorismo degli USA e dei suoi complici. La guerra irakena fondata sul nulla ha causato circa 100.000 vittime e gli ultimi attentati, che ormai non fanno più notizia, sono la logica conseguenza della vile aggressione dell’Irak e non della guerra afghana. Ora, per uscire da questa spirale dell’odio, sarebbe necessario che i responsabili di questo orrendo crimine vale a dire Bush, Blair e direi anche il nostro Presidente del Consiglio, rendessero conto dei loro misfatti davanti al tribunale della storia. In che modo? Sarebbe sufficiente la semplice ammissione delle responsabilità e la promessa di trascorrere la parte rimanente della vita nel silenzio assoluto. Sono consapevole della delicatezza e della sgradevolezza di questi discorsi ma, come è noto, senza verità non ci può essere giustizia.

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