Censis: sopravvivere alla crisi

Aumentano i ricchi, ma cede il ceto medio. Anche se quelle italiane sono ancora le famiglie più solide d'Europa.

08/12/2012
Giuseppe De Rita (foto Ansa)
Giuseppe De Rita (foto Ansa)

Per il Censis il 2012 è stato «l’anno della sopravvivenza».

«Ma se questa è ormai acquisita», ha spiegato Giuseppe De Rita presentando il 46° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, «non lo è, invece, l’unità tra Governo e popolo». Citando Aldo Moro De Rita insiste sul fatto che «lo sviluppo è fatto da Governo e popolo e se il Governo non sente la dinamica, un tempo si sarebbe detto la domanda sociale, che c’è nel Paese non si possono fare molti passi in avanti».

Il Rapporto disegna un quadro delicato per il nostro Paese. Per contrastare la crisi, oltre due milioni e mezzo di italiani hanno venduto «i gioielli di famiglia: oro, mobili e opere d'arte, hanno eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, mentre i redditi sono tornati indietro di vent'anni».

E mentre aumenta la caccia al low cost su internet (si cerca l’offerta migliore, magari poi per acquistarla in negozio, anche se cresce l’e-commerce, assicurano al Censis), si assiste a un vero «smottamento del ceto medio». Reggono ancora le famiglie, mentre i più colpiti risultano i single e le coppie senza figli. Quelle più numerose, invece, che possono contare su più redditi, ma anche sulla forza dello stare insieme, pur rallentando l’accumulazione del risparmio, riescono ancora a far fronte alla crisi e si rivelano, in Europa, le famiglie più stabili.

Soffrono i piccoli imprenditori, spesso costretti a vendere l'attività. Se diminuiscono i redditi, la ricchezza netta delle famiglie, negli ultimi 20 anni, è invece aumentata, ma questo grazie soprattutto all'aumento del valore degli immobili posseduti (+79,2 per cento), laddove, invece, nel corso degli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria netta si è abbassata del 40,5 per cento, passando da 26.000 a 15.600 euro a famiglia. Aumentano anche i ricchi: la quota di famiglie che supera i 500.000 euro annui, recita il Rapporto, è raddoppiata, passando dal 6 per cento al 12,5 per cento. Si erode invece il reddito del ceto medio con conseguenze sulle abitudini di consumo e condotte economiche. Più che in passato si mettono a reddito i patrimoni immobiliari, magari affittando una stanza del proprio appartamento o inventandosi bed & breakfast in appartamenti sfitti. Oppure, lo fanno due milioni e 70 mila italiani, si coltivano ortaggi e verdura da consumare ogni giorno, oppure si preparano in casa pane, conserve e gelati (lo fanno 11 milioni di persone). Diminuisce del 62,8 per cento l'uso di auto e scooter  in favore della bicicletta. Infine, anche se i tassi dei muti sono allettanti, il numero delle domande accolte nel quadriennio 2008-2011 è sceso del 20 per cento.

Annachiara Valle
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Postato da DOR1955 il 08/12/2012 19:56

Concordo con il fù (purtroppo) ONOREVOLE ALDO MORO: "lo sviluppo è fatto da governo e popolo". Purtroppo da troppi anni a questa parte i "governi" non hanno pensato al "popolo" e i risultati si vedono. Abbiamo perso, oltre a centinaia di migliaia di posti di lavoro, competitività a livello internazionale, che se va bene, ci vorranno vent'anni per riallinearci al gruppo dei primi (sempre che non corrano troppo forte). E purtroppo anche l'attuale governo (alla sua fine), da questo punto di vista, e cioè sentire le necessità del popolo, è stato colpevolmente assente, anzi, peggio, contro. Figurativamente immaginiamo che l'Italia un anno fa fosse una casa e il popolo italiano dentro alla casa, ad esclusione dei "privilegiati" che stavano sotto i portici o su un bel terrazzo. Cosa è successo; ha preso fuoco la casa (crisi) e cosa fa chi di dovere invece di "salvare" le persone dentro la casa; per prima cosa fa sloggiare rapidamente i "privilegiati" che erano sotto i portici e quelli sul terrazzo, poi spegne l'incendio dei muri esterni (bella figura con l'Europa e il resto del mondo) e dopo, solo dopo, va a vedere (non l'ha ancora fatto) cosa è successo dentro la casa. E questi sarebbero tanto migliori, dal punto di vista sociale, dei peggiori governi che abbiamo avuto in passato? Cito solo due dati: non era mai avvenuto nella storia della Repubblica che in un anno si perdessero oltre 600.000 posti lavoro e un aumento del debito pubblico di circa 95 Miliardi di Euro. E questo sarebbe ben governare? E speriamo che il "peggio" sia finito, perchè se casomai gli italiani dovessero credere ancora alle "favole" di mister "B" dentro al "burrone" (o peggio ancora un vulcano), ci finiamo in sei mesi.

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