Delitto Milano, non si strumentalizzi

Contro il grave delitto di Milano servono rispetto per le vittime e serie indagini. Chi strumentalizza l'emotività ostacola un serio e ponderato dibattito in tema di immigrazione.

11/05/2013
La neoministra per l'Integrazione Cecile Kyenge. (Ansa).
La neoministra per l'Integrazione Cecile Kyenge. (Ansa).

L’onda emotiva, inevitabile, che segue allo sconcertante episodio di violenza cieca, probabilmente folle, che è costatata la vita a una persona e gravi ferite ad altre quattro stamattina a Milano non è né il tempo né il luogo adatto per aprire una seria riflessione sulle politiche per l’immigrazione.


In questo momento servono rispetto per le vittime e una seria indagine sul delitto. Solo con delle risposte chiare, che non possono venire in poche ore, si può infatti ragionare di dove si sia, eventualmente, sbagliato, magari in termini di prevenzione o di repressione. Comunque sia andata non possiamo imputare, come qualcuno strumentalmente prova a fare, la responsabilità politica – ammesso che responsabilità politica ci sia – a una ministra entrata in carica una settimana fa, quand’anche favorevole all’estensione del diritto di cittadinanza ai bambini nati in Italia  da genitori stranieri. Semmai, se proprio di responsabilità politica si deve parlare, si deve ammettere che in questo caso la cosiddetta legge Bossi/Fini al momento in vigore non ha ottenuto l’effetto deterrente-repressivo, sperato  da chi l’ha proposta e sostenuta. 

Non solo perché la neoministra ha avuto appena il tempo di esprimere un’opinione e di incassare una serie di insulti beceri da parte di chi non digerisce le sue idee o la sua pelle, non certo di agire, in una settimana, sulle politiche dell’integrazione, ma anche perché, evidentemente, la storia di un bambino nato in Italia, da genitori stranieri non ha nulla in comune con quella di un clandestino con precedenti penali che ferisce e uccide persone in strada apparentemente a caso. Non più di quanto  abbia in comune un qualunque bambino italiano con un assassino italiano.

Chiunque cerchi di accomunare queste realtà in un solo calderone, agitando la paura del diverso, compie una strumentalizzazione. Tutto il contrario di quanto servirebbe per innescare, come invece sarebbe importante, un dibattito serio, intelligente e adeguatamente ponderato in tema di immigrazione, integrazione e cittadinanza. 

Elisa Chiari
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Postato da Vangadizza il 11/05/2013 20:30

Personalmente non trovo giusto concedere la cittadinanza ai bambini figli di stranieri che nascono qui da noi,non mi sembra che nessuna nazione europea preveda questo perché allora si dovrebbe fare in Italia?

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