Coda di paglia di una politica malata

Anticipiamo il "Primopiano" del n. 27 di Famiglia Cristiana, in edicola dal 29 giugno. I gravi problemi dell’Italia e la debolezza della classe dirigente.

28/06/2011
La manifestazione dello scorso anno, a Roma, in difesa della libertà di informazione.
La manifestazione dello scorso anno, a Roma, in difesa della libertà di informazione.

C’è qualcosa che indigna e inquieta in questa nostra Italia, dove la furbizia (cioè il modo di aggirare le leggi) è ormai virtù nazionale. La “banda” di faccendieri già condannati, magistrati, affaristi di varia risma, dirigenti pubblici, uomini politici – così come leggiamo nelle tante pagine di intercettazioni – spaventa chi vive con onestà del proprio lavoro, paga le tasse fino all’ultimo centesimo, fatica ogni giorno tra bollette, figli, traffico, rifiuti.

Stupisce che di fronte a questo “sottobosco” di Governo che gestisce affari, nomine, e condiziona il Paese, si invochi come unico rimedio il solito bavaglio per i magistrati. E, naturalmente, per i giornali. Come se il “silenziatore” fosse la soluzione a questo “cancro” corrosivo della democrazia. Reazione isterica e scomposta, che mostra solo la debolezza di una politica inchiodata e arroccata nel Palazzo, a difesa dei propri privilegi e tornaconti. Incapace di un confronto sereno e schietto sui mali del Paese.

Al di là delle ipotesi di reato, che è compito della giustizia accertare e condannare, dall’insieme delle intercettazioni emerge la fotografia di un Paese “malato”, che affonda nella palude di affari e scambi poco trasparenti. E che usa il “fango” dei ricatti come arma di pressione per obiettivi politici, che non hanno di mira il “bene comune”, quello dei cittadini. Se i giornali misurano la febbre di un Paese che non sta bene, la malattia non si cura buttando il termometro nella spazzatura. Tanto meno facendo finta che tutto vada bene.

I cittadini hanno diritto a conoscere lo stato di salute del nostro sistema pubblico. Vogliono sapere come vengono spesi i soldi delle tasse, sempre più onerose. Perché è assurdo dare cinquecento milioni di euro come rimborso a “partiti fantasma”, che non sono più in Parlamento. O pagare vitalizi e benefit anche dopo la cessazione dagli incarichi pubblici. Così come vedere gli aerei di Stato a disposizione di “amici, soubrette e menestrelli”, usati per i fine settimana o per assistere a una partita di calcio. I costi della politica, ormai fuori controllo, sono “una macchina impazzita”, che va fermata. E non bastano più le buone intenzioni. O annunci roboanti.

Il ministro dell’Economia ha in mente un piano per “riportare sulla terra” le spese della politica. Sia per recuperare soldi per altre necessità, sia per dare un segnale al Paese. Intento lodevole, purché non finisca (come sempre) annacquato da codicilli vari. La prova della verità sarà l’effetto immediato. Da subito e non dalla prossima legislatura. Altrimenti, sarà l’ulteriore beffa per i cittadini. Che di questa politica sono arcistufi. E non vogliono più continuare a subire.

I politici che si indignano per i soldi delle intercettazioni sarebbero più credibili se cominciassero a tagliare i loro costi “improduttivi” e spropositati. Dagli sprechi ai privilegi. La priorità nel Paese non è il bavaglio alla stampa, ma combattere la povertà.

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Postato da panormita il 30/06/2011 12:35

non si tratta di mettere un bavaglio a magistrati e a giornali ma solo di impedire che i processi si facciano al bar anzichè nelle aule dei tribunali e di impedire che la onorabilità di innocenti sia irrimediabilmente lesa da premature pubbliche condanne.

Postato da dino avanzi il 29/06/2011 22:39

Condivido, ma come cittadino mi sento assolutamente impotente; per cambiare la situazione bisogna arrrivare alla rivolta come in Grecia?

Postato da mario vaudano il 29/06/2011 20:17

Cari amici, credo che tutti cogliamo i segnali di un Paese e di un’Europa in crisi. Lo avvertiamo in molti settori, ed anche e purtroppo nel nostro settore, la giustizia. Lo viviamo nelle leggi ad personam, nella torsione di norme e discipline per risolvere singoli casi e procedimenti, nella menomazione quotidiana dei principi costituzionali dell'eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e della solidarietà (con l'indebolimento delle tutele per i soggetti più deboli, tra tutti i minori e con modifiche processuali modellate per favorire le parti forti). Lo avvertiamo nelle scelte politiche ed amministrative che sembrano condannare la giustizia ad una rapida decadenza, che diventerà in tempi brevi quotidiana difficoltà a celebrare i processi ordinari: taglio dei fondi, blocco dell'assunzione del personale amministrativo, abbandono dei progetti di innovazione, blocco dei concorsi ..... Ma quanto è ancora più grave sono i "guasti dell'anima", come li ha definiti Franco Cordero, ovvero quelle modifiche profonde provocate nel costume e nei comportamenti, anche quotidiani, che rischiano di impoverire e far degenerare il nostro Paese. Così la legalità non è più un parametro di civiltà, ma un ostacolo da superare o aggirare, un limite negativo, mentre la forza viene ad essere l'unico valore cui la legge ed i diritti (degli altri) debbono inchinarsi. I guasti provocati da leggi sbagliate sono gravi, ma saranno pur sempre rimediabili; i guasti dell'anima sono più profondi e difficili da curare e, se non vi sarà da parte di tutti una risposta che si traduce in comportamenti virtuosi frutto di consapevolezza culturale, potrebbero essere necessari decenni per rimediarvi. Per questo credo che anche noi, nel nostro quotidiano, dobbiamo essere consapevoli del ruolo istituzionale che ci è assegnato dalla Costituzione italiana e dalle Norme Istituzionali europee, che ci impone un alto senso di responsabilità nei confronti della collettività. Nessuna rassegnazione, nessun abbandono di tensione, nessuna sciatteria è possibile : è nei momenti difficili che si deve svolgere fino in fondo e con orgoglio il proprio ruolo. So bene come sia umanamente riconoscibile la tentazione di interpretare il proprio ruolo in senso puramente burocratico, come risposta alle continue mortificazioni che toccano tutti gli aspetti del nostro lavoro, da quelli più propriamente materiali che attengono alla dignità del nostro lavoro, a quelli del rispetto per la stessa funzione pubblica di tutela dei diritti. Dobbiamo contrastare questa tentazione senza remore, consapevoli come siamo delle responsabilità di cui il nostro ruolo ci fa carico, mantenendo la certezza che gli sforzi di oggi ci porteranno a risultati positivi. Dobbiamo innanzitutto continuare a cercare di svolgere al meglio il nostro lavoro quotidiano, senza nessun cedimento, dando una risposta di giustizia a chi la chiede. Dobbiamo continuare a batterci perché ogni ufficio sia organizzato al meglio, sulla base della pari dignità di tutti i magistrati; dobbiamo continuare a curare e discutere qualità e contenuti della giurisprudenza puntando ad una crescita collettiva. Ma dobbiamo nel contempo essere capaci di denunciare, con costanza e puntualità e senza alcun timore, le enormi difficoltà che si incontrano nel lavoro, la vergognosa condizione in cui si amministra la giurisdizione priva di mezzi, strutture, personale, sistemazioni logistiche adeguate, e dall’altra l'incongruenza e pericolosità di taluni interventi normativi, avendo sempre presente che di tutti questi aspetti negativi è il cittadino che attende giustizia a pagarne per primo le conseguenze peggiori. Dobbiamo avere la forza di chiedere ai nostri organi associativi e istituzionali di essere un esempio virtuoso di efficienza, equità e correttezza. Probabilmente un giorno ci verrà chiesto che cosa ha fatto ciascuno di noi e la magistratura nel suo complesso in un momento difficile come questo: dobbiamo essere in grado di dire che tutto il possibile è stato fatto e che noi abbiamo fatto fino in fondo la nostra parte.

Postato da giogo il 29/06/2011 09:57

Amico Salis una calorosa (anche se fa caldo) stretta di mano, ma c'è un MA grosso come un macigno, vedi finchè avremo persone che "sparano scemenze" si strappano le vesti e inorridiscono per le intercettazioni scandalose, a loro dire, e di curiosare sui fatti privati di persone immacolate e....e NON vedono che il Paese stà affogando nella CLOACA putrescente dove è malauguratamente precipitato, si cavilla sulla privacy di personaggi che è salutare (da salute) non aver mai conosciuto.Mi viene in mente quel tizio che stava affogando ma teneva alto nella mano sopra la testa il cappello...perchè non si bagnasse.Informiamo questi moderati garantisti salva cappello, che da un paio di gg pezzi da novanta della GdF sono seriamente indagati...come pifferai...che il governo del 150°(il migliore)ha spostato la stangata per gli Italici garantisti,e non, nel 2013/14, perchè cosi avanti si dirà?? ma perchè vedono per il Paese un RADIOSO FUTURO...amen...e la pace sia con tutti voi candide pecorelle!! Saluti

Postato da Franco Salis il 28/06/2011 18:34

Insisto perché chi ha il “potere” di fare certe operazioni,meglio alla luce del sole, le faccia. Questo governo,non solo da adesso ma da sempre ha mostrato i suoi limiti (tanto per usare un eufemismo). L’azione martellante è certamente incisiva e lo dimostrano le ultime tornate amministrative e i referendum,però con il passare del tempo possono perdere del tutto l’incisività. Ergo agire subito Leggo su Repubblica.it (quanto siano autorevoli queste indiscrezioni,non lo so,)che la chiesa punta su Tremonti.Dico che non me ne frega più di tanto,anzi mi può anche andare bene. Quello che dispiace,se fosse accertato, è che gli uomini di chiesa scesi riservatamente in campo non sono i più adatti. Questa Chiesa che insiste sulla “saggezza” degli uomini anziani,proprio non se lo vuole togliere dalla testa,ed io insisto sul fatto che invece sono in avanzato, chi più e chi meno, stato di declino cognitivo. La loro esperienze a nulla serve perché ancorata a tempi ormai superati. Certi nomi non sono proponibili anche per la loro compromissione con questo governo e con quelli precedenti. Si cerchino invece fra le “nuove leve” del laicato giovani che abbiano già avviato il processo di “internalizzazione” e non abbiano ancora sviluppato il processo di “interiorizzazione”(per dirla alla M.Rulla) lo scandalo del potere . Gli alti prelati abbiano l’umiltà di dire con Gesù : “perché mi chiami Buono…Maestro?”Attendere la scadenza naturale della legislatura non mi appare saggio,perché ormai siamo alla sfascio totale:nulla potrà essere prodotto,tutto potrà ulteriormente aggravvarsi.

Postato da antonel il 28/06/2011 18:15

Stupisce che Famiglia cristiana si trinceri nella giungla come quei soldati giapponesi che non volevano arrendersi all'evidenza della sconfitta. Il caso (ridicolo e ininfluente) del signor Bisignani e della buffonesca P4 ha fatto crollare molte certezze nel campo dei patiti delle intercettazioni. Persino il vicepresidente del Csm ne ha chiesto la regolamentazione. Voi no, voi imperterriti a dar retta alle fregnacce che si dicono al telefono e a stupirvi che ci siano persone che s'impegnano presso altre persone per ottenere questo o quello. Cerchiamo di essere seri e precisi: o si commettono reati e allora è un conto, o è solo una questione di bon ton. C'è chi fa l'arrogante e chi è gentile, chi spara scemenze e chi ragiona, chi millanta credito e chi interviene con umiltà, ma tutti, tutti i giorni, facciamo del "lobbismo" nella nostra piccola sfera privata. Non è giusto che qualcuno venga messo in piazza anche se è personaggio pubblico, non è giusto che si faccia sapere a tutti che quel signore ha un tumore al pancreas e quell'altro ha un problema con un figlio. Anche questo si legge nelle intercettazioni. I giornalisti che le pubblicano non si comportano da persone civili e trincerarsi dietro alla scusa che sono state depositate è infame. Scusate la crudezza. Ovviamente le colpe maggiori sono di chi le ordina e le deposita, quasi sempre in malafede. E una grave colpa è anche quella di chi ha tanto sproloquiato, ma non riesce a bloccare questo scandalo con una legge severa, anche nei confronti dei giornalisti. Questa non è libertà di stampa. Ps. Vi ricordate che il giudice Woodcock voleva arrestare il cardinal Giordano con l’accusa di usura? Non vi basta?

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