24/09/2012
Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia (Ansa).
Non condivido assolutamente la recente dichiarazione del Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, sulla necessità di consentire l’adozione anche a coppie di genitori omosessuali, anche se in essa è possibile distinguere “buone intenzioni”, purtroppo mescolate a “errori di prospettiva”.
In positivo non si può non riconoscere l’urgenza di dover difendere e accogliere i bambini abbandonati, in tutto il mondo. Un’emergenza gravissima, che troppo spesso viene dimenticata. Il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia va custodito e difeso con forza e tenacia: è una responsabilità di tutti, e interpella anche ogni famiglia, sfidata all’accoglienza nelle sue forme più varie, fino all’adozione internazionale. Ma proprio per questo l’idea che “qualunque condizione familiare” vada bene appare assolutamente improvvida e dannosa, soprattutto per i bambini abbandonati. Proprio per il carico di dolore, di sofferenza e di “bisogno” che questi bambini portano, occorre offrire loro l’accoglienza di una coppia genitoriale fondata sulla diversità sessuale, diversità insostituibile per offrire un armonica crescita ad ogni bambino.
Il bambino riconosce se stesso e il proprio futuro rispecchiandosi e relazionandosi al maschile e al femminile di una madre e di un padre, biologici o adottivi. Senza questa diversità sessuale, ricomposta nell’amore tra i genitori, il benessere del bambino è messo a rischio, come dimostra la stragrande maggioranza dei dati raccolti dalla più credibile letteratura psico-sociale a livello internazionale. Lo sanno bene anche le coppie che iniziano l’iter adottivo, anche nel nostro Paese, che sono “radiografate” da servizi sociali che giustamente cercano di verificare l’adeguatezza genitoriale all’adozione, proprio perché a bambini già duramente provati dalla vita occorre dare “speciali condizioni” di protezione.
Banalizzare la oggettiva differenza di una coppia genitoriale omosessuale rispetto ad una coppia eterosessuale è quindi un grave errore, che spesso appare ispirato alla difesa di un malinteso ed inesistente diritto dell’adulto ad avere un figlio – in questo caso di una coppia omosessuale -, anziché alla tutela e protezione dell’interesse superiore del minore, e al suo diritto, questo sì da tutelare, di vivere sperimentando la protezione dei genitori, naturali o adottivi che siano. Non usiamo i bambini per difendere i diritti degli adulti, o per favorire nel dibattito politico aggregazioni e schieramenti: confrontiamoci piuttosto con i loro bisogni più radicali, e con la ricerca delle soluzioni più appropriate, senza ideologie, ma mettendo al centro il bene del minore, e in particolare il suo diritto a relazioni genitoriali complete.
Francesco Belletti