Berlusconi si dimette, arriva Monti

Dopo la votazione del ddl di stabilità il Cavaliere si è dimesso. Due ore di colloquio con il premier "in pectore" Mario Monti.

12/11/2011
Mario Monti
Mario Monti

Il lungo addio di Silvio Berlusconi ha avuto il suo epilogo.  Come aveva annunciato, il presidente del Consiglio si è dimesso dopo la votazione del ddl di stabilità. Lo ha comunicato il segretario generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra.  Prima dell’apertura dei mercati di lunedì mattina, con ogni probabilità, ci sarà un Governo “tecnico” o “del Presidente” o di “salvezza nazionale” guidato da Mario Monti.  Il programma non si discosterà da quello della ormai famose lettere della Bce e dell’Unione europea. Per tutta la domenica sono previste le consultazioni del Capo dello Stato.

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Quale maggioranza sosterrà il governo presieduto dall’ex commissario europeo? Hanno già dato la loro adesione Pd, Vendoliani e Terzo Polo.  Di Pietro, dopo aver annunciato
che l’Idv andrà all’opposizione, ci sta ripensando, anche perché la base del suo partito è contraria alla volontà del suo leader.  Nel Centrodestra, il Pdl ha annunciato il suo appoggio a un governo tecnico dopo un lungo colloquio dello stesso Berlusconi con Monti. Pare che il premier uscente abbia chiesto garanzie sull’immutabilità della legge elettorale, sulla presenza di un referente del Centrodestra nell’esecutivo, sul tetto delle telecomunicazioni e sulla giustizia. Nelle prossime ore capiremo la risposta di Monti, che secondo le indiscrezioni si è detto favorevole solo a non legiferare sulla legge elettorale ma ha confermato l’intenzione di nominare ministri e sottosegretari secondo la sua volontà. 

“Siamo in grado di staccare la spina quando vogliamo” avrebbe detto Berlusconi durante una delle riunioni con i  componenti dell’Ufficio di Presidenza. I suoi tentativi di avere Gianni Letta nell’esecutivo sarebbero falliti per il veto del Pd.  La Lega, nonostante i buoni uffici di Berlusconi, torna all’opposizione. Una scelta che potrebbe riflettersi sulle centinaia di alleanze locali sparse per il Nord grandi e piccole, a cominciare dalla giunta regionale lombarda.

Francesco Anfossi
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