Argentina, la fine di un'epoca

Con la morte di Nestor Kirchner, ex presidente e marito dell'attuale capo di Stato Cristina Fernández, per il Paese latinoamericano si apre un futuro politico carico di incertezze.

29/10/2010
Alcuni argentini mostrano un poster di Nestor e Cristina Kirchner.
Alcuni argentini mostrano un poster di Nestor e Cristina Kirchner.

    Dietro un grande uomo, c'è sempre una grande donna. In questo caso, il detto si era ribaltato: dietro Cristina Fernández, la presidenta d'Argentina, c'era suo marito, Nestor Kirchner, l'uomo forte d'Argentina, peronista progressista, che l'aveva preceduta alla guida del Paese latinoamericano (dal 2003 al 2007) e che, se fosse rimasto in vita, molto probabilmente si sarebbe ripresentato per un nuovo mandato alle elezioni del 2011.

    Ma l'Argentina, adesso, piange con commozione la scomparsa di questo leader forte e carismatico, che aveva guidato il Paese nella delicata fase della risalita dopo la disastrosa crisi economica del 2001, e aveva preso saldamente nelle sue mani l'eredità del peronismo, tanto da aver dato vita a una stagione politica chiamata  "kirchnerismo". Fortemente attivo sul fronte dei diritti umani, Nestor Kirchner aveva riaperto i processi giudiziari per i crimini commessi dalla dittatura, dando agli argentini la possibilità di fare definitivamente i conti con le ombre nefaste di un passato recente di violenza e di abusi.

    Il carisma di cui Kirchner godeva non sempre gli è stato favorevole: i suoi avversari lo accusarono spesso di tendenze all' autoritaritarismo, soprattutto dopo che, nel 2007, la moglie Cristina salì al soglio presidenziale e lui venne eletto presidente del Partito giustizialista (peronista). Di fatto, dietro ogni decisione di Cristina c'era lui, Nestor, a muovere i fili. La sua presenza dietro le quinte è rimasta sempre forte, fino a diventare ingombrante. In molti hanno duramente criticato il suo tentativo di controllare i mezzi di informazione, quando lanciò una battaglia contro l'importante quotidiano nazionale El Clarín (e l'omonimo Gruppo editoriale, uno dei più vasti del Sud America), che aveva dedicato ampio spazio a resoconti dettagliati su episodi di corruzione da parte dell'amministrazione, su abusi di potere e sulla gravità della crisi energetica nel Paese.
 
    Dal punto di vista economico, Nestor Kirchner è stato il responsabile dell'uscita dalla crisi dell'Argentina: con lui l'economia ha cominciato a crescere a un ritmo annuale dell'8%, con punte al 10%, e la disoccupazione è diminuita in modo considerevole. Vasti strati della popolazione sono stati beneficiati dai meccanismi di protezione sociale da lui voluti, come l'aumento delle pensioni. In campo internazionale, Kirchner (e poi sua moglie) si è affiancato agli altri leader sudamericani di sinistra, come il venezuelano Chávez e il boliviano Evo Morales, adottando una linea severa e critica nei confronti degli Stati Uniti di George Bush.

    Ma adesso, con la sua scomparsa, per l'Argentina si apre una fase di profonda incertezza, la probabile fine dell'epoca del "kirchnerismo". Senza il potente consorte alle spalle, Cristina deve decidere cosa fare nel 2011: se ripresentarsi lei stessa alle elezioni, consapevole tuttavia di essere ora in una posizione di debolezza, o lasciare il passo a un altro membro del Partito giustizialista. E fra i peronisti di sinistra all'interno del Partito giustizialista già qualche tempo fa, prima della morte dell'ex capo di Stato, avevano cominciato a ventilare il nome di un possibile successore alla presidenza il primo anno: Daniel Scioli, attuale governatore della potente provincia di Buenos Aires e già vicepresidente durante il mandato di Nestor Kirchner.

    Nel 2007, quando venne eletta, Cristina, politica con un passato di avvocato al fianco del marito, era stata accolta con grande entusiasmo e anche molto idealismo: era la prima donna presidente in Argentina, dopo la breve e pallida esperienza presidenziale (1974-76) di Isabelita Perón, moglie di Juan Domingo Perón, quando lui morì (lei era sua vice-presidente). E più che richiamare la leggenda di Evita Perón - confronto che non avrebbe peraltro avuto alcuna sostanza -, in molti la definirono la Hillary Clinton dell'America latina (come lei avvocato e come lei consorte di un marito presidente molto carismatico). Ma già pochi mesi dopo l'inizio del suo mandato, per la presidenta sono cominciati i guai: il tentativo di aumentare le tasse sulle esportazioni agricole nel 2008 - in coincidenza con il crollo dei prezzi delle materie prime - le hanno messo duramente contro la popolazione degli agricoltori creando un serio conflitto sociale. Da lì, i problemi sono continuati. E fra un anno la parabola di Cristina, la terza presidenta democraticamente eletta in America latina, potrebbe arrivare alla sua conclusione.
 

Giulia Cerqueti
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