È il ciclismo, che bellezza

Vincenzo Nibali ha vinto la Vuelta nell'indifferenza del pubblico italiano. Sembra quasi che questo sport evochi un’Italia povera, che qualcuno vorrebbe non esistesse più.

20/09/2010
Vincenzo Nibali  in un'immagine di quando aveva 17 anni, a Messina.
Vincenzo Nibali in un'immagine di quando aveva 17 anni, a Messina.

Vincenzo Nibali, siciliano di Messina, non ancora 26 anni, nel palmarès alcuni successi di media caratura e tanti promettenti piazzamenti, è il quinto ciclista italiano vincitore del Giro di Spagna, meglio noto come Vuelta. Prima di lui Angelo Conterno 1956, Felice Gimondi 1968, Giovanbattista Battaglin 1981 e Marco Giovannetti 1990.

    Conterno vinse senza saperlo, aveva la febbre alta, pedalò come un automa, assistito e anche spinto dai compagni, per tutta l’ultima tappa, si rese bene conto soltanto il giorno dopo di cosa aveva fatto. Nibali rischia che gli italiani non sappiano del suo successo, in una corsa dal tracciato durissimo, sulle strade del ciclismo iberico attualmente il più forte del mondo, in una Spagna che nello sport, sta vincendo tutto, o almeno di tutto.

    Nibali ha conquistato la maglia rossa, il colore nuovo per il leader, prima era giallo-oro simile a quella del Tour de France, la novità è un omaggio ai calciatori spagnoli “furie rosse” campioni del mondo e se si vuole anche al pilota Fernando Alonso rosso Ferrari. Il più “sudista” degli italiani da superfatiche (ha “staccato”Danilo Di Luca, abruzzese in rosa) si affianca a Basso per la nostra doppietta nelle grandi corse a tappe 2010: il Giro d’Italia, dove lui Nibali fu terzo alla fine, gregario di Ivan su quelle strade veramente “il terribile”, e adesso quello di Spagna.

    Vero che lo spagnolo Alberto Contador ha dominato il Tour ed è senz’altro il più forte di tutti per queste corse di più giorni, ma insomma non stiamo così male come l’indifferenza, per non dire l’insofferenza, del nostro pubblico, almeno nelle grandi smagatissime città, verso il ciclismo potrebbe anche far credere.

    E’ un problema di psicosociologia: sembra quasi che il ciclismo evochi un’Italia povera che qualcuno vorrebbe che non esistesse più. Il ciclismo che sa di sporco, di sudore, di polvere, insomma di fatica. E che distribuisce in media paghe da operaio specializzato, niente di meglio. E che non minaccia scioperi. E che si dopa, e che è così stupido o almeno ingenuo da esporsi ai controlli, mentre altrove i campioni si dopano eccome ma l’antidoping è una burla, e la cocaina comunque è così “trendy” che quasi la si accetta.

    Il 3 ottobre la squadra azzurra dei ciclisti professionisti, agli ordini di Paolo Bettini due volte mondiale, corre per la maglia iridata a Melbourne, Australia. Nibali è forte dovunque, ma non è superspecialista di niente. Forse farà il gregario, non si sa ancora di chi. E accetterà senza problemi. E’ il ciclismo, che bellezza.

Gian Paolo Ormezzano
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

I vostri commenti

Commenta

Per poter scrivere un'opinione è necessario effettuare il login

Se non sei registrato clicca qui

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati