Egitto, incubo guerra civile

Per tutta la giornata voci di dimissioni del presidente Mubarak, che però ha annunciato di voler rimanere al suo posto. La tensione è altissima, all'esercito le chiavi del potere.

10/02/2011

Mubarak non se ne va. Dopo una giornata di attesa e tensione  il presidente egiziano ha rivolto un discorso alla nazione quando ormai in Egitto erano le 23. Terreo e smagrito, Mubarak non ha dato l'annuncio sperato dalla folla, anche se ha spiegato che ci sarà un passaggio di poteri al vicepresidente Omar Suleiman. Vuole essere ancora lui, il rais,  a gestire la transizione verso la democrazia, non accetta pressioni straniere(Obama ha detto che la storia in Egitto sta marciando)  e comunque non si ricandiderà per le elezioni presidenziali di settembre.

Prolisso e retorico, Mubarak ha spiegato che il sangue delle vittime della rivolta non sarà sprecato perché è pronto ad ascoltare la voce della protesta. Ha annunciato modifiche costituzionali che porteranno al superamento dello stato di emergenza e ha promesso di punire i colpevoli della repressione. Le parole  di Mubarak sono state accolte da un boato di delusione dalle decine di migliaia di persone che per tutta la giornata hanno occupato piazza Tahrir (piazza della liberazione, in arabo), il luogo che da diciassette giorni rappresenta il cuore della rivolta contro il regime.

Molti hanno gridato: vattene! Nella piazza l'atmosfera è stata elettrica per ore, anche a causa della girandola di notizie, spesso contraddittorie, che si sono succedute dalla mattina fino a sera:Mubarak se ne va, no resiste. E' ancora al Cairo, no è già fuggito dalla capitale e si trova nella residenza di Sharm el Sheik oppure all'estero. A un certo punto si era sparsa anche la voce (diffusa dai Fratelli Musulmani) di un colpo di Stato dall'esercito. Solo nel tardo pomeriggio è arrivata la notizia che Mubarak si sarebbe rivolto alla nazione con un discorso televisivo. L'esercito,come previsto, rimane la chiave di volta del potere in Egitto. D'altra parte dopo la caduta della monarchia con la rivolta dei “liberi ufficiali” nel 1952, i presidenti egiziani (Nasser, Sadat e Mubarak) sono sempre venuti dalle forze armate.

Durante la giornata il Consiglio superiore delle forze armate, presieduto dal ministro della difesa Tantawi e non, come sempre accadce da Mubarak, ha annunciato di “aver avviato le misure necessarie per proteggere la nazione e sostenere le legittime richieste del popolo”. In seguito il capo di Stato maggiore Sami Eman si è presentato alla folla di piazza Tahrir per annunciare che “tutte le vostre richieste verranno soddisfatte stanotte”. Ma l'unica richiesta della piazza sono le dimissioni immediate di Mubarak. E lui invece resta aggrappato alla poltrona sulla quale siede da trent'anni. La tensione al Cairo e in tutto l'Egitto resta altissima.

Roberto Zichittella
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