Spagna, Barcellona vuole andarsene

Nella capitale della Catalogna si è svolta una storica manifestazione di massa per chiedere l'indipendenza della regione, sull'orlo della brancarotta a causa della crisi.

12/09/2012
La manifestazione dell'11 settembre a Barcellona (Reuters).
La manifestazione dell'11 settembre a Barcellona (Reuters).

Si sono riversati nel centro di una Barcellona tappezzata di bandiere a strisce giallo-rosse - i colori catalani - al grido di "Catalunya, nou estat d'Europa", Catalogna, nuovo Stato dl'Europa. Nel giorno della Diada, la festa nazionale catalana, che ricorre l'11 settembre, Barcellona ha riconquistato la strada per chiedere a gran voce, in un'atmosfera pacifica, l'indipendenza della Catalogna dal Governo di Madrid, considerato il responsabile del tracollo economico-finanziario che ha spinto l'Autonomia catalana sull'orlo della bancarotta. Le stime parlano di un milione e mezzo (forse addirittura due milioni) di manifestanti,  convocati da piattafome civiche e non dai partiti politici: il più grande raduno di piazza che si sia svolto in Catalogna dal 1977 (e anche allora si scese per le strade per chiedere l'autonomia della regione).

Insieme alle Comunità autonome di Valencia e Murcia, la Catalogna - la regione tradizionalmente più ricca della Spagna, motore economico del Paese, ma oggi pesantemente indebitata -  ha bisogno urgente di aiuti finanziari da parte del Fondo di liquidità delle autonomie (Fla) approvato dal Consiglio del ministro lo scorso luglio: su un totale di 18 miliardi di euro stanziati, si calcola che le tre Comunità autonome messe insieme ne utilizzerebbero poco meno di 9 milioni, quasi la metà. Per far fronte ai problemi di liquidità e dei crediti in scadenza entro la fine del 2012 (che ammontano a quasi 5,8 miliardi di euro), la Catalogna ha bisogno immediato, entro la fine di settembre, di finanziamenti per oltre 5 miliardi di euro.

La Generalitat della Catalogna è strozzata da un disavanzo che ammonterebbe a circa 16mila milioni di euro all'anno, mentre la crisi economica costringe le autorità ad applicare drastici tagli ai servizi sociali, che colpiscono tutti i cittadini, ma in modo particolare quelli meno abbienti. La Comunità rivendica dunque l'autonomia fiscale (come quella di cui già godono i Paesi baschi), che le permetterebbe di riequilibrare le spese  in favore del Governo centrale rispetto alle entrate. Ma la situazione è preoccupante anche per i bilanci di altre regioni: non si esclude che anche le Comunità autonome di Castilla-La Mancha, Canarie, Baleari e Andalusia debbano ricorrere agli aiuti del Fondo.

La Catalogna è una delle regioni che si sono rifiutate di applicare il provvedimento, deciso dal Governo Rajoy, che dal 1° settembre abolisce l'assistenza sanitaria gratuita agli oltre 900mila immigrati "sin papeles", residenti senza documenti in Spagna. Sei Comunità autonome si sono opposte al proveddimento: la Catalogna continuerà a fornire assistenza rilasciando una specifica tessera sanitaria agli stranieri che dimostrino di avere un reddito inferiore ai 600 euro mensili e di essere residenti nelle regione da almeno tre mesi.

Giulia Cerqueti
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