20/05/2012
Fiori sul luogo dell'attentato (Ansa).
Sono
passati pochi minuti dalla strage di Brindisi che i social network diffondono
la notizia e raccolgono i primi commenti. È Facebook la fonte delle foto di
Melissa che poi saranno condivise da migliaia di utenti e siti internet per
tutto il giorno: il profilo della ragazza di Mesagne non è accessibile, ma le
poche immagini sono visibili a tutti. Tantissime persone commentano quanto è
avvenuto con dolore, sdegno e una forte condanna della criminalità organizzata. Il social
network è il luogo in cui si esprimono i giovani, spesso coetanei di Melissa,
come Laura che scrive: “Era una ragazza come noi, meritava di vivere la sua
vita”, mentre Raggio di sole, che, come molti, usa uno pseudonimo, commenta:
“Voleva fare la stilista! Aveva un sogno! Un sogno come tutte noi”. Fin dalla
mattinata, si moltiplicano i gruppi dedicati a Melissa, spesso accompagnati
dalla sigla RIP (riposa in pace).
A sera, sono più di cento. “Sfortunata e
bellissima. Ho creato una pagina nel suo ricordo. Lei sarà il simbolo contro la
mafia. Ciao Melissa…”, spiega l’anonima creatrice del gruppo più numeroso,
“Addio Melissa Bassi, uccisa a 16 anni dalla mafia. Ingiustizia”, con oltre
settemila aderenti a fine giornata. Come tipico dei social network, tra i
commenti prevalgono le frasi dettate dall’emozione, l’espressione del proprio
stato d’animo. C’è chi ricorda il “piccolo angelo” accompagnandolo con
“cuoricini”, “tvb”, “faccine tristi”, “RIP”, chi spera perché Veronica,
gravemente ferita, riesca a salvarsi, chi invece lancia maledizioni contro gli assassini.
Anche
le immagini diventano un mezzo per esprimere le proprie emozioni. Diffusissime
le foto di Melissa, continuamente condivise, mentre non manca chi pubblica la
bandiera italiana listata a lutto. È molto usata anche l’immagine con cui
la scuola Morvillo-Falcone aveva vinto nel 2007 il concorso “La legalità nel
quotidiano”: una serie di primissimi piani che ritraggono degli occhi aperti
con al centro una foto in bianco e nero dei giudici Falcone e Borsellino. E una
frase che recita: “Guarda in faccia la legalità”.
Facebook
è invaso dalle foto dei presidi di solidarietà nelle varie città. Iniziano le
prime condivisioni anche dall’estero con commenti in inglese - “killed by
mafia” - e francese.
Su
Twitter la situazione è simile. In una classifica che viene continuamente
modificata da ogni nuovo tweet pubblicato, in alcuni momenti della giornata le
parole #RIPMelissa e #brindisi sono state le seconde più utilizzate in tutto il
mondo. In Italia, #brindisi, #Melissa Bassi, #Morvillo Falcone erano le più
utilizzate in mattinata, mentre in serata, tra le dieci parole più usate,
cinque si riferivano alle strage in Puglia. Anche su Twitter prevalgono i
messaggi di affetto, dolore e rabbia. In alcuni casi, però, i commenti si fanno
più politici e “razionali” rispetto a Facebook. C’è chi polemizza verso la
pubblicazione delle fotografie della vittima sui media, ma soprattutto parte la fiera della
ipotesi sulla matrice della strage, dai “servizi deviati” alle “trame oscure”.
I
social network diventano anche il luogo in cui politici, artisti, scrittori e
sportivi rilasciano le prime dichiarazioni.
Nichi Vendola, ad esempio, comunica
su Facebook di aver ricevuto una telefonata dagli Usa dal premier Monti, poi
pubblica le sue riflessioni durante la giornata e scrive, infine, una lettera
agli studenti pugliesi. Questo è invece il primo commento che Roberto Saviano
affida a Facebook e Twitter: “Molti concordi su sacra corona unita. Ciò che mi
distrugge è che l’obiettivo fosse proprio la scuola. Penso a Melissa e ai
feriti”.
Nel giorno della morte di
Melissa, i social network sono decisamente schierati contro la criminalità
organizzata. In tanti profili, la frase forse più utilizzata, cominciando dal
leader di Libera, don Luigi Ciotti, e probabilmente più significativa del
“sentire della rete”, è una citazione del giudice Antonino Caponnetto: “La
mafia teme più la scuola che la giustizia”.
Stefano Pasta