E Bossi evoca le elezioni anticipate

Dietro il contrasto tra Berlusconi e Fini due modi di intendere la destra ma soprattutto un dissidio insanabile tra Nord e Sud.

23/04/2010
Umberto Bossi e Gianfranco Fini
Umberto Bossi e Gianfranco Fini

«Siamo davanti a un crollo verticale del governo e probabilmente di un’alleanza, quella di Pdl e Lega». Fa la voce grossa Umberto Bossi, apostrofando l’ex alleato Gianfranco Fini come «invidioso e rancoroso per le nostre ripetute vittorie». «Io sono per la mediazione, certo, ma la gente del Nord, i leghisti, sono arrabbiatissimi, è un vero bombardamento di persone che non ne possono più di rinvii e tentennamenti» ha precisato il leader del Carroccio. «Noi vogliamo fare le riforme, i miei vogliono le riforme e io devo interpretare le richieste della base, della gente che è stufa».

Dopo la rissa in casa Pdl tra Berlusconi e Fini ecco la voce tonante del “terzo incomodo” a decretare il de profundis di questa alleanza di governo. E’ evidente che non si potrà andare avanti così.  Dietro il dissidio c’è un nodo ideologico e territoriale, che prima o poi doveva arrivare al pettine: la tenuta tra una componente nordista, venato ormai da profonde tendenze non solo xenofobe ma anche antimeridionaliste (vedi la decisione del ministro Gelmini di istituire graduatorie regionali per non far salire al Nord i professori del Sud, un’idea fortemente voluta dalla Lega) e una meridionalista, stufa per queste pulsioni ma soprattutto preoccupata dalle minacce di una redistribuzione delle tasse che vedrebbe il Mezzogiorno fortemente penalizzato.

E naturalmente due diverse interpretazioni della destra: quella di Berlusconi e quella di Fini. Bossi e Berlusconi premono per l’espulsione dal Pdl del numero uno di Montecitorio, difeso internamemte da pochi fedelissimi, culturalmente dalla roccaforte culturale della fondazione Fare Futuro e da una buona intesa col Quirinale. Il Cavaliere non vuole farsi logorare da una corrente interna che ha già messo a nudo la mancanza di armonia all’interno dell’ex “partito dell’amore”. La via  di uscita delle elezioni anticipate non è un’ipotesi remota. Anche se non è facoltà del presidente del Consiglio sciogliere le Camere, ma del capo dello Stato.  Si vedrà tra poco alla conta dei voti della maggioranza, l’effettiva consistenza dei ribelli finiani. Di certo ci aspettano giorni molto convulsi.    

Francesco Anfossi
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Postato da ritacarla il 25/04/2010 23:10

Il presidente Berlusconi ha la concretezza brianzola, è molto attivo, purtroppo è frenato da correnti avversarie. La lega è altrettanto realista non usa mezzi termini e va diretta al punto! Fini è un politico, e la teoria non paga senza risolvere i problemi reali. I politici inutili ce ne sono tanti e pesano sulle nostre spalle!!!!!!!!!

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