11/03/2011
Due giorni di seminario a Sacrofano, alle porte di Roma, per ragionare e confrontarsi sul tema “La bellezza dell'agire politico: non moralisti ma morali....”. Così l'Udc chiama a raccolta esponenti dell'associazionismo cattolico. «Un mondo fatto di valori e di tensioni morali positive», spiega Paola Binetti, «che personalmente ritengo la principale ragione di speranza per un cambiamento che vada nella direzione del bene comune».
Onorevole Binetti, che cosa vi proponete con questo seminario?
«A noi sembra che vada restituita una dignità alla vita politica. Oggi la politica da un lato è macchiata da scandali e da vicende personali dei suoi protagonisti che hanno francamente scandalizzato l'opinione pubblica. Dall'altro lato è incapace di rispondere ai bisogni reali del Paese, soprattutto alla grande precarietà dei giovani, i quali non riescono più a investire nel loro futuro».
Ma secondo lei oggi questi giovani come guardano alla politica?
«Credo la guardino con una profonda delusione, accompagnata da una sostanziale disistima nei confronti della classe politica, ai loro occhi non meritevole di fiducia. Questo li porta a girare la testa dall'altra parte».
Quale sarà la vostra proposta alle associazioni cattoliche?
«Noi prima di tutto vogliamo ascoltare e sappiamo che ci presenteranno un ampio cahier de doléances. Ma insieme a loro vorremmo anche costruire delle proposte, ricominciando insieme a fare politica con vero spirito di servizio nei confronti del bene comune. Non diremo "armiamoci e partite", ma "armiamoci e partiamo insieme"».
Tutti sotto le insegne del “Terzo polo”?
«Sì, questa è la nostra proposta. La sinistra, a parte i problemi di leadership, ha perso la capacità di intercettare la questione sociale. La destra, a parte gli elementi di scandalo e di corruzione che la toccano, si avvita intorno a promesse non mantenute e a slogan modello Publitalia, senza offrire soluzioni ai problemi reali. Il nuovo polo invece non promette soluzioni miracolose, ma presenta un realismo nuovo, non ancorato a ricette obsolete e senza concessioni alla cultura dell'immagine».
Roberto Zichittella