L'Unità d'Italia? Pagatevela!

L'unità d'Italia è come una tassa. Per festeggiare il 17 marzo un metalmeccanico ci rimetterà 50 euro. Per chi invece lavora, guadagno extra. E' giusto tutto questo?

19/02/2011

La festa dell’Unità d’Italia? Forse non ci sarà festa più antipatica del 17 marzo in 150 anni di storia. La ragione è presto detta: i cittadini dovranno pagarsela da sé. Fabbriche, uffici e scuole saranno chiuse ma ciò avverrà a costo zero per lo Stato. Per finanziare le perdite infatti il Governo ha deciso di traslare la retribuzione aggiuntiva prevista per il 4 novembre, che come è noto è una festività lavorata. Una partita di giro che sottrarrà soldi ai cittadini lavoratori.


     Facciamo un esempio: un metalmeccanico che rimarrà a casa il 17 marzo perderà sei ore e 40 minuti di retribuzione aggiuntiva, che per uno stipendio di 1.300 euro netti (frequente nella categoria) vale in questo caso 50 euro in meno. Per i lavoratori pubblici invece la festività soppressa del 4 novembre è stata sostituita con uno dei giorni di permesso compensativo. Quindi, in pratica, per chi non lavora il 17 marzo sarà come aver usufruito in quel giorno di uno dei permessi annui (a costo zero per datore e lavoratore, che però avrà lo svantaggio di non poter decidere il giorno in cui usufruire di quel permesso).

     Morale: alla fine la festa più importante dei suoi 150 anni di storia, tra gli auspici a non stare a casa di Confindustria, l’ammuina dei leghisti e gli strilli dei sudtirolesi, gli italiani dovranno pagarsela di tasca loro, come se fosse una tassa. Introducendo tra l’altro una differenza di trattamento tra lavoratori pubblici e privati. Ecco sì: hanno ridotto il 17 marzo a una sorta di gabella patriottica, una tassa del macinato delle commemorazioni se si pensa, oltre tutto, che chi in quell’occasione lavorerà avrà un non indifferente vantaggio salariale. Se l’azienda, magari per stare dietro alle commesse, chiede al dipendente di lavorare, essendo il 17 un giorno di festa, verrà pagato con un amaggiorazione del 50 per cento. Insomma: se il metalmeccanico suddetto fa festa, ci perde 50 euro, se lavora ne guadagna cento. E’ proprio il caso di dirlo: “pagata” la festa, gabbato lu santo, in questo caso il cittadino.

 

Francesco Anfossi
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

I vostri commenti

Commenta

Per poter scrivere un'opinione è necessario effettuare il login

Se non sei registrato clicca qui

Postato da dunbat il 22/02/2011 14:25

per compiaqcere gli industriali aboliamo tutte le festività,comprese le domeniche, cosicchè a forza di 50 euro per festa arricchiremo tutte le magre buste paga degli operai e ne faremo dei veri nababbi! Povera Italia, come ci hanno ridotto...........

Postato da CZAR il 21/02/2011 16:39

Come mai questa notizia si può trovare solo su Famiglia Cristiana? Avete idea di quanti lavoratori festeggeranno il 17 marzo ignari di trovarsi poi la sorpresa in busta paga? Va bene voler dare un colpo al cerchio (Napolitano) e un colpo alla botte (Confindustria e Lega) però la chierezza dovrebbe sempre essere indispensabile.

Postato da elcamero il 21/02/2011 08:08

Buon giorno, sarebbe bello festeggiare l'Unità d'Italia e qundi l'Italia Unita ma il problema è che la politica stessa che ci impone di festeggiare l'Unità d'Italia è quella che con il suo operato divide l'Italia secondo l'idea degli antichi Romani "DIVIDI ET IMPERA", in modo che ogni polico abbia il suo feudo a cui fare promesse a a cui dare compensi in cambio di voti per mantenersi la seggiola e la vita agiata. Quindi perchè dovrei festeggiare l'Unità d'Italia quando l'Italia è divisa? Quando gli Italiani saranno trattati tutti allo stesso modo, compresi i politici, in tutti gli ambiti della vita, avremo l'Unità d'Italia e allora potremo fare festa tutti assieme.

Postato da Tony54 il 20/02/2011 16:50

Festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia dovrebbe servire, in un giorno di riposo o di impegno intelligente, a riscoprire e rinsaldare il valore dell'Unità, che da solo supera anche economicamente l'ammontare delle perdite che si avrebbero per un giorno di riposo.

Postato da romano tribi il 20/02/2011 13:48

Condivido coloro che sono dubbiosi sulla necessità di festeggiare il 17 marzo ma credo sia giusto assegnare a Napolitano il pregio di aver "chiesto" con una certa decisione la scelta al Governo.

Postato da folgore il 19/02/2011 22:11

Ma allora mi chiedo se, per agevolare quella busta paga dell'operaio, non sarebbe il caso di porre anche la festività del Santo Natale nella domenica successiva?

Postato da dino avanzi il 19/02/2011 18:04

Non ci resta che piangere, di fronte a certe notizie. Piangere per disperazione o per il senso del ridicoloche si prova.
Dino 51

Postato da anna69 il 19/02/2011 15:44

Siamo arrivati al colmo! Domanda aperta: i politici, se ad un operaio vengono tolti 50 euro dallo stipendio, quanto si devono togliere dalla bustona paga? O si autoproporranno per una maggiorazione visto che dovranno partecipare a commemorazioni, feste e banchetti già a spese degli italiani? VERGOGNA!!!!!!!!!

Articoli correlati

Unità d'Italia, che sia festa davvero

Unità d’Italia. Hanno fatto di tutto per rovinare la festa. E, alla fine, quasi ci sono riusciti. La prima a cominciare è stata la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Ha chiesto di...

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati