Anche a Roma l'ondata anti nomadi

Sgomberi a Tor de Cenci. La Caritas denuncia la violenza che non ha risparmiato i bambini

29/09/2012
Un campo nomadi a Roma (Ansa).
Un campo nomadi a Roma (Ansa).

Non si placano le polemiche sullo sgombero, avvenuto ieri, dello storico campo nomadi di Tor de Cenci, a Roma. E mentre i consiglieri del Pdl accusano Caritas e Sant’Egidio di «accuse insensate», il ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi, ribadisce le critiche alla modalità dello sgombero.

Le ruspe, recita il comunicato congiunto di Caritas e Sant’Egidio, «senza avvertire preventivamente, senza chiudere l’area, senza allontanare le persone che vi abitavano, hanno iniziato a distruggere i container che fungevano da oltre 15 anni da abitazioni per i Rom. Le ruspe hanno distrutto uno dopo l’altro i circa 50 container collocati lì dalle precedenti amministrazioni e pagati con soldi pubblici. Le ruspe hanno distrutto tutto davanti agli occhi dei bambini che in quelle “case” avevano dormito fino a un’ora prima, esterrefatti, arrabbiati, atterriti, piangenti. Stamattina si erano preparati per andare a scuola – il pulmino li attendeva – ma la storia è andata in altra direzione. Il pianto di quei bambini è un macigno sulla coscienza di chi ha voluto e realizzato lo sgombero in questo modo indegno di una città considerata per secoli communis patria».

I rom, circa 250, soprattutto di etnia bosniaca, saranno trasferiti per una settimana presso un centro di accoglienza provvisorio e, successivamente nel campo di Castel Romano, sulla via Pontina, fuori dalla vista dei “romani”. Una soluzione che le associazioni che da anni lavorano per l’integrazione dei Rom considerano non dignitosa. Amnesty International si è detta «gravemente preoccupata per la situazione» e convinta che «l'unica soluzione offerta dalle autorità finirà per dar luogo all'ulteriore segregazione etnica per le famiglie sgomberate». Inoltre Amnesty esprime il timore che «lo sgombero renda queste famiglie ancora più vulnerabili a nuove violazioni dei diritti umani, compreso il diritto a un rimedio efficace, a un alloggio adeguato, alla vita familiare, all'istruzione e all'uguaglianza di fronte alla legge».

L’ordinanza con la quale il sindaco di Roma Gianni Alemanno disponeva la chiusura del campo era datata 31 luglio, il 26 settembre era stato respinto il ricorso al Tar del Lazio. «L'immediatezza con la quale è stata eseguita la sentenza», lamenta ancora Amnesty, «ha di fatto privato i residenti del campo di Tor de Cenci del diritto ad appellarsi contro la sentenza. Un trattamento che può configurarsi come discriminatorio, rispetto alle procedure applicabili in caso di sgombero da un alloggio privato o di edilizia pubblica».

Annachiara Valle
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Postato da martinporres il 30/09/2012 01:31

Sono situazioni difficili da affrontare e non voglio dare giudizi su realtà che non conosco, ma ho l'impressioni che gli sgomberi selvaggi risolvono poco. Personalmente ho parecchi dubbi su queste prove di forza, che probabilmente danno all'amministrazione capitolina un consenso immediato, ma nel medio e lungo periodo si rivelano deleterie

Postato da Franco Salis il 29/09/2012 14:28

Ma ricordate voi a me che soffro di una non buona memoria, Gianni Alemanno non aveva fatto la campagna elettorale in nome della sicurezza e decoro della città, di fatto cacciando i “barbari” fuori? Allora? Sta mantenendo la parola data! Che cosa volete? Caritas e Sant’Egidio verso quale raggruppamento hanno indirizzato i loro voti?. A nessuno? Guardate che non sono nato ieri e conosco bene i meccanismi elettorali di sottobosco. Avevate paura del PD e avete scelto la destra, quella (non tutta) che per abortire va all’estero torna e predica contro l’aborto. Sono venuto a sapere parlo di oltre venti anni fa che una giovane ha abortito il giovedì per non mancare la domenica a Messa. Però c’è un però siamo sicuri che i Rom vogliono essere integrati? Con l’integrazione si corre il rischio violentare la loro cultura. Tant’è che don Colmegna o lo stesso ministro Riccardi ha detto che il termine è superato e che bisogna parlare non di integrazione ma di rispetto. Questo termine infatti non esclude il primo, ma è più forte perché è garanzia anche per chi non vuole essere integrato. E’ strano comunque che non si sia concesso il tempo per l’appello. Ah, perché i cives romani vogliono così. Alcuni apertamente, altri in cuor loro dicono meno male che li hanno cacciati e domenica tutti a Messa. Sempre in argomento, non vi era stato un conflitto tra l’allora ministro degli interni Maroni e il prefetto di Roma?Ciao

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