Voto di fiducia, i rischi dell'Aventino

Il Premier parla alla Camera e ad ascoltarlo ci sarà soltanto la maggioranza. Ma avremmo preferito che la minoranza contrastasse Berlusconi in aula. Gli assenti hanno sempre torto.

13/10/2011
Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri.
Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri.

E così, se l’opposizione non cambia idea, stamani torna in scena l’Aventino. Il primo ministro ha l’invidiabile occasione di parlare senza che nessuno gli dia sulla voce, visto che ad ascoltarlo in aula ci sarà soltanto la maggioranza. Un po’ come 2.500 anni fa, per le proteste dei plebei contro i patrizi romani, e nel 1924 come reazione democratica al delitto Matteotti.

Il console romano Menenio Agrippa, moreto nel 493 avanti Cristo.
Il console romano Menenio Agrippa, moreto nel 493 avanti Cristo.


Sui plebei vessati dai patrizi ci hanno dato qualche sunto a scuola, soprattutto citando il bravo Menenio Agrippa che mette tutti d’accordo. Il famoso apologo sul corpo umano, dove ogni organo è necessario, dallo stomaco agli arti: e sebbene anche allora a satollarsi fossero i potenti, mentre le braccia servivano ai poveri per fornire servizi, il richiamo funzionò. O meglio, si sa che andò a buon fine la prima volta perché il passaggio dei plebei sull’Aventino, che poi era Montesacro, si rinnovò in momenti successivi. Tre episodi fra il quinto e il terzo secolo Avanti Cristo, senza altri Agrippa che rimettessero pace. Chi è curioso di storia, e non si accontenta dei sunti ginnasiali, può informarsi su Internet. Vedrà che la Roma dell’epoca non era meno litigiosa di quella attuale, né meno venale e dominata dall’ingiustizia.

Giacomo Matteotti
Giacomo Matteotti


Tutt’altra situazione nel ’24. L’assassinio di Matteotti, capo socialista e portavoce dell’opposizione, aveva messo in crisi il fascismo. Pochi credevano che una squadraccia avesse agito da sola, senza il consenso o addirittura il mandato di Mussolini. Era l’occasione per far saltare il regime, che non si era ancora dato un assetto dittatoriale. La scelta aventiniana dei gruppi democratici si rivelò disastrosa. Abbandonando il Parlamento, lo lasciarono in mano fascista. Il 3 gennaio 1925 Mussolini poté annunciare a Montecitorio la nascita dello Stato totalitario. Poco dopo, a una Camera più o meno democratica subentrava una Camera in camicia nera.

Pier Luigi Bersani e Pierferdinando Casini.
Pier Luigi Bersani e Pierferdinando Casini.


E adesso? Certo non ci sono il Duce, le squadre d’azione, il carcere per chi dissente. Viviamo piuttosto una sorta di democrazia bloccata, e per questo pericolante. Comunque è un bene che venerdi, per il voto di fiducia, l’opposizione sembri intenzionata a scendere dal mitico colle. Basta e avanza un Aventino ridotto a un solo giorno. Considerati anzi i precedenti, avremmo preferito che anche stamani qualche voce di minoranza, magari con toni alti, contrastasse quella di Berlusconi.

Non è solo questione di numeri su un tabellone elettronico, per inciso scontati. Si dovrebbe sentire che cosa propone l’opposizione, che cosa contesta al premier. Invece, silenzio. Gli assenti hanno sempre torto, si usa dire. Né si può ogni volta confidare sul Capo dello Stato, che ha di fronte interlocutori più irrigiditi, e più interessati, di quelli messi in riga da Menenio Agrippa.

Giorgio Vecchiato
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Postato da folgore il 13/10/2011 22:43

Voi dite che " Certo non ci sono il Duce, le squadre d’azione, il carcere per chi dissente." e io aggiungerei che non vedo in giro manco dei politici da paragonare a Matteotti.

Postato da Elena K. il 13/10/2011 20:54

In questo caso è evidente che l'assenza dell'opposizione durante il discorso di Berlusconi sia stata la reazione di chi non ne può più di ascoltare parole ritrite di un uomo politico disinteressato al Paese, irriverente del luogo stesso in cui parla. Onestamente mi sembra chiaro che cosa da mesi, da anni l'opposizioni contesta al premier: utilizzo della politica a fini personali, gestione mafiosa del bene pubblico, compravendita di voti, incapacità di affrontare la stagnazione economica, l'aver portato ai minimi storici la credibilità dell'Italia nei mercati internazionali e nello scacchiere politico europeo e mondiale. Il discorso di Berlusconi oggi è stata una pagliacciata. Basta. L'assenza dell'opposizione è stato il rifiuto di partecipare alle pagliacciate di questo governo che a suon di voti di scambio ottiene la fiducia, ma non governa più. Elena

Postato da fuma il 13/10/2011 19:45

Beh, l'assenza alle dichiarazioni del premier non è un nuovo "Aventino", in quanto limitata a questo singolo episodio. Si potrebbe discutere dell'opportunità o meno del passo fatto dalle opposizioni, ma non si può negare che il Paese stia vivendo un momento tra i più difficili della sua storia: è vero che non circolano le squadracce fasciste per le strade, ma tra cricche, escort, faccendieri, voltagabbana in parlamento, economia del laissez faire a evasori e bancarottieri, uso dei giornali padronali al di fuori di ogni regola di democrazia, premier inconsistente e screditato, non so se i pericoli che l'Italia oggi corre siano minori di quelli al tempo del Duce!!! L'assenza di oggi mi sembra un giusto e doveroso campanello d'allarme suonato a tutto il Paese. Giuseppe Fumagalli

Postato da giogo il 13/10/2011 18:30

Ma li pubblicate i commenti ....o tutto passa e va?? Per favore se no si perde del tempo INUTILMENTE. Grazie

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