02/04/2011
Massimiliano Allegri
Il Milan ha vinto per 3 a 0 il derby, ora sta a + 5 sull’Inter e aspetta i sapere cosa vale il Napoli, prima di offrirsi tutto al dolce pensiero dello scudetto davvero conquistabile. La vittoria a caldo è parsa netta ed anche dopo esami a freddo appare giusta. Ci sono stati tanti episodi da discussione, ma alla fine il Milan è anche qui in attivo. Falli di mano, ammonizioni giuste e no, fuorigioco discutibili, persino un pallone respinto da Abbiati quando sembrava ormai ingoiato dalla porta rossonera. C’era un rigore netto di Maicon, c’è stato un palo clamoroso che ha salvato la porta nerazzurra, c’è stato un errore pazzesco di Eto’o sotto porta, c’è stata una espulsione nelle file interiste, c’è stato un rigore pro Milan neanche troppo contestato. C’è soprattutto stato un ritmo rossonero complessivamente più veloce ed anche più intenso.
Ci sono state insomma tantissime cose nella partita, senza spazio speciale per Leonardo che pure era stato il personaggissimo della vigilia, con altissimi esercizi di psicologia eseguiti su di lui per sapere come si sarebbe comportato sulla panchina dell’Inter dopo tredici anni nel Milan. Secondo la regola fissa del calcio, quando si parla troppo, la vigilia, di una qualche entità, gonfiandola di ipotesi e attese (riguardanti un tecnico, un calciatore, un arbitro, un dirigente, un possibile pericolo di violenza, un’ipotesi di accordo tacito, un annuncio di sciopero…), l’evento poi smentisce quasi di fisso tutte le apprensioni, riduce a bla-bla-bla tutta l’enfasi della vigilia, fa di troppe considerazioni troppo arzigogolate un bel falò. E insomma non accade nulla quando ci si aspetta che accada tutto. O meglio non accade nulla di ciò che si è atteso e magari si è pure pronosticato.
Riavvolgendo la bobina dell’attesa, cosa resta delle polemiche su Ibrahimovic costretto da una squalifica a non giocare, cosa resta del presunto travaglio psicologico di Leonardo, travaglio annunciato, quasi comandato anche se lui proclamava la propria tranquillità, normale ergo sensazionale se inquadrata in una vigilia elettrica, cosa resta della sensazione di un’Inter in ascesa e di un Milan in crisi? Il verdetto è stato perentorio, ha detto Milan quando la maggioranza pensava Inter, ha visto correre di più la squadra che sembrava la più acciaccata. Dicono che questo sia il bello del calcio, questo essere il contrario di se stesso e intanto arricchirsi sempre più di interesse. Boh.
Per il futuro immediato suggeriamo un tema scaturito proprio dal derby del Meazza. Eccolo: il Milan senza Ibrahimovic gioca meglio, tutti corrono di più senza sforzarsi a spedire avanti la palla per il miracolo dello svedese, e dunque ci sta l’ipotesi non blasfema di un Milan che usa Ibrahimovic a rate, a singhiozzo, prendendolo dalla panchina quando c’è bisogno disperato di un gol matto, strano, “unico”. Ma bisogna onorare di maggiore responsabilizzazione Pato, che ormai esplode di protagonismo sano.
Non c’è stato il Leonardo che si prende tutta la scena, non c’è stata la corsa della locomotiva-Inter, c’è stato un Milan che senza il suo asso più estroso cura di più la manovra e presenta pure –uno squarcio di partita –un Cassano esentato da ogni possibile missione miracolistica, il che è un bene.
Da parlarne. E senza dire che il campionato è chiuso. Nel prossimo turno Inter-Chievo e Fiorentina-Milan, possibile anche che l’Inter (si è rivisto Milito, può essere importante) torni a due punti, e senza più la menata di torrone di Leonardo contro la sua vecchia casa e di Ibrahimovic squalificato furioso.. Cosa allora verrà inventato?
Gian Paolo Ormezzano